Libia, Cameron e Sarkozy in visita a Tripoli "Niente vendette, ora serve uno stato di diritto"

Il premier britannico: "Gheddafi e i suoi sostenitori devono arrendersi, è finita". Il presidente francese sull'intervento del proprio paese: "Non l'abbiamo fatto per calcolo. L'abbiamo fatto perché era giusto. Non chiederemo alcuna preferenza" 

Libia, Cameron e Sarkozy in visita a Tripoli 
"Niente vendette, ora serve uno stato di diritto"

Tripoli - La guerra in Libia non è ancora finita ma già è iniziata la corsa ad accreditarsi presso i futuri nuovi governanti. Gli aerei di Cameron e Sarkozy sono atterrati pressocché in contemporanea all’aeroporto di Tripoli: il titolare di Downing Street e quello dell’Eliseo sono affiancati dai rispettivi ministri degli Esteri, William Hague e Alain Juppè. Sarkozy è accompagnato anche dal filosofo francese, Bernard-Henry Levy, grande sostenitore dell’azione militare contro Gheddafi.

Gheddafi dovrebbe "arrendersi" e i suoi mercenari ritirarsi in buon ordine, ha detto il premier britannico, nel corso della conferenza stampa congiunta, a Tripoli, con Sarkozy e i leader del Cnt. Cameron ha aggiunto di non sapere dove si nascondano Gheddafi e i suoi familiari, ma che essi dovrebbero consegnarsi e affrontare la giustizia "per i crimini che hanno indubbiamente commesso". Poi ha sottolineato un concetto chiave: "Questo è il vostro Paese, è la vostra leadership, è la vostra rivoluzione, non la nostra". Ribadendo che il Cnt ha smentito gli scettici: "Ha dimostrato che si sbagliava chi diceva che erano divisi, che non potevano lavorare insieme". La Libia può essere "una grande storia di successo. La primavera araba - ha detto ancora - può diventare un’estate araba", con il processo di democratizzazione.

"La cosa migliore da fare - ha aggiunto Cameron - è sbloccare i beni che appartengono ai libici, i miliardi di sterline portati via da Gheddafi e che restano in banche straniere. Bisogna darli al Cnt in modo che questo Paese si riprenda".  

Non c’è "alcun calcolo" dietro l’aiuto dato dalla Francia alla Libia: "l’abbiamo fatto perché era giusto", ha detto Sarkozy, assicurando che l’intervento della Francia non è frutto di "alcun accordo" e che Parigi non chiederà "alcuna preferenza".

Il capo dell’Eliseo ha quindi aggiunto che "l’impegno" della Nato "non è terminato" e che "c’e un lavoro da finire". Il presidente Francese si è poi rivolto al Niger, sostenendo di aver fiducia sul fatto che "non accoglierà Gheddafi". 

 

 

 

 

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