Quando il mondo della "dark academia" si scontra con un omicidio misterioso

Torna in libreria "Teoria e pratica di ogni cosa", il romanzo di Marisha Pessl non ascrivibile a nessun genere canonico

Quando il mondo della "dark academia" si scontra con un omicidio misterioso

Teoria e pratica di ogni cosa è il romanzo d'esordio di Marisha Pessl che ora torna in libreria con una nuova veste grazie a Bompiani. Uscito per la prima volta nel 2006, Teoria e pratica di ogni cosa è un libro ibrido, una lettura che si ferma a metà strada tra il thriller e il romanzo di formazione. Il romanzo, infatti, si apre con la voce narrante che mette il lettore a conoscenza di una terribile morte che ha lasciato segni indelebili nella psiche della protagonista. Con questo salto in avanti immediato e spiazzante, la Pessl mette il lettore nella condizione di aspettarsi un thriller in piena regola, ma archiviato il prologo chi legge viene spinto brutalmente indietro, all'inizio della storia. Anzi, prima ancora che la storia abbia un vero inizio. Perché il racconto si annoda su se stesso e la voce della protagonista racconta di quel giorno apparentemente normale, che non aveva mostrato alcun segno di stranezza, in cui sua madre perde la vita in un incidente stradale. Ed è ancora una volta la morte l'elemento scatenante, quell'agente del caos che permette alla storia di avanzare.

Perché con la morte della madre la protagonista Blue si trova a vivere sotto l'ala protettiva del padre, un professore erudito e affascinante che viaggia attraverso gli Stati Uniti assumendo via via ruoli più prestigiosi. Sotto questa ombra amorevole, Blue cresce con una sete quasi insaziabile di cultura e letteratura, abituandosi a leggere i grandi classici sin dalla tenera età. Senza possibilità di stringere amicizie durature proprio per l'abitudine a cambiare spesso città per seguire l'ambizione del padre, Blue trova nelle pagine dei libri i fedeli compagni delle sue ore di solitudine, quella porta magica che la tiene lontana dalla tristezza.

Non è un caso, infatti, che Teoria e pratica di ogni cosa sia suddiviso per capitoli che ricalcano un corso di studi universitario in cui vengono elencate le letture obbligatorie. Per Blue le letture accademiche sono un porto sicuro, un rifugio che conosce bene e nel quale sa di poter essere se stessa. Tutto cambia quando nella strada di Blue e di suo padre Gareth fa il suo ingresso la misteriosa Hanna, un insegnante con un suo circolo di studenti preparatissimi e quasi aristocratici. Sarà Hanna a inseguire la presenza di Blue e a permetterle finalmente di stringere un'amicizia con dei coetanei e non solo coi personaggi dei libri. Ma Hanna muore violentemente e Blue si troverà a indagare sul passato della donna: e scavare per dare risposte alla morte di Hanna metterà la ragazza nella condizione di porsi tante domande anche su se stessa e su suo padre.

Proprio come avviene anche in Notte Americana, secondo romanzo dell'autrice, anche Teoria e pratica di ogni cosa è un romanzo che nasconde un serpeggiante senso di cupezza, una sensazione di triste predestinazione che accompagna ogni pagine. Il lettore non può fare a meno di andare avanti, anche se avverte spesso un senso di pesantezza nello stomaco che non sa riconoscere o ricondurre all'origine. Tuttavia, se in Notte Americana il ritmo era tale da non permettere quasi di staccare gli occhi dal libro, Teoria e pratica di ogni cosa mostra i limiti di un romanzo d'esordio che, per quanto straordinario, non è esente da difetti. Il più evidente dei quali è forse una ricerca troppo forsennata all'eccesso nella scrittura. L'apertura costante di parentesi, le digressioni così come alcune metafore che sfidano il senso logico mostrano il lato acerbo di questo esordio.

La scrittura a volte risulta ridondante e falsificata dal desiderio di rendere con precisione un certo snobismo insito negli ambienti accademici. Questo fa sì che il romanzo non possa essere affrontato con leggerezza, come se fosse una lettura di genere. La scrittura di Marisha Pessl è densa, al punto che quasi rischia di intrappolare il lettore in una lentezza che, per le prime trecento pagine, sembra non voler far accadere nulla. Ma questo ritmo pacato, lento e riflessivo è in realtà un aspetto voluto dall'autrice stessa, che crea un romanzo che non è etichettabile o di facile catalogazione. Teoria e pratica di ogni cosa è un thriller, un romanzo di formazione: ha delle eco da Dio di illusioni di Donna Tartt e del suo dark academia, è pieno zeppo di riferimenti e riflessioni che lo fanno apparire quasi un saggio ed è al tempo stesso anche un romanzo familiare.

La grandezza della Pessl, dunque, sta proprio nel fondere così tante anime in un libro che mantiene il suo fascino, ma che richiede al lettore uno sforzo maggiore per carpirne tutti i segreti e tutte le sinistre fascinazioni.

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