Secondo lo studioso del complottismo americano Michael Barkun, la penetrazione nella cultura di massa della moderna idea del Nuovo ordine mondiale – ossia di una vasta cospirazione di potenti impegnati a tessere nell’ombra i destini del mondo – non si deve tanto all’opera di Pat Robertson e degli altri autori del filone apocalittico-complottista, ma a una sottocultura anch’essa tipicamente americana ma dotata di una straordinaria capacità di influenza sull’immaginario collettivo: quella ufologica. Pensiamo a un film iconico come Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977). Steven Spielberg, che al tema degli extraterrestri avrebbe successivamente dedicato anche un altro film come E.T. l’extraterrestre (1982), se n’era infatuato leggendo un libro di J. Allen Hynek, astronomo a lungo consulente dei gruppi d’indagine ufficiali sul fenomeno degli oggetti volanti non identificati (Ufo, Unidentified Flying Objects), The Ufo Experience: A Scientific Inquiry (1972), nel quale lo studioso introduceva la scala dei contatti utilizzata da Spielberg per dare il titolo al film: un incontro ravvicinato del terzo tipo indica non solo l’avvistamento di un Ufo (primo tipo) o un’osservazione degli effetti fisici tangibili da esso prodotti (secondo tipo), ma anche il contatto visivo con esseri animati connessi all’oggetto volante.
Incontri ravvicinati è una “summa” dell’immaginario ufologico: ci sono i dischi volanti con le luci colorate come alberi di Natale, i fenomeni fisici straordinari che avvengono al loro passaggio (blackout, bruciature sul volto, accensione automatica degli elettrodomestici di casa), i rapimenti di esseri umani (le abduction), la scomparsa – e successiva riapparizione – di aerei o navi in circostanze misteriose. Ma c’è, soprattutto, il complotto, o meglio il cover-up, termine con cui gli ufologi designano il presunto insabbiamento delle prove dell’esistenza degli extraterrestri da parte del governo degli Stati Uniti.
Nel film, funzionari del governo americano si dimostrano poco sorpresi dei fenomeni straordinari che si susseguono e che hanno per protagonisti persone comuni in buona parte del mondo. Ma si dimostrano anche molto solleciti nell’evitare che queste persone si intromettano nei loro tentativi di contatto. Quando Roy e altri cittadini che hanno visto i dischi volanti sfrecciare davanti a loro iniziano a fare domande, le autorità li invitano a un incontro pubblico in cui cercano di sminuire o ridicolizzare le loro asserzioni, e non devono nemmeno impegnarsi tanto: quando uno di loro inizia a raccontare del suo incontro con uno yeti, le telecamere della stampa subito si spostano su di lui e l’operazione di screditamento è compiuta.
Non basta: poiché molti di loro hanno un’insistente immagine nella testa che li spinge a cercare di raggiungere la Torre del Diavolo, una celebre montagna del Wyoming, dove i funzionari del governo si preparano a stabilire il primo contatto con gli extraterrestri, diventa necessario inventare la storia di un incidente ferroviario che ha diffuso gas nervino nell’aria per avviare un’evacuazione di massa e levarsi i seccatori di torno. Anche quando, imperterriti, i nostri believers riescono a raggiungere le pendici della montagna, elicotteri dell’esercito (i black elicopters, gli elicotteri neri che l’immaginario complotti- sta associa agli agenti del governo) cercano di dissuaderli disperdendo sostanze stordenti.
Il tema del cover-up sugli alieni ritornerà poi nella serie-cult degli anni Novanta X-Files, dove gli agenti speciali dell’Fbi Mulder e Scully, indagando su numerosi episodi inspiegabili che spesso hanno a che fare con gli Ufo, arrivano a scoprire l’esistenza di un vasto e diabolico complotto perpetrato da decenni da un’organizzazione che agisce nell’ombra, il Consorzio, in grado di manipolare gli avvenimenti mondiali e impegnato in una malvagia alleanza con gli alieni che prevede esperimenti su cavie umane.
In realtà, il cover-up e l’idea del complotto governativo non emersero immediatamente nella cultura ufologica. Anzi, nei primi anni l’ipotesi più accreditata riguardo agli Ufo, tanto dalle autorità quanto dall’opinione pubblica, era che si trattasse di tecnologie sperimentate dall’Unione Sovietica o, al più, da programmi top secret dell’Air Force. Ma, nel clima paranoico della Guerra fredda, non occorse molto tempo prima che questa idea trovasse il suo spazio all’interno del vasto mosaico delle teorie del complotto che andava formandosi. Uno spazio destinato a diventare di primissimo piano.
