Le lezioni ai "cavallini" albanesi. Droga a San Siro 24 ore su 24

Arrestate 14 persone per spaccio. I capi offrivano ai pusher la trasferta, il vitto e alloggio in città e li formavano sul campo

Le lezioni ai "cavallini" albanesi. Droga a San Siro 24 ore su 24
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«Cavallini» della droga che andavano e venivano dall'Albania apposta, spesati di vitto e alloggio per il periodo in cui restavano a Milano. E formazione sul campo alle nuove leve fornita direttamente dai capi dell'organizzazione. L'operazione anti spaccio della Dda ha portato in carcere 14 persone su ordinanza del gip Alberto Carboni. I quartieri più battuti erano San Siro e Lampugnano. Oltre a Baranzate e Bollate.

Ieri la polizia ha eseguito due ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti di 14 presunti pusher, sei italiani e otto albanesi, cui è contestata l'associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di droga. Sono stati scoperti due gruppi diversi che operavano nelle diverse zone. Gli indagati in tutto sono 21. Lo smercio riguardava grosse quantità di cocaina e hashish. Le indagini sono state condotte dagli agenti del Commissariato Bonola e sono partite da una precedente operazione di polizia giudiziaria chiamata «Riqualifichiamo Selinunte». Entrambe le organizzazioni criminali utilizzavano per lo spaccio, attivo h24, cosiddetti «cavallini» sia italiani sia albanesi. Questi ultimi, senza permesso di soggiorno, restavano in Italia solo per i 90 giorni previsti dalla legge per poi tornare in Albania e rientrare successivamante in Italia, con voli diretti e con un altro visto per 90 giorni. Ai galoppini era assicurato supporto logistico: appartamenti arredati, auto, vitto, telefoni e anche un «apprendistato» su come si smercia droga.

La polizia ha anche sequestrato 700 grammi di cocaina e 4 chili di hashish. Gli investigatori hanno utilizzato soprattutto intercettazioni ambientali e a telecamere. Una di queste è stata nascosta addirittura in una cantina dentro una gabbietta per catturare i topi. Anche perché i telefoni dei due gruppi erano difficilmente intercettabili e passavano velocemente di mano. Eridion Shazivari, che sarebbe il capo di una delle due organizzazioni, secondo il gip Alberto Carboni che ha accolto le richieste del pm Rosario Ferracane, «si occupava di far arrivare dall'Albania dei soggetti che si dedicassero in via esclusiva alle consegne al dettaglio». L'uomo seguiva «personalmente o tramite i suoi più fidati collaboratori i nuovi arrivati per insegnare loro come portare avanti l'attività di spaccio». Un esempio: «Il 2 maggio - scrive il gip - la polizia giudiziaria ha monitorato l'indagato mentre seguiva con una seconda vettura» un «cavallino» insegnandogli «le modalità di vendita, indicandogli come vestirsi e pettinarsi, come muoversi sul territorio facendo attenzione alla presenza delle forze dell'ordine e come comportarsi in caso di eventuale controllo della polizia, nella fattispecie avendo cura di spegnere il dispositivo telefonico con cui comunicano». Il capo dice a un «allievo», tra l'altro: «Vai a cambiarti a casa, mettiti i jeans, una maglietta, una felpa sportiva, sistema i capelli con lo gel...

». Ancora: «Durante alcune cessioni di stupefacente Shazivari non si limita ad osservare l'operato del ragazzo, ma partecipa interloquendo con alcuni acquirenti fornendo al ragazzo consigli su come operare in sicurezza».

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