Siamo nel Seicento, inteso come XVII secolo dopo Cristo. Una ragazza e un ragazzo si incontrano, si conoscono e in brevissimo tempo si legano in un rapporto profondissimo e inscindibile. Sono fatti l'una per l'altro, e sarebbero la coppia perfetta se il Caso non si mettesse di mezzo, assumendo le sembianze dell'arroganza del potere, e del capriccio, da parte di chi può o pretende di potere quasi tutto, di spezzare il loro idillio. Ma non siamo in Lombardia, fra Lecco, Milano e la Bergamasca. E a riparare i danni procurati dal Caso non basterà la Provvidenza. Soprattutto, quella ragazza e quel ragazzo non sono promessi sposi: sono promessi non sposi. L'ultima cosa che vorrebbero fare, infatti, è sposarsi. Perché, dicono entrambi a chiunque, il loro primo incontro è avvenuto al di fuori dei riti prescritti, in spregio alla Tradizione. Sarebbe dunque un crimine far seguire al loro incontro, e alla loro assoluta sintonia, il vincolo più nobile tra due persone, cioè il matrimonio. I due, di conseguenza, devono restare separati, ovvero uniti soltanto in spirito, non formalmente né tanto meno fisicamente. L'anti-Lucia e l'anti-Renzo sono cinesi, si chiamano Shui Binxing e Tie Zonghyu, e chi racconta le loro vicende è un anonimo che si è scelto lo pseudonimo Mingjiao Zhongren, ovvero «Uomo che insegna i nomi». La prima traduzione integrale di questo romanzo in una lingua occidentale fu dell'inglese J.F. Davis, nel 1829, il quale la titolò The Fortunate Union. Ma Vincenzo Cannata ha fatto di meglio, traducendolo per la prima volta in italiano e chiamandolo La coppia perfetta (Luni Editrice, pagg. 395, euro 24). Una coppia talmente perfetta da risultare impossibile, se non fosse che... Se non fosse che non possiamo terminare la frase senza rompere le uova nel paniere al lettore.
Invece dobbiamo inquadrare La coppia perfetta nel suo tempo. Il romanzo è datato 1683, in epoca Qing, l'ultima dinastia cinese, che arrivò a conquistare Pechino nel 1644 e a governare il Paese fino al 1912, quando fu spazzata via dalla guerra civile. Il libro non offre riferimenti che inducano a collocare gli eventi narrati in periodi antecedenti, ma neppure riferimenti all'attualità contemporanea alla sua stesura. Lungi da noi avanzare la proporzione Alessandro Manzoni sta al Risorgimento italiano come Mingjiao Zhongren sta all'unificazione della Cina. Tuttavia anche qui a un certo punto si pone il problema dei nemici che premono ai confini. Poi, c'è la questione del genere letterario. È il caizi jiaren, traducibile con «studioso-bellezza» o «studioso e bellezza», perché vi sono sempre in gioco un maschio di alto livello culturale e una femmina di grande bellezza. Non tipo la pupa e il secchione, però, e nemmeno Giulietta e Romeo. Diciamo piuttosto che siamo in zona romanzo rosa con tocchi di giallo e noir. Infine, ciò che più conta, i motori degli eventi: i cattivi. Qui, al netto della coppia perfetta, e del padre di Binxing (orfana di madre), e dei genitori di Zonghyu, sono tutti cattivi tranne, e ciò è molto significativo, chi sta più in basso e chi più in alto nella scala gerarchica su cui saliamo e scendiamo: un sottoprefetto e l'imperatore.
I primi due capitoli servono a presentarci Zonghyu. Vent'anni, studente, non disdegna il vino. Indole solitaria, si spende volentieri per i poveri cristi. Suo padre è ispettore generale a corte, dove l'ha seguito la moglie. Lui, andando a trovare i genitori nella capitale, sbroglia il caso del rapimento di una ragazza, già promessa sposa a un altro, da parte di un laido funzionario. Bene così? No, perché il babbo finisce in galera per aver difeso la famiglia della rapita. Nel terzo capitolo entra in scena Binxing. La madre è morta da tempo, e anche il padre è di fatto scomparso, almeno socialmente: membro del Tribunale militare, è stato messo al bando avendo puntato, per la difesa dei confini minacciati, su un generale capace, sì, ma troppo individualista. La povera Binxing ha anche un altro grosso problema: lo zio, approfittando dell'assenza di suo fratello, l'ha promessa in sposa a un buzzurro figlio di ministro, ovviamente rifiutato più volte dall'incantevole sedicenne, la quale è anche riuscita a rifilargli con un trucco, al posto suo, una cugina stupidotta e brutta come la fame. Zonghyu e Binxing s'incontrano nella peggiore delle circostanze: mentre il buzzurro la sta rapendo (doveva essere una moda, a quel tempo...). Zonghyu concede il bis con grande piacere, già cotto a puntino. Ma il buzzurro si vendica, facendo ospitare Zonghyu in un monastero dove, con la complicità di un monaco prezzolato, lo ingozzano di tali e tante libagioni da conciarlo come uno straccio, provocandogli clamorosi disturbi intestinali. Binxing lo viene a sapere e commette la mossa fatale: lo ospita a casa sua, anche se confinandolo in biblioteca onde tacitare le malelingue. Ma le malelingue non si tacitano, e diventano un coro.
Uno dei primi inserti poetici che scandiscono il romanzo segnala il nucleo tematico della storia: «Nelle faccende di questo mondo, primaria è dei riti l'osservanza:/ ma chi non sa che ci son casi in cui si può farne a meno!/ (...) Se necessario, ignorare bisogna le leggi dell'impero,/ e alle circostanze adeguare la condotta». E questo accade, come prevede Binxing, la mente della Coppia perfetta, rivolgendosi a Zonghyu: «Non preoccuparti, ciò che il Cielo comincia, il Cielo non lo lascia mai incompiuto. Gli ostacoli che crea sono solo prove a cui sottopone la virtù per farla brillare in tutto il suo splendore». Insomma, qui «il Cielo» corrisponde alla Provvidenza manzoniana, ma non basta. Occorre una mano semi-divina per mettere a posto le cose, quella dell'imperatore. Dopo i maneggi dell'establishment ministeriale per dare Binxing al buzzurro, rintuzzati anche con le maniere forti da Zonghyu; dopo l'ingaggio di un detective privato che s'intrufola nella casa della ragazza per provare la purezza della coppia; dopo la riabilitazione del generale allontanato, e dunque anche del padre di Zonghyu; dopo che anche un viscido eunuco si aggiunge alla compagnia di giro ostile all'eroe e all'eroina; dopo tutto questo e molto altro ancora, raccontato con ritmo serrato e con ricapitolazioni utili alla giuria composta dal pubblico popolare dei lettori, s'apparecchia il banchetto del lieto fine grazie alle deroghe alle regole concesse dall'«intelligenza suprema».
È infine l'imperatrice in persona a effettuare su Binxing la perizia ginecologica che vale il nulla osta alle nozze. Alle quali i due si piegano obtorto collo, con un filo di tristezza per non poter restare «puri come l'oro e immacolati come un diamante».
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