Era tutta una bufala. L'ultima inchiesta giudiziaria che ha coinvolto Silvio Berlusconi non sta in piedi. Non c’è negli atti nessun indizio che il premier sia stato ricattato, tanto che ieri la procura di Bari ha chiesto la revoca dell'ordine di arresto per Valter Lavitola, il giornalista-faccendiere latitante da dieci giorni. Ancora una volta le tesi del duo Woodcock-Lepore, i pm di Napoli che avevano firmato la richiesta, sono naufragate alla prima verifica. Ricordate? Giro di escort, centomila intercettazioni (compresa quella presunta sul fondo schiena del cancelliere tedesco Merkel), scenari di corruzione, minaccia di arresto del premier che non voleva farsi interrogare. Bene, tutto da cancellare. Resta l'arroganza dei pm, resta la loro impunità, restano tre settimane di gogna mediatica, restano i disastri provocati da una paralisi della politica innescata artificialmente dai magistrati. E restano i danni all'immagine sul piano internazionale del premier e del Paese, oltre a quelli economici. Due pm con manie di protagonismo hanno infatti speso i nostri soldi in modo dissennato: centomila intercettazioni per stabilire che Lavitola e Berlusconi non hanno fatto nulla. Era il caso? È esagerato chiamare tutto questo «accanimento giudiziario »?
Se Lavitola non doveva neppure essere arrestato, che deve dire oggi Tarantini, il suo amico e compagno di disgrazia,che in carcere c’è finito davvero? Si chiama ingiusta detenzione, è una cosa grave, indipendentemente dalla simpatia o dalla moralità di chi la subisce. E non è la prima volta che Woodcock ci casca. La leggerezza con cui certi pm sbattono la gente in cella sperando che confessino chissà che cosa è pratica indegna, una barbarie. Come quella che sta subendo l'onorevole Papa, da mesi in cella dove rimarrà fino a che (è una sua denuncia) non coinvolgerà nelle sue vicende Silvio Berlusconi. I magistrati sono gli stessi. Che ieri, invece di nascondersi, hanno scatenato una controffensiva facendo perquisire la sede del giornale di Lavitola in cerca di altri possibili reati. La cosa ha il sapore della giustizia per fatto personale, della reazione isterica a una sconfitta, o come si dice nel calcio, al fallo di frustrazione.
Quello che è successo, e sta succedendo dentro il Pdl e nella politica, è stato pesantemente condizionato anche dalla campagna mediatica sul caso Lavitola. Paginate e paginate di giornali, ore di dibattiti televisivi.
Avevano già scritto la sentenza, come sempre accade. Il film, purtroppo, non si può riavvolgere. Ma sarebbe ora di girare nuove scene. Per esempio quella di cacciare certi magistrati e mettere alla berlina certi giornalisti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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