Roma - Mette la firma al patto per la Sicurezza di Roma con il sindaco Veltroni e, in contemporanea, il suo sottosegretario Marco Minniti ne firma uno analogo a Milano con il sindaco Moratti. Ma al ministro Amato una firma, pur se frutto di incontri e accordi con sindaci di destra e sindaci di sinistra, non basta. Il dottor Sottile non rinunzia al suo ruolo di dire ciò che pensa e lancia un avviso e un’accusa ai partiti della maggioranza: «È un tragico errore sostenere, come si fa a sinistra, che il problema della sicurezza è un problema dei ricchi che hanno qualcosa da difendere. Il problema della sicurezza, nella società globale, lo sente soprattutto chi ha pochissimo da difendere e che proprio per questo si difende più aspramente». E sottolinea come la peggiore azione che si possa fare, desolidarizzando con coloro che hanno difficoltà, nella nostra società, «è allentare l’attenzione nei confronti della sicurezza». Ricordando i fatti di Fidene, la borgata di Vanessa Russo, la ragazza uccisa con un’ombrellata nell’occhio da una giovane romena, spiega che «Fidene non è un quartiere di ricchi, ma una borgata dalla quale può venir fuori un’ondata di odio e ostilità per un insieme indefinito di diversi e di altri». Senza una politica della sicurezza si rischia la guerra tra poveri: «Chi ha poco da difendere, se non si sente difeso diventa nemico di chi gli è più simile», ribadisce il ministro dell’Interno. La critica più dura il ministro la riserva alle parti dello Stato che non funzionano. «Lo sceriffo - cioè le iniziative del ministro all’Interno - da solo non basta. Ci sono pezzi dello Stato che non funzionano o, nel migliore dei casi, non sono efficaci». E fa riferimento a Napoli, la prima delle città metropolitane che ha firmato il patto per la sicurezza, dove di fronte a 1500 arresti la Procura diventauncollo di bottiglia e non riesce a smaltire il lavoro. «Se ti comporti male allo stadio di Manchester dopo tre ore sei condannato da un giudice. Se ti comporti male all’Olimpico dopo tre ore sei in giro per Roma», spiega con un esempio concreto, aggiungendo che è necessario creare un circolo virtuoso tra le politiche sociali e la sicurezza altrimenti viene fuori «uno sciagurato circolo vizioso». E così ricorda al governo che il punto fondamentale di una corretta politica sociale è affrontare il problema casa. «Lo Stato torni a occuparsi di edilizia pubblica. Come facciamo a portare i rom all’integrazione se non abbiamo case? E come possiamo offrire case ai rom se prima non le abbiamo offerte alle centinaia di migliaia di italiani che a metà del mutuo hanno perso il lavoro, non riescono a pagare e finiscono tra gli occupanti abusivi? Noi ci mettiamo il pezzo più cospicuo e visibile. Abbiamo bisogno di altri pezzi», ripete il ministro dell’Interno. Mentre a Milano si dichiarano tutti molto soddisfatti del patto siglato con il sindaco Moratti, a Roma nascono polemiche, soprattutte da parte di An.Eil deputato Fabio Rampelli annunzia che denuncerà il sindaco Veltroni «per furto di idee». «La campagna sviluppata sulla sicurezza da Alleanza nazionale in questi mesi, articolata in incontri con le forze dell’ordine, associazioni e comitati di zona, confronti con prefetto e questore di Roma, realizzazione di una mappa sul degrado urbano, istituzione di un sito internet per renderla aggiornabile in tempo reale da parte di ciascun cittadino e promossa dal presidente Fini in persona in un affollato convegno, è stata vergognosamente rubata da Veltroni», spiega il deputato romano. Mentre il coordinatore regionale di Fi, Francesco Giro, si augura che il patto sicurezza non venga trasformato in uno spot elettorale: «Se le parole hanno un senso abbiamo compreso che nella giunta Veltroni, a cui tocca realizzare il patto sulla sicurezza, non esiste una politica condivisa. Ci auguriamo che non ci sia conflittualità tra le forze politiche, soprattutto di maggioranza, altrimenti il patto salterà per aria».
Critico sull’ipotesi del piano di Roma di mettere circa 1000 persone in ciascuno dei quattro campi nomadi è il senatore Luigi Lusi della Margherita. «È impossibile - sostiene l’esponente dielle - ospitarne più di 300 in ciascuno dei centri: diventerebbe una situazione ingovernabile, ingestibile».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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