Libia, Gheddafi accusa Bin Laden Ribelli verso Tripoli: sono a Zawia

Pugno di ferro del regime: proseguono i bombardamenti. Gheddafi telefona alla tv di Stato e si rivolge agli insorti di Zawiyah: "Cessate gli attacchi". Obama e Sarkozy: stop immediato all'uso della forza. VIDEO CHOC Soldati disertori giustiziati. Gli Usa temono che il rais possa usare le armi chimiche. L'Ue valuta un intervento umanitario, rimpatriati 1.100 italiani con due C130. Segui la diretta video. Fonti d'intelligence: in Libia piloti serbi e ucraini. E la Russia: "No a interferenze esterne sulla crisi" 

Libia, Gheddafi accusa Bin Laden 
Ribelli verso Tripoli: sono a Zawia

Tripoli - L'avanzata dei ribelli continua. Migliaia di persone stanno convergendo a Zawia, a pochi chilometri da Tripoli, per "liberare la città". Dopo la conquista di tutta la Cirenaica i manifestanti che si oppongono al regime di Gheddafi proseguono la loro avanzata verso la capitale dove il leader è asserragliato con dieci fedelissimi nel suo bunker. E la zona di Bab al Aziziya a Tripoli, dove si trova la residenza del leader libico, sarebbe senza elettricità dalla scorsa notte. Nella notte l’intero quartiere è caduto in un blackout elettrico che ha interessato anche la zona di al Mansura e la via al Jumhuriya. L’interruzione della corrente elettrica è coincisa con una sparatoria avvenuta nei dintorni della residenza di Gheddafi, durante la quale sono stati visti cecchini posizionarsi sui tetti dei palazzi del quartiere per sventare un’eventuale attacco. Testimoni parlano inoltre di miliziani africani fedeli a Gheddafi che hanno circondato il quartiere di al Tajura.

I ribelli a Zawia Le migliaia di persone che stanno convergendo sulla città hanno l’intenzione di "liberare" il piccolo centro dal controllo degli uomini di Gheddafi. Dalla reazione di questi ultimi potrebbe dipendere l’esito della manifestazione stessa. Secondo quanto risulta a Foad Aodi, che è in continuo contatto telefonico con varie organizzazioni sul territorio libico e con i rappresentanti delle comunità libiche in Europa, i manifestanti contano di raggrupparsi nelle strade. Zawia è ritenuta una delle ultime roccheforti dei filo-governativi, ostacolo per raggiungere Tripoli, dalla quale dista poche decine di chilometri. L’obiettivo è, una volta "liberata" la città, "assediare la capitale", come ha precisato Aodi.

Obama e Sarkozy: "Stop immediato all'uso della forza" Il presidente Usa Barack Obama ha chiamato questa sera per telefono il presidente francese Nicolas Sarkozy ed entrambi hanno chiesto uno "stop immediato dell’uso della forza" in Libia: è quanto annuncia l’Eliseo. Gheddafi ha fatto pervenire un messaggio agli Stati Uniti. A renderlo noto è stato il portavoce del dipartimento di Stato Usa, P.J. Crowley, in una conferenza stampa giovedì. Crowley non ha reso noto quale fosse il contenuto del messaggio. "Non abbiamo cercato contatti con Gheddafi, ma detto questo, contatti ci sono stati, durante i quali ci hanno passato dei messaggi da Gheddafi", ha spiegato Crowley.

Il discorso surreale Sempre più surreale. Muammar Gheddafi torna a farsi sentire. Stavolta non in video ma al telefono, attraverso un collegamento con la tv di Stato. "Sono criminali, non è accettabile chiedere riforme in questo modo", ha detto rivolgendosi alla popolazione di al-Zawyah, città situata una cinquantina di chilometri a ovest di Tripoli, oggi bombardata dalle forze a lui fedeli. "I manifestanti non hanno vere richieste", ha aggiunto il rais, esprimendo poi le sue condoglianze per le "vittime degli scontri". "Non c’è nessuna rivolta nel Paese, ma è tutta una messa in scena di al-Qaeda, che vuole mettere le mani sulla Libia".

Il popolo è sovrano "Io non ho altro in Libia che un potere di indirizzo", ha detto Gheddafi, elencando poi i successi ottenuti dal suo governo e ha spiegato che "il potere nel paese è nelle mani del popolo, perché io ho lasciato il potere nel 1977".

Malocchio contro di noi Tira in ballo anche il "malocchio" il colonnello Libia "è vittima di un malocchio", dicendo che sono stati "gli invidiosi" a lanciare un malocchio contro il paese. Poi con una punta d'ironia, quasi con scherno, si rivolge di nuovo al popolo e, riferendosi al caos diffuso da giorni, dice: "Se questo è ciò che volete , è una vostra scelta. Se siete felici di ciò che sta accadendo, buona fortuna a voi".

Pronti a bloccare il petrolio "Se la situazione dovesse peggiorare ancora, si fermeranno i flussi di petrolio". Nel corso del collegamento telefonico, che si è interrotto bruscamente, il colonnello ha espresso le sue condoglianze per le vittime degli scontri dei giorni scorsi e a proposito della sua permanenza al potere in Libia ha ricordato che "la regina Elisabetta in Gran Bretagna è al potere da più tempo di me, ma a lei non accade nulla".

Ribelli: tutti ragazzini drogati Sono tutti "ragazzini drogati" quelli che sono scesi in piazza in Libia per manifestare contro il regime, al potere da 41 anni. "Non c’è nemmeno un padre di famiglia tra di loro", ha insistito il rais, con l’intento di screditare la rivolta popolare. "Sono tutti giovani, hanno tra i 15 ai 20 anni".

