C’è una convenzione storiografica che dipinge gli anni Cinquanta statunitensi come i cosiddetti “Quiet Fifties”: anni tranquilli in mezzo ad altri decenni turbolenti che hanno visto l’America coinvolta in guerre e sconvolgimenti sociali e razziali. Gli studi degli ultimi anni però mostrano come in realtà quella quiete fosse più che altro apparente e sotto una patina di immaginario da sogno promossa da Hollywood e dalle agenzie pubblicitarie di allora, fossero già presenti quei problemi pesanti che sarebbero emersi prepotentemente nel corso degli anni ’60.
Fuori dal dibattito tra gli storici però, c’è uno scrittore che sa condurre il lettore in queste problematiche, senza fermarsi davanti a nulla, facendoci scoprire cosa si celasse sotto quella patina ovattata: James Ellroy nel suo L.A. Confidential, recentemente ripubblicato da Einaudi, parte da un vero episodio di brutalità poliziesca: il cosiddetto Natale di Sangue del 1951, avvenuto il 25 dicembre proprio a Los Angeles, un pestaggio brutale di cinque uomini di origine messicana che portò a danni permanenti. Dietro a questo episodio, opportunamente modificato da Ellroy trasformando le vittime da messicane ad afroamericane, c’è un mondo dove l’autore ci conduce tracciando scenari torbidi, dove si intrecciano rapporti sconvenienti tra forze dell’ordine, sottobosco hollywoodiano e organizzazioni mafiose, dove all’epoca spiccavano Mickey Cohen e l’italo-americano Johnny Stompanato.
Un mondo dove si muovono i destini individuali dei protagonisti, semplici poliziotti con i loro traumi, le loro debolezze e in alcuni casi completamente corrotti dall’uso indiscriminato del potere. A sorvegliare l’attività di questi personaggi, figure come il giornalista Sid Hudgens, direttore del periodico scandalistico Hush-Hush, ispirato al vero Confidential, attivo fino al 1978 e spesso al centro di scandali per i suoi metodi al limite della legalità. Nel film non ci si spinge fino all’estremo come nel romanzo, dove lo sfruttamento della prostituzione che coinvolge anche una delle protagoniste, Lynn Bracken, una donna somigliante alla diva del cinema di allora Veronica Lake, assume tratti parossistici e grotteschi.
Quello che però è particolarmente coinvolgente e convincente è proprio il contrasto tra il bel mondo patinato del cinema e tutto ciò che si muoveva al di sotto. In quel milieu corrotto, ogni poliziotto presente nel libro decide di affrontarlo a modo suo, con abbondanti dosi di cinismo ad accomunare scelte molto diverse. Nonostante questo, l’immagine della polizia di Los Angeles riesce comunque a mantenersi salva e libera dagli scandali, grazie all’aiuto di una stampa compiacente, poco interessata a macchiare una delle forze del Bene in una California, quella degli anni ’50, che comincia a temere l’arrivo dei cosiddetti “narcotici” tra i giovani e preoccupata per il crescente mix razziale nelle strade che minaccia la tanto sospirata “sicurezza economica”.
Eppure, nella narrazione di Ellroy non c’è una salvezza possibile nella Babilonia del Grande Schermo, è possibile solo fuggire, tornare nelle viscere dell’America Profonda che con tutti i suoi limiti continua ad accogliere i suoi figli.
Nonostante la durezza di una narrazione che non risparmia nulla al lettore, le cinquecento pagine di Ellroy sembra che finiscano troppo presto e lasciano l’amaro in bocca perché si vorrebbero altri libri ambientati nella Città degli Angeli. Ma Ellroy, per nostra fortuna, li ha scritti, pur con altri personaggi. Che ci accompagnano in altre vicende ambientate in quella California scolpita nell’immaginario di intere generazioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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