Il buono della moda

Abbiamo intervistato Bill Niada, mente e cuore di B.LIVE, in occasione della presentazione di un parka speciale, nato dalla collaborazione tra i ragazzi del progetto e Weekend Max Mara

Il buono della moda

Quando si vive un momento duro e doloroso, due sono la strade che si aprono davanti. La prima porta a chiudersi dentro, a ringhiare contro il prossimo, ad incattivirsi. La seconda, invece, porta a rinascere, così come accade dopo quelle crisi che portano con sé la gemma del rinnovamento, a mettere a frutto quello che dal dolore si è imparato e a diventare più generosi, empatici e comprensivi verso gli altri. Bill Niada, imprenditore milanese, dopo la dolorosa morte della figlia Clementina, venuta a mancare a dieci anni per un cancro, ha scelto di percorrere la seconda strada, dando vita alla Fondazione Magica Cleme Onlus, che cerca di donare un sorriso nella vita dei bambini malati, e successivamente alla Fondazione Near Onlus, un contenitore di attività e laboratori, dedicati a ragazzi affetti da gravi patologie croniche, di cui fa parte il progetto B.LIVE (Essere, Credere, Vivere). L'abbiamo incontrato a Villa Necchi, dove è stato presentato il Techno Chic Parka, realizzato dai ragazzi di B.Live in collaborazione con Weekend Max Mara.

Come nasce la collaborazione con Weekend Max Mara?

Da un incontro casuale con un membro di Max Mara. Ho avuto modo di raccontare il progetto B.Live di cui fanno parte ragazzi che hanno vissuto l'esperienza della malattia e a cui vogliamo dare la possibilità di ricominciare a vivere una vita il più possibile serena e all'insegna del sorriso, mettendo a frutto le loro capacità. Il progetto ha destato l'interesse di Ignazio Maramotti, fondatore di Max Mara, che ha voluto coinvolgere i nostri ragazzi nella creazione e realizzazione di un parka speciale, reversibile e realizzato con il filato New Life, una fibra 100% eco-friendly, perfetto per il giorno e per la sera. Ideale, insomma, per le esigenze delle donne moderne.

Che cos'è il progetto B.Live?

È un progetto dedicato a ragazzi che sono passati attraverso il calvario di tumore e HIV, che grazie a speciali attività con le aziende hanno la possibilità di entrare nella seconda parte della loro vita, fatta di lavoro, amicizie e cose semplici, come quella di chiunque altro. Quello che facciamo è cercare di creare intorno a loro un clima di amore, affetto e collaborazione, come si fa in una grande famiglia, affinché possano riprendere in mano la propria vita e cominciare a viverla di nuovo.

Come nasce?

Tempo fa ho perso una bambina, Clementina, a causa di un tumore. Ho cercato, insieme a mia moglie, di fare nascere un fiore dove c'era stato dolore, fondando la Onlus Magica Cleme. Ho sempre fatto l'imprenditore, ma dopo l'esperienza vissuta, ho scelto di diventare un imprenditore sociale, mettendo al servizio degli altri, e in particolare di chi aveva vissuto o stava vivendo il mio percorso, la mia esperienza.

E il sodalizio con la moda?

Ho trascorsi imprenditoriali che mi hanno portato spesso ad interagire con il mondo della moda. Da qui sono nate le collaborazioni con Max Mara e Coccinelle. Ma le aziende con cui abbiamo lavorato, lavoriamo e speriamo di lavorare ancora, fanno parte degli ambiti più disparati.

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Quindi la moda sa e può essere anche buona?

Certamente. Bisogna sapere toccare le corde giuste e parlare con il cuore in mano. Ognuno di noi ha una parte bella, se si riesce ad entrare in contatto con quella parte, si annullano distanze e diffidenze e si produce qualcosa di buono, all'insegna della solidarietà.

Quali progetti avete per il futuro?

Stiamo lavorando ad un libro, che verrà messo sul mercato per i primi di aprile. A breve, dovremmo poi incontrare un regista per valutare la possibilità di raccontare il percorso di rinascita dei nostri ragazzi attraverso il linguaggio, più immediato, di un film. E poi continuiamo sempre a lavorare al nostro giornale. Scritto dai ragazzi B.Live, il Bullone, nasce con l'intento di raccontare soltanto storie positive, che possano essere da esempio, che possano dare forza e coraggio a chi di forza e coraggio pensa di non averne più.

Qual è, riassumendo, il messaggio che volete diffondere?

Passando attraverso storie dure si vede il mondo in maniera differente.

Quando stiamo bene, quando chi amiamo sta bene, tendiamo a non vedere, a non capire fino in fondo l'importanza del dono che ci è stato concesso, a sottovalutare l'importanza della vita. Siamo come ciechi. È proprio per questo che noi vogliamo raccontare un mondo migliore.

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