Scagiona i Fratelli musulmani  "Non sono responsabili di ciò che è accaduto" in Libia, ha detto Gheddafi riferendosi ai Frateli musulmani. "Loro e al Qaida seguono delle strade e delle leggi completamente diverse", ha spiegato il colonnello. "I Fratelli musulmani sono dalla parte giusta dell’islam, quella che è stata predicata dal profeta. Tutti noi vogliamo imitare i salafiti. I Fratelli musulmani vogliano soltanto riforme politiche, secondo la sharia, come hanno richiesto anche in Egitto e in Tunisia". È vero, ha ammesso il leader, "hanno usato la violenza in passato, ma i Fratelli musulmani adesso sono politicizzati. Quello a cui stiamo assistendo adesso in Libia è causato da al Qaida e Bin Laden".

Rais asserragliato a Tripoli Le notizie che arrivano dalla Libia sono drammatiche. Nella "battaglia finale" ingaggiata da Gheddafi un ruolo decisivo lo gioca il controllo dell'informazione. La contabilità delle vittime è molto difficile (il numero dei morti oscilla tra qualche centinaio e 10mila). L'unica certezza è che gli scontri vanno avanti, senza esclusione di colpi. La tv satellitare al-Arabiya rivela che il colonnello sarebbe asserragliato nella sua abitazione di Tripoli, con la capitale circondata dalle milizie a lui fedeli. Intanto torna a girare la voce della possibile fuga di Gheddafi. "Sta facendo preparare il suo aereo privato per partire e lasciare la Libia", dice il presidente della Comunità del mondo arabo in Italia (Comai) Foad Aodi, facendo riferimento a non meglio precisate fonti "molto, molto attendibili". Gheddafi, sempre secondo Aodi, "sta facendo caricare sull’aereo gran parte dei suoi tesori, in particolare oro. E sembrerebbe intenzionato ad andare in un paese amico in Africa".

L'attacco ad al-Zawyah L’attacco dei militari libici ad al-Zawyah è durato circa cinque ore e l’attacco sulla città a 40 chilometri da Tripoli ha causato 100 morti e 400 feriti. Lo hanno riferito un testimone citato da al Jazira, secondo il quale nella città sono arrivati 35 veicoli militari con a bordo dieci soldati ciascuno che "hanno cominciato ad aprire il fuoco contro la gente" utilizzando "armi di grosso calibro come quelle usate contro blindati e aerei". Gran parte dei dimostranti - secondo al-Arabiya - sono stati uccisi dal lancio di missili anti-aereo contro il minareto della moschea.

Vittime a Misurata Le milizie fedeli a Gheddafi hanno attaccato i manifestanti che da giorni controllano la città di Misurata. Secondo al-Arabiya ci sarebbero diverse vittime. Testimoni sostengono che è in corso una violenta battaglia vicino all’aeroporto della città. I miliziani sarebbero riusciti ad avere la meglio sui manifestanti che tentano in questi minuti di riprendere il controllo della città.

Gli Usa: timore per i gas Il Pentagono e l’intelligence americana sono preoccupati per gli arsenali di armi chimiche (come gas mostarda) del regime libico. Secondo gli esperti, scrive il Washington Times, la Libia disporrebbe di circa 14 tonnellate di gas mostarda che non sarebbero ancora state distrutte nonostante l’annuncio del 2003 della rinuncia, da parte di Tripoli, al suo arsenale di armi di distruzione di massa. Un senatore americano, citato sempre dal quotidiano, esplicita il timore che Gheddafi potrebbe ricorrere alle armi chimiche per stroncare la rivolta affidandole alle sue milizie di fedelissimi. Il gas mostarda è un composto solforico altamente tossico usato per la prima volta nella prima guerra mondiale.

L'Ue valuta intervento militare umanitario Fra i vari piani d’emergenza ("contingency plans") che sta preparando il Servizio esterno dell’Ue per gli scenari di crisi in Libia c’è anche l’intervento militare umanitario. Per ora è solo uno degli scenari possibili. Al momento, hanno puntualizzato le fonti, "non vi sono segnalazioni della presenza, in Libia, delle caratteristiche tipiche della crisi umanitaria, come mancanza di cibo, acqua e medicine". D’altra parte, "non vi sono neanche segnalazioni di movimenti di profughi dalla Libia verso l’Europa; per ora l’Onu e le Ong hanno segnalato sono solo movimenti verso la Tunisia, fra le 5.000 e le 8.000 persone, e, con cifre inferiori, verso l’Egitto".

La Nato non vuole intervenire La Nato non ha intenzione d’intervenire nel conflitto in corso in Libia. L’ha reso noto il segretario generale dell’Alleanza atlantica Anders Fogh Rasmussen, oggi in visita a Kiev.

I pozzi in mano ai ribelli I principali terminal petroliferi a Est di Tripoli sono nelle mani dei rivoltosi, che li hanno strappati al controllo del regime di Gheddafi. Lo affermano abitanti di Bengasi che sono in contatto con abitanti della regione.

Italiani rimpatriati Due aerei C-130 dell’aeronautica militare giunti questa mattina in Libia per procedere alle operazioni di rimpatrio di alcuni degli italiani che ne hanno fatto richiesta rientreranno nel pomeriggio nella base aerea di Pratica di Mare. A bordo del primo apparecchio, il cui arrivo è previsto per le 18,40, si trovano 50 connazionali e personale delle Nazioni Unite.

Il secondo, che dovrebbe atterrare un’ora dopo, trasporta altri 100 connazionali insieme a cittadini di altra nazionalità. Sono circa 1.100 gli italiani rimpatriati in questi ultimi giorni dalla Libia, mentre ne resterebbero meno di 400 da riportare a casa.

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