Smart working addio. Ecco le tappe da qui a fine anno

Il 30 giugno scadrà la possibilità di smart working anche per le uniche categorie che oggi usufruiscono di questa possibilità: ecco cosa può cambiare in caso di proroga

Smart working addio. Ecco le tappe da qui a fine anno
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La fine della pandemia decreterà, a breve, anche il termine dello smart working a meno di possibile proroghe soltanto per una determinata categoria di lavoratori, quelli che attualmente usufruiscono della misura e cioé i lavoratori dipendenti del settore privato che hanno almeno un figlio minore di 14 anni e i fragili. Secondo quanto si può leggere sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il prossimo 30 giugno si avrà la naturale scadenza della possibilità di lavorare da casa a meno di accordi individuali con il datore di lavoro.

Cosa può cambiare

Il Movimento Cinque Stelle tramite il suo capogruppo in Commissione Lavoro, Orfeo Mazzella, ha però chiesto una proroga (per il pubblico e il privato) che possa essere estesa fino alla fine del 2023 e il prossimo martedì 13 giugno si avrà la votazione al Senato per l'approvazione o meno. Ma quali sarebbero i costi che dovrebbe sostenere il governo? All'incirca tra 16 e 18 milioni di euro secondo le stime del Corriere. Il motivo è presto detto: da casa non si possono eseguire le stesse manzioni di quando si è in presenza con numerosi datori di lavoro costretti a dover rimpiazzare la risorsa assumendo un'altra figura.

Come abbiamo visto sul Giornale, con la pandemia alle spalle come, proprio un mese fa, ha dichiarato l'Oms (era il 5 maggio), la situazione è già tornata all'era pre-Covid nella stragrande maggioranza dei casi. Senza proroga, in questo modo, dal 1° luglio anche le due categorie sopra menzionate tornerebbero a lavorare obbligatoriamente in presenza accordi aziendali a parte. La situazione non cambia nemmeno quando si parla di "lavoratori fragili", ossia quelle persone con patologie particolari e in possesso di un certificato medico che comprova i rischi del lavoro in ufficio o comunque fuori da casa: tra questi rientrano anche coloro i quali sono affetti da disabilità grave.

Il ministero spiega che il lavoro agile "è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell'attività lavorativa". Il lavoro quotidiano viene eseguito "in parte all'interno dei locali aziendali e in parte all'esterno, senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell'orario di lavoro giornaliero e settimanale derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva (art. 18, comma 1)".

"Diritto alla disconnessione"

"Con il lavoro da remoto, che è stato una risorsa durante la pandemia, si perde la socialità del lavoro.

In Europa oggi si sta discutendo sul right to disconnect perché il lavoro da casa potrebbe andare anche oltre l'orario concordato", ha dichiarato la presidente della Corte Costituzionale, Silvana Sciarra, al Festival dell'Economica, sottolineando che le soluzioni di lavoro ibride "siano facilmente controllabili da parte del datore di lavoro con un controllo che rischia però di essere invasivo limitando la vita privata del dipendente. Bisogna riuscire a trovare un equilibrio".

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