I punti chiave
Gemellata con Madison Avenue a New York, via del Babuino a Roma è un luogo dal nome affascinante e misterioso. Si tratta di una strada elegante con tanti negozi, che unisce piazza del Popolo a piazza di Spagna: è punteggiata di chiese molto suggestive, tra cui un edificio religioso dedicato al culto anglicano, ed è celebre per aver ospitato le residenze di diversi artisti e per 40 anni anche una sede della Rai. Ma qual è la sua storia?
Storia di via del Babuino
Come spesso accade con la toponomastica, strade, vie, vicoli e piazze cambiano nome con il trascorrere del tempo. Alcuni luoghi conservano una doppia o tripla denominazione - che probabilmente è anche il modo più corretto per preservare la storia (e l'identità) di questi posti - mentre altri vedono nomi soppiantati in favore della modernità.
Anche via del Babuino non si è chiamata sempre in questo modo. Nel XV secolo non era una strada unica, ma divisa in due: da una parte c’era via dell’Orto di Napoli, perché vi abitavano molti “emigranti” dall’allora Regno di Napoli, mentre dall’altra parte c’era via del Cavalletto, perché sulla strada era stato apposto un cavalletto per la tortura dei presunti eretici e dei criminali.
All’inizio del XVI secolo invece la strada iniziò a chiamarsi popolarmente via Clementina, per via dei lavori di ristrutturazione e unificazione voluti dal papa Clemente VII. Anche il suo successore, papa Paolo III, dedicò molta attenzione a questa strada, che infine prese il nome di via Paolina.
Via del Babuino, come accennato, è stata abitata nel tempo da diverse personalità, come l’artista Salvator Rosa, il compositore Franz Liszt, le scrittrici Elsa Morante e Maria Luisa Spaziani, oltre che il regista Federico Fellini.
Una delle particolarità della strada sono anche due storici caffè. Come il Caffè Notegen, oggi chiuso, che fu frequentato dallo stesso Fellini, ma anche da Luigi Pirandello, Pablo Picasso, Alberto Moravia, Gabriele D’Annunzio, Renato Guttuso, Carmelo Bene e molti altri artisti.
È invece aperto lo studio Canova Tadolini: in pratica lo scultore Antonio Canova, simbolo artistico del neoclassicismo, possedeva vari allievi, tra cui Adamo Tadolini, che era particolarmente virtuoso. Quello che oggi è un museo, era un tempo lo studio di Canova, poi donato a Tadolini all’inizio del XIX e trasformato nel tempo anche in un caffè: qui si può sorseggiare una bevanda e ammirare le opere d’arte.
Da dove viene il nome della strada
Bisogna giungere al 1571 per capire perché questa strada si chiami oggi via del Babuino. I primati c’entrano e non c’entrano. Sotto il papato di Pio V fu infatti realizzata una fontana pubblica sormontata da una statua che ritrae il personaggio mitologico di Sileno.
Questi era un dio primitivo dalla genesi incerta, una sorta di antenato di Dioniso saggio e preveggente che disprezzava la ricchezza. Alcuni autori gli attribuiscono la paternità di Marsia, il satiro che sfidò Apollo in una gara di musica e perse, venendo scuoiato vivo in un sol colpo dal dio del Sole.
Nell’iconografia Sileno è calvo, ma il resto del suo corpo è completamente ricoperto di peli. I romani iniziarono a dire che assomigliava a un “babuino”, ovvero a un babbuino, il primate. Attorno a quella statua, proprio come facevano per quella di Pasquino, appendevano composizioni e disegni satirici, che presero il nome di babuinate.
La statua di Sileno fu finanziata da Alessandro Grandi, che possedeva il palazzo adiacente alla fontana di granito, molto più antica, sormontata dalla statua.
Pare che un residente, il cardinale Dezza, molto miope, avesse l’abitudine di salutare il personaggio mitologico con un inchino. Nel tempo, a causa della trasformazione urbanistica della strada e dei suoi edifici, la statua di Sileno venne spostata per poi tornare, a metà del XX secolo, alla sua collocazione originaria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.