Il primo a parlare apertamente di cover-up fu un ex pilota militare, Donald Keyhoe, che aveva fatto carriera nel giornalismo dopo aver dismesso i gradi. Nel maggio 1949 la rivista «True» gli commissionò un’inchiesta sui “dischi volanti”, com’erano diventati noti nel gergo popolare gli oggetti volanti non identificati individuati a partire dal giugno 1947, quando, il 24 di quel mese, l’imprenditore e pilota amatoriale Ken- neth Arnold aveva osservato, dal suo aereo privato, una formazione di nove oggetti luccicanti che si muovevano in modo singolare intorno al monte Rainier, nello Stato di Washington.
Da allora gli avvistamenti erano diventati una moda. Arnold, che appena sceso a terra aveva riferito ciò che aveva visto alle autorità aeroportuali, non si accontentò della spiegazione che potesse trattarsi di razzi telecomandati, e fece una lunga relazione a un giornale locale, usando il termine saucer, il piattino delle tazze del caffè o (come il nome suggerisce) che si usa per portare in tavola le salse. Gli era infatti venuto in mente che quegli oggetti si muovevano come piattini lanciati sul pelo dell’acqua, che rimbalzano più volte sulla superficie. Il giornalista comunicò all’Associated Press che Arnold aveva avvistato dei flying saucers, dei dischi volanti. Nel solo 1947 se ne avvistarono oltre ottocento.
Nessuno sapeva cosa fossero. Arnold era convinto che si trattasse di armi sviluppate dai sovietici e credette suo dovere patriottico sollecitare indagini. Fu preso sul serio: l’Air Force aprì subito un’inchiesta su quegli avvistamenti e istituì, l’anno successivo, il progetto Sign. Keyhoe sapeva di quella commissione d’indagini e aveva gli agganci giusti al Pentagono per tirare fuori notizie di prima mano. Anche lui era convinto inizialmente che si trattasse di missili sovietici, oppure di velivoli sperimentali americani. Ma, intervistando addetti ai lavori, si convinse che le cose non stavano così. La verità era ben altra: i dischi volanti venivano dallo spazio, e il governo lo sapeva.
All’epoca si parlava ancora poco di viaggi nello spazio, argomento di pochi sognatori come il futuro padre del programma Apollo e già progettista dei razzi V2 nazisti Wernher von Braun. Ma storie come La guerra dei mondi (1897) di Herbert George Wells, che trattavano dell’arrivo degli alieni sul pianeta, erano note, non foss’altro per la celeberrima trasposizione radiofonica di Orson Welles che il 30 ottobre 1938 aveva spaventato l’intera America facendo credere che i marziani fossero sbarcati davvero con le peggiori intenzioni. Pare che ancora sei settimane dopo la messa in onda di quel programma si trovassero persone che vivevano nei boschi per sfuggire all’invasione extraterrestre.
Quel precedente poteva rappresentare un ottimo motivo perché il governo americano nascondesse le prove che i dischi volanti venissero, se non da Marte o da Venere (le conoscenze scientifiche più avanzate dell’epoca già ne mettevano in dubbio l’abitabilità), perlomeno da altre stelle.
C’erano stati, del resto, perlomeno due casi su cui le autorità non potevano tacere. Il primo era stato reso noto l’8 luglio 1947, appena due settimane dopo l’avvistamento di Arnold: il «Roswell Daily Record» ave- va annunciato che in un ranch nei pressi di Roswell, nel New Mexico, era stato rinvenuto un disco volante. Il proprietario aveva avvertito lo sceriffo della contea, che a sua volta aveva fatto intervenire l’Air Force, dato che a Roswell era di stanza il 590° stormo bombardieri. Il tenente Haught inizialmente aveva confermato ai giornalisti che si trattava davvero di un disco volante, ma poche ore dopo il comando dell’aeronautica militare del Texas procedette a smentire la dichiarazione, affermando che il ritrovamento consisteva in un pallone sonda. Chi aveva ragione?
Il secondo caso si era verificato il 7 gennaio 1948: il capitano Thomas Mantell era rimasto ucciso inseguendo un disco volante. Quel pomeriggio molte persone a Maysville, nel Kentucky, avevano avvistato un oggetto volante non identificato e avevano dato l’allarme. Dalla base aerea di Godman, a Fort Knox, si erano sollevati tre caccia P-51 per intercettarlo. Mantell ci era riuscito, annunciando alla base che si trattava di un oggetto enorme, che volava sopra di lui. Per cercare di raggiungerlo lo aveva inseguito salendo sempre più in alto finché il caccia non era precipitato a terra, disintegrandosi.
Era stata aperta
un’inchiesta e lo stesso progetto Sign fu chiamato a indagare. Si concluse che Mantell avesse preso il pianeta Venere per il disco volante e, nel tentativo di raggiungerlo, fosse salito troppo in quota, perdendo conoscenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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