Milano - "Non credo che la mobilità di per sé sia un valore, penso che in strutture sociali come la nostra il posto fisso è la base su cui organizzare il tuo progetto di vita e la famiglia". Lo ha detto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, chiudendo i lavori di un convegno organizzato dalla Bpm. "La variabilità del posto di lavoro, l’incertezza, la mutabilità - ha aggiunto il ministro - per alcuni sono un valore in sé, per me onestamente no".
Brunetta boccia l'idea A prendere subito le distanze è Renato Brunetta, ministro della Funzione pubblica: "Tremonti vorrebbe una nuova società dei salariati, solo che questa non risponde alle esigenze di flessibilità che pone il sistema. La sua è una soluzione del Novecento che non va più bene in questo secolo, non si può tornare indietro. Non risolve i problemi. Bisogna cambiare occhiali per capire come è fatto il nuovo mondo. Non si deve aver paura".
Esultano i sindacati "Chiedete un commento a Confindustria". Questa la risposta del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. Il ministro dell’Economia è "come se fosse iscritto alla Uil". Lo sostiene il segretario generale dell’organizzazione Luigi Angeletti che ha commentato in questo modo le affermazioni di Tremonti. "È come se fosse un nostro iscritto - ha spiegato - non so se gli farà piacere, ma è così". Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, è d’accordo: "Le parole di Tremonti sull’esigenza di avere posti di lavoro stabili - afferma Bonanni - sono sicuramente condivisibili. È un obiettivo che inseguiamo anche noi. Oggi il problema è superare l’idea distorta di flessibilità. Chi è precario o flessibile deve essere pagato di più e avere più tutele e garanzie degli altri".
Difesa della Carta La Costituzione è "ancora molto valida per la parte dei principi" e un ritorno allo spirito originario può portare "a concrete e non poco remote applicazioni". È quanto sostiene Tremonti nel suo intervento di chiusura dei lavori del convegno sulla partecipazione dei lavoratori nelle imprese organizzato dagli Amici della Bpm. "Nella nostra Costituzione - ha argomentato il ministro - che considero ancora molto valida per la parte dei principi, c’è il confronto tra le tre diverse culture chiave che animarono lo spirito di quel tempo: quella cattolica, quella comunista e quella liberale". Tremonti ha poi indicato l’articolo sulla "proprietà industriale" come "la sintesi delle tre diverse visioni". Il ministro ha proseguito spiegando che "a parte alcuni passaggi che possono sembrare un po' ingenui, come quando si parla ancora di carbone, ce n’è uno fondamentale ossia che la repubblica tutela e regola il risparmio e favorisce l’accesso alla proprietà dell’azionariato popolare dei grandi complessi produttivi del Paese". L’evoluzione delle cose, secondo Tremonti, ha fatto sì che "la Costituzione non sia stata pienamente applicati" in quanto "c’è stata una rotazione rispetto ai principi formulati allora che ha portato a un grande favore per i titoli di debito sfavorendo quelli di proprietà".
Un fatto che ha portato al "controllo del sistema bancario sulla grande proprietà industriale". Il ministro ha concluso il suo ragionamento affermando che "un ritorno alla Costituzione attraverso queste riflessioni ci può portare a concrete e non poco remote applicazioni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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