È la Gianfranco Fini spa. L’impero di famiglia,intesa come Fini trattino Tulliani, perché il destino del co- fondatore del Pdl è strettamente legato a quello di Elisabetta, la sua compagna, e del fratello Giancarlo. La Fini spa,l’aziendina di famiglia, per usare il linguaggio di Silvio Berlusconi, è in realtà una potente lobby con interessi che spaziano dagli immobili - quelli dei Tulliani ma soprattutto le case di An - al mondo editoriale, con la presenza del Secolo d’Italia , e alla Rai dove la famiglia Tulliani aveva messopiede stipulando alcuni sontuosi contratti. Un’aziendina, che se si sommano pazientemente tutte le voci e si conteggiano ancheisoldi del finanziamento pubblico, vale a spanne almeno 500 milioni di euro. Cifre di tutto rispetto, ancora più importanti nel momento in cui Futuro e libertà prende il largo e taglia i ponti, tutti i ponti, con il Pdl.
Il patrimonio immobiliare di An
Si tratta di un grappolo di 70 immobili, fra cui la storica sede di Via della Scrofa a Roma, raggruppati in due società: Immobiliare Nuova Mancini srl e Italimmobiliare srl. L’amministratore unico è Donato Lamorte, fedelissimo di Fini. Il valore? Fra i 300 e i 400 milioni di euro, secondo stime approssimative. Insomma, il mattone dà carburante sufficiente per far viaggiare il convoglio, appena partito, di Futuro e libertà. L’obiettivo di Lamorte è creare una fondazione entro l’anno prossimo. Intanto si può registrare l’avanzo di gestione: al 31 dicembre 2008 è stato pari a 10 milioni 333.573 euro. Numero cui vanno aggiunti quelli del finanziamento pubblico: un quarto di quelli incassati dal Pdl, ovvero 160 milioni e spiccioli nel 2006 e ben 174 milioni nel 2008. Dunque, i finiani hanno incamerato in due tranche 82 milioni e seicentomila euro.
Il patrimonio dei Tulliani
Il pasticcio della casa di Montecarlo insegna che c’è un legame, con il sistema dei vasi comunicanti, fra il patrimonio del partito e quello nella disponibilità dei Tulliani. L’appartamento di boulevard Princesse Charlotte arriva al partito dall’eredità della contessa Anna Maria Colleoni e oggi è abitato, con un contratto d’affitto di cui non si riesce a conoscere l’importo, da Giancarlo Tulliani. Ma in fondo, per quanto strategico, e nel Principato anche un centimetro quadrato vale oro, il quartierino monegasco è solo un pezzetto del tesoretto dei Tulliani. Il quartier generale della coppia Giancarlo-Elisabetta è in un complesso residenziale nel quartiere di Val Cannuta a Roma, in via Conforti. Qui fra il ’98 e il 2010 Elisabetta e il fratello hanno comprato cinque appartamenti, otto garage, cinque soffitte, un villino con annessa piccola autorimessa. Niente male per i fratelli che fino al ’98, dodici anni fa, in via Conforti non avevano nulla. Ma l’elenco dei beni non finisce in via Conforti. E comprende alcuni terreni, come quello che si estende per 2,5 ettari a Casaprota, in provincia di Rieti, e un altro a Capranica Prenestina, leggermente più piccolo. E poi altri appartamenti, come l’attico di via Sardegna, box, posti auto e macchine di prestigio: per la precisione due Porsche, un’Audi, una Minimorris, una Mercedes, tutte acquistate in un autosalone della via Appia e intestate a Elisabetta. E tele a firma di maestri del Novecento come Guttuso, De Chirico e Campigli. L’elenco minuzioso di questi beni - in parte sovrapponibili a quelli di vai Conforti - non viene dai Tulliani, come al solito abbottonati, ma da Luciano Gaucci, l’ex fidanzato di Elisabetta, che sostiene di averli intestati alla famiglia della fidanzata «per salvaguardare parzialmente il proprio patrimonio» prima della bufera giudiziaria che ha investito l’ex patron del Perugia. Gaucci chiede la restituzione di case, box e auto, i Tulliani sostengono di aver comprato da altri, Gaucci risponde di aver dato loro 3,1 miliardi di lire cash. Oltre a metà della famosa vincita azzeccata al Superenalotto. I giudici stanno studiando gli incartamenti e cercano di capire se all’origine delle fortune dei Tulliani ci sia un peccato originale. Certo se il patrimonio di An vale almeno 300 milioni di euro, quello dei Tulliani, per quanto minato da Gaucci, dovrebbe superare i 20 milioni di euro. In ogni caso, i Tulliani al gran completo, padre, madre e figli, sono presenti nello stato di famiglia di Gianfranco Fini.
Viale Mazzini
La famiglia Tulliani si è data da fare nell’immobiliare ma era sbarcata pure in Rai. La signora Francesca Frau, la mamma di Giancarlo ed Elisabetta, nel 2009 aveva realizzato con la At media un exploit spuntando un contratto da 1,5 milioni per uno spazio all’interno del programma Festa
italiana . Il clamore della Tulliani story non le ha giovato e il contratto non è stato rinnovato. Anche Giancarlo ha provato a sbarcare in Rai, ma senza troppa fortuna. Il suo programma Italian Fan Club Music Awards si è fermato al 6 ,8 per cento di share. E la carriera televisiva si è inceppata allo stesso punto. Naturalmente, alcuni amici di Fini sono presenti in Rai: fra gli altri Gabriella Buontempo, la moglie di Italo Bocchino, con la Goodtime enterprise, e il deputato Luca Barbareschi, attraverso la Casanova multimedia.
La sanità
Se oggi si parla dell’appartamento di Montecarlo e dei contratti Rai della signora Frau, il capitolo sanità rimanda al passato prossimo e precisamente al 2007. La moglie, ormai separata, di Fini Daniela Di Sotto viene convocata in Procura per l’accreditamento lampo concesso, nel 2005, dalla giunta Storace alla Panigea Poliambulatorio Cave. Si tratta di un centro diagnostico che ha fra i suoi soci forti proprio la Di Sotto e con lei Francesco Proietti Cosimi, ex segretario di Fini e oggi deputato di Futuro e libertà, e Patrizia Pescatori, moglie del fratello del leader di An Massimo Fini che, fra parentesi, della Panigea è stato direttore sanitario. In un’intercettazione, disposta da Henry John Woodcock e poi trasmessa alla magistratura romana, Daniela Di Sotto racconta a Proietti Cosimi di aver ottenuto in soli sette giorni l’accreditamento per la risonanza e la tac. Un record.
Il Secolo d’Italia
Il giornale diretto da Flavia Perina, finiana di ferro, è gestito da una srl ma è controllato da An con una quota due partecipazione del 97 per cento. Nel 2008 ha incassato oltre 1,5 milioni di euro come giornale del Pdl. Qualche giorno fa, la Perina ha deciso una volta per tutte il divorzio dal Pdl. Anche il matrimonio di carta è finito. E il finanziamento?
Il gioco d’azzardo
C’è un legame, per quanto esile, fra gli interessi della lobby finiana e i Caraibi. Qui ha sede la Atlantis World Group di James Walfenzao, società fortissima nel gioco d’azzardo e presente in Italia nei business delle slot machine e dei videopoker attraverso la controllata Bplus.
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