Vedere oltre il buio: una storia di perdita, resilienza e rinascita

Un giornalista perde la vista e affronta un viaggio interiore tra rifiuto e accettazione. Roma fa da sfondo a una rinascita fatta di odori, sfide e nuove consapevolezze, in un racconto intenso e toccante

Vedere oltre il buio: una storia di perdita, resilienza e rinascita
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“Forse essere disabili è un po’ come essere in una prigione. La differenza è che io posso evadere quando voglio: basta aprire la porta, mettersi in gioco". Questa, tra quelle contenute nel libro, è forse la frase che spiega meglio lo spirito resiliente del romanzo di Alessandro Forlani. Una caratteristica - questa della resilienza - che abita ogni pagina dell'opera. Il giornalista, scrittore e conduttore del programma "Radio anch’io" di Rai Radio 1, ha pubblicato il suo primo romanzo. "Il buio e altri colori" è uscito nel 2024 per Manni editore. Ha spunti autobiografici ma può insegnare a ricalibrare la propria vita a chiunque.

La trama origina in un punto preciso, un momento: quello in cui un giornalista, un inviato, perde la sua vista. Un cedimento che avviene nel corso di appena un anno. La prima reazione è il rifiuto. L'accettazione, che arriverà dopo, rettificherà quasi ogni atteggiamento. E porterà sorprese. Sullo sfondo c'è Roma, la Roma del Covid, un labirinto di ostacoli, un rebus senza soluzione. Il che, nel caso della capitale, vale sempre, ma in specie per le persone con disabilità.

Quelle costrette ad affrontare maggiori difficoltà logistiche e burocratiche in un luogo già nevrotico di suo. Dal trasporto pubblico alla burocrazia: Roma appare come una salita senza vetta. "Arrabbiato con la vita, col suo lavoro e con la gente, il protagonista si sente perseguitato da tre strani odori, che avverte di continuo intorno a sé. Quei profumi saranno però un filo rosso che gli farà scoprire una verità nascosta e gli farà fare pace con se stesso e col mondo", si legge nella presentazione dell'opera.

Saranno proprio gli odori che consentiranno a Michele, - questo il nome del giornalista e protagonista - , di tornare a percepire la sua vita e Roma. "Ora sentivo tutto - si legge nel romanzo - . Iniziavo a distinguerli, a isolare ogni voce, ogni verso del caos sonoro della capitale". L'opera di Forlani si sviluppa attraverso diverse stagioni emotive. Il conflitto interiore, per nulla banale nella sua narrazione, è l'ingombrante compagno di viaggio. Asia, invece, il fedele cane guida. Rifiutare la cecità, la scelta iniziale, si trasforma in una rinuncia alla vita stessa. E la realtà si distacca, mentre Michele continua a cercare un nascondiglio che possa metterlo al riparo da qualsivoglia esperienza. Poi la dialettica dell'anima inizia a suggerire soluzioni, appigli. Una lotta dentro di sè che si manifesta in maniera simbolica, come nel toccante passaggio del bastone bianco, uno strumento essenziale per un cieco.

"Il bastone bianco sarebbe stato il mio apparecchio acustico? Ma allora perché lo lasciavo sotto la panchina?". La disabilità non definisce nessuno, certo. Ma Michele lotta lo stesso affinché non sia la malattia a identificarsi con lui. Il significato di Roma si ampia, e diventa la fotografia stessa della condizione umana: "Roma, ma in fondo il mondo e la vita stessa, erano questo alternarsi di armonia e disarmonia, di fiducia e cinismo". La carica resiliente, tanto improvvisa quanto efficace, vi trascinerà nelle pagine e condurrà il protagonista e il lettore a nuove consapevolezze.

Quasi 400, le pagine, condite anche da una invidiabile dose di ironia. Un libro in cui - proprio come Roma per Michele - anche "il più straniero degli stranieri può sentirsi a casa". E dove anche la disabilità può essere affrontata "da paraculo o da persona seria".

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