L'attacco al Museo del Bardo di Tunisi è solo la prima mossa. La "prima goccia di pioggia", come l'ha definita lo Stato islamico. L'obiettivo delle cellule jihadiste filo Isis è ridisegnare la cartina geografica del Nord Africa realizzando il "Grande Califfato del Maghreb". Dal Algeria al Sinai, allargando il regime di terrore fino al Marocco e alla Nigeria dove possono contare sui sanguinari tagliagole di Boko Haram. L'attacco all'unica Primavera araba che non ha aperto la strada a regimi islamici è un chiaro messaggio per l'Occidente, che dopo aver dichiarato guerra all'Isis in Siria e Iraq si prepara a intervenire in Libia, e per tutti quei Paesi arabi che, per meri interessi economici, dialogano con gli Stati Uniti e l'Unione europea.
I fondamentalisti islamici sono pronti ad allearsi contro l'Occidente. Quello che il califfo Abu Bakr al Baghdadi ha creato in Siria e in Iraq è solo l'inizio. Il prossimo passo sarà unire il Nord Africa sotto il vessillo di Allah, anche stringendo alleanze tra fazioni che, fino a qualche mese fa, erano in lotta tra loro. Un intreccio di interessi e aspirazioni che, nascosti dietro al Corano e agli insegnamenti del Profeta, mettono d'accordo le cellule jihadiste del Maghreb, le organizzazioni che trafficano esseri umani, armi e droga, le tribù del deserto del Sahara e gli eserciti non allineati ai governi. In questo modo verrebbe a crearsi un'unica, vasta area che dall'Algeria alla Tunisia arriverebbe a estendersi fino al Sinai dove, ormai da mesi, il briaccio armato egiziano dell'Isis (Ansar Beit al Maqdis) terrorizza l'intera regione con decapitazioni e soprusi. In Algeria l'Isis può contare sulla cellula Jund al Khalifah che decapitò il turista francese Hervè Gourvel. Dal "Grande Califfato del Maghreb" rimarrebbe fuori soltanto il Marocco. Almeno per il momento. Mohamed Hamdush, noto come "'il tagliatore di teste", ha minacciato di attaccare il proprio Paese di origine per fondare un nuovo Califfato islamico. "Torneremo nel Maghreb islamico da conquistatori - ha scritto su Facebook - con il permesso di Dio".
A febbraio scorso il governo algerino ha dispiegato il proprio esercito lungo il confine con la Tunisia per contrastare lo sconfinamento di terroristi islamisti. Nell'area di Djebel Chambi, oltre alla brigata Okba Ibn Nafaa guidata dal super ricercato Mourad Gharsalli, sono presenti miliziani dell'Isis tornati dalla Siria e jihadisti fuggiti dall'offensiva militare francese in Mali. È qui che opera Ansar al Sharia, gruppo qaedista fondato nel 2011da Abu Ayadh al-Tunisi che ha attaccato l'ambasciata americana nel Paese nel 2012 e insanguinato il Paese negli ultimi due anni. La regione è così poco battuta da permettere agilmente il traffico delle armi e il passaggio di miliziani in Libia e Algeria. Negli ultimi mesi dalla Tunisia è, infatti, partita la maggior parte dei 15mila foreign fighter. Sarebbero infatti almeno 2.400 i tunisini, in gran parte diplomati e disoccupati, andati in Iraq e in Siria per entrare a far parte del gruppo jihadista. Stime ufficiali del governo di Tunisi indicano che circa tremila tunisini, la maggior parte di età inferiore ai 30 anni, sono andati a combattere in Siria e l'80% di loro ha seguito al Baghdadi. Di questi, circa 450 sarebbero stati uccisi e una sessantina si ritiene che siano nelle carceri del regime di Bashar al Assad. Inoltre novemila tunisini sarebbero stati fermati dalle autorità di Tunisi nell'intento di andare a combattere in Siria. Come spiegato nel documento Libia, una porta d'accesso strategica per lo Stato islamico, la Libia confina con Paesi che hanno leggi contro il terrorismo molto più rigide.
Ed è per questo che l'Isis ha scelto proprio la Libia per attirare tutti i miliziani provenienti dai Paesi confinanti. Secondo il premier Abdallah Al Thani, si sarebbero già infiltrati nel Paese membri dello Stato islamico e di Boko Haram.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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