Lo scorso 4 novembre, lo scrittore algerino Kamel Daoud ha vinto il Goncourt, il premio letterario più prestigioso di Francia, per il romanzo Houris, ambientato nell'Algeria della guerra civile degli anni '90, e ha commentato così: «Questo libro è nato perché sono in Francia. È un Paese che mi dà la libertà di scrivere. Non è facile parlare di guerra, ci vuole tempo, lutto e distanza. Questo è un libro che offre speranza». Al momento offre però soprattutto polemiche. C'è una accusa che arriva dall'Algeria, da parte di una vittima della guerra civile, secondo cui Daoud avrebbe rubato la sua storia personale, che aveva raccontato alla moglie dello scrittore, e sfruttato la sua sofferenza (le fu tagliata la gola e, oltre a tutti i suoi cari, perse le corde vocali); e c'è una contro accusa da parte dell'editore Gallimard, che ha denunciato una serie di «attacchi diffamatori» nei confronti dello scrittore, «oggetto di violente campagne diffamatorie orchestrate da alcuni media vicini a un regime la cui natura è ben nota».
La vicenda, raccontata dal quotidiano Le Monde, comincia con una intervista, andata in onda su una tv privata algerina il 15 novembre scorso, a Saada Arbane, unica sopravvissuta al massacro della sua famiglia nel 1990, quando aveva 6 anni. La donna ha detto di essersi riconosciuta nella protagonista del romanzo, Aube, la cui storia sarebbe basata su confidenze privatissime, fatte da Saada alla sua psichiatra nel 2015; psichiatra che è la moglie di Daoud e che avrebbe quindi violato il segreto professionale.
Per difendere Daoud è sceso in campo Antoine Gallimard, il presidente della casa editrice: «Sebbene Houris sia ispirato ai tragici eventi accaduti in Algeria durante la guerra civile degli anni '90, la sua trama, i suoi personaggi e la sua eroina sono puramente immaginari» ha detto.
Peraltro, Houris (che in Italia sarà pubblicato a maggio 2025 da La nave di Teseo) è proibito in Algeria e la scorsa settimana a Gallimard è stato vietato di presentare i suoi libri alla Fiera internazionale del libro di Algeri. Insomma, libertà di scrivere, ma anche minacce e divieti. E un antico dibattito, ovvero quanto uno scrittori «rubi» e quanto sia frutto della sua immaginazione e se questa distinzione abbia davvero un senso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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