Lemaitre chiude il cerchio come un serpente

Pierre Lemaitre è nato a Parigi nel 1951. È celebre per i suoi noir e ha anche vinto il prestigioso Premio Goncourt per "Ci rivediamo lassù". "Il serpente maiuscolo" è il suo primo libro, pubblicato ora da Mondadori

Lemaitre chiude il cerchio come un serpente

Quando nel 1985 Pierre Lemaitre portò a termine il suo noir Il serpente maiuscolo (che ora viene per la prima volta edito in Italia da Mondadori) non lo sottopose alla lettura di nessun editore. Come racconta lui stesso nella premessa al romanzo: «Poco dopo averlo terminato, era iniziato un periodo difficile della mia vita. Chiusa quella parentesi, niente era stato più come prima. Quel romanzo era molto distante da me. È finito in un cassetto e da lì non è più uscito». Poi, tempo dopo, in occasione della stesura del saggio Il giallo secondo me lo scrittore francese ha ripreso in mano quel suo testo dimenticato: «Ho avuto qualche piacevole sorpresa. Il romanzo è piuttosto crepuscolare e sono rimasto stupito nell'accorgermi che molti temi, luoghi e personaggi che avrei sviluppato nel corso degli anni erano già presenti in quelle pagine... Rileggendolo ho trovato non pochi difetti... ma mi è sembrato più onesto consegnarlo ai lettori più o meno come era stato scritto. Ho solo sistemato qualche passaggio che rendeva difficile la comprensione... Spesso il romanzo noir è circolare: un anello narrativo che si richiude su se stesso. Per questo mi è sembrato logico pubblicare come ultimo noir... il primo che ho scritto».

E che lo stile di Lemaitre fosse già nel 1985 ben formato ce lo conferma la lettura di una storia ben congegnata, ben scritta, piena di colpi di scena e cattiva al punto giusto. Protagonista principale delle vicende è Mathilde Perrin, una donna sovrappeso che ha superato i sessantatré anni. Si capisce osservandola che è stata una bella donna e che nel tempo sembra avere trascurato volontariamente se stessa e indossato un'altra maschera per non risultare desiderabile. Vedova, vive in una villetta a Melun assieme al suo grosso dalmata Ludo. Guida la sua Renault 25 e non ama sudare, non ama le code, non ama lo stress, non ama il trucco che le cola, non ama i vestiti stropicciati. Vorrebbe che tutto fosse per lei programmabile perché questa donna a suo modo elegante e affascinante nasconde un segreto terribile. Da anni svolge in maniera precisa il ruolo di sicario per conto del Comandante. Il suo ex capo durante la Resistenza l'ha formata sul campo e ha scoperto il suo talento innato nell'uccidere. Ma Mathilde da un po' di tempo sembra non seguire più la sua routine, ha ripensamenti, vive esplosioni di rabbia e violenza, non è più attenta a fare ordine fra le armi che usa, addirittura non le nasconde più in casa ma le lascia alla portata di tutti. Comincia ad essere ossessionata dal vicino di casa che sembra spiarla e che lei pensa si sia permesso di tagliare la testa al suo cane.

Prima i suoi lavori erano puliti e senza sbavature, ora si lascia andare ai capricci e alle crudeltà gratuite, convinta che migliorino le sue prestazioni. E forse Mathilde potrebbe sfuggire all'attenzione degli inquirenti se sulle sue tracce non si mettesse il meticoloso ispettore Vassiliev, abituato a indagare con «la testa piena di serpenti», ai quali attribuisce particolari caratteristiche. Per lui la misteriosa assassina che sta mietendo vittime è un rettile astuto e forte, che si muove solo quando ha bisogno e che per il resto delle sue giornate resta acciambellato in attesa delle sue vittime. Un serpente maiuscolo dalle abitudini strane.

Solo il Comandante potrebbe fermare Mathilde ma non lo fa nemmeno lui, che conosce bene la bellezza di quella donna ma anche la sua crudeltà. L'ex combattente della Resistenza «non è tranquillo, nel suo mestiere la tranquillità è un biglietto per il cimitero, ma è anche sereno come lo è chi ha cercato di prepararsi a ogni eventualità».

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