L'uomo e la macchina. Il Futurismo è oggi

La biografia aggiornata di Claudia Salaris è piena di sorprese. Vita profetica di Filippo Tommaso...

L'uomo e la macchina. Il Futurismo è oggi

Ogni scrittore contiene moltitudini. Per Filippo Tommaso Marinetti, questa frase è particolarmente vera. Facciamo una piccola lista, per difetto: poeta, agitatore culturale, pubblicitario ante litteram, provocatore politico, fondatore di riviste e case editrici, talent scout, psicologo delle masse, seduttore seriale, rivoluzionario dell'arte e accademico... Il gelo di una ideologia fondata sulla tecnica, legata a una realtà nordica e industriale, era compensata da caratteristiche latine: passionalità, irriverenza, spontaneità, improvvisazione. Marinetti stesso si definì napoletano per elezione.

L'inventore del Futurismo si muoveva velocemente, non per caso era soprannominato Caffeina d'Europa, e la biografia di Claudia Salaris (Filippo Tommaso Marinetti, Silvana editoriale, pagg. 440, euro 24), ampliamento della precedente edizione, rende conto delle motivazioni personali dietro alla spinta continua, che si esaurirà solo, e non del tutto, con la sopraggiunta maturità.

La velocità, lo sguardo fisso al futuro, è un modo di esorcizzare la morte. La fusione del corpo con la macchina è un modo di esorcizzare la putrefazione del corpo e di raggiungere l'eternità meccanica. Filippo Tommaso era rimasto segnato dalla morte prematura del fratello, amava intensamente la madre e cercava, in silenzio, il consenso del padre avvocato milionario. Il cosmopolitismo era nel suo Dna. Nacque infatti nel 1876 ad Alessandria d'Egitto, città nella quale lo studio di famiglia si occupava prevalentemente di affari legati al Canale di Suez. Fu allevato perfettamente bilingue: italiano e francese. A lungo scriverà in prevalenza nella seconda lingua, anche per dare rilievo internazionale alla sua principale invenzione: il Futurismo, l'unica avanguardia italiana capace di conquistare e influenzare mezzo mondo.

Non ripercorreremo qui le tappe che portarono alla pubblicazione sulla prima pagina del quotidiano Le Figaro del Manifesto del Futurismo (20 febbraio 1909). Ci pare infatti che questa biografia ampliata e aggiornata attiri l'attenzione sulla incredibile attualità di Marinetti e della sua creatura artistico-letteraria.

L'uomo macchina, come abbiamo già accennato, non è da intendersi come una banale figura robotica dall'aspetto umano: «Certo è che ammettendo l'ipotesi trasformistica di Lamarck, si deve riconoscere che noi aspiriamo alla creazione di un tipo non umano nel quale saranno aboliti il dolore morale, la bontà, l'affetto e l'amore, soli veleni corrosivi dell'inesauribile energia vitale, soli interruttori della nostra possente elettricità fisiologica. Noi crediamo alla possibilità di un numero incalcolabile di trasformazioni umane, e dichiariamo senza sorridere che nella carne dell'uomo dormono delle ali (meccaniche, ndr)». La psicologia dell'uomo è destinata a evolvere fino a essere sostituita dalla «ossessione lirica della materia». Non potrebbe essere il discorso di un transumanista di oggi?

Non è sbagliato attribuire a Marinetti la paternità dell'espressione «villaggio globale» resa famosa da Marshall McLuhan negli anni Sessanta del Novecento. L'idea di una connessione globale era balenata subito al padre del Futurismo, al quale la terra sembrava «rimpicciolita dalla velocità» e ridotta a «villaggio». E ancora «gli uomini conquistarono successivamente il senso della casa, il senso del quartiere in cui abitavano, il senso della città, il senso della zona geografica, il senso del continente. Oggi posseggono il senso del mondo. Conseguente necessità, per l'individuo, di comunicare con tutti i popoli della terra».

Il Futurismo era adatto alle metropoli, come prova il Manifesto: «Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa; canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi». Era la città dunque a occupare l'orizzonte del futuro. Nelle città si sarebbe costruita la modernità. La velocità, l'iterazione con le macchine, le possibilità infinite delle comunicazione avrebbero cambiato profondamente la definizione di umano. Il figlio della macchina penserà in modo rapido, per immagini e analogie. Da qui la necessità di abbandonare il modo tradizionale di narrare a vantaggio del Paroliberismo.

Prima di affrontare il nodo della politica e del rapporto con il regime fascista, un'ultima osservazione: l'accento posto da Marinetti sulla «volontà» come mezzo per piegare la natura al nostro volere, gli accenni alla potenza generatrice delle energie sessuali, l'attenzione alla numerologia (11 è il numero ricorrente di Marinetti) lascia supporre un interesse non occasionale per l'esoterismo e le dottrine iniziatiche.

Ed eccoci al nazionalismo di Marinetti e al mito della guerra igiene del mondo. Dal punto di vista storico, Salaris contestualizza queste opzioni. Dal punto di vista ideologico, l'estremismo artistico trova un corrispettivo in quello politico, e la guerra meccanica sembra far parte del «pacchetto» futurista. In quanto alla convergenza del Futurismo col fascismo, fu certo contrastata, prima che Marinetti, con un voltafaccia, decidesse di trasformare il Futurismo in istituzione.

Onestamente, la Storia è importante, e riflettiamo da bravi cittadini sul nazionalismo e sul fascismo.

Ma non è certo l'aspetto davvero interessante, oggi, del Futurismo. L'epoca delle macchine intelligenti è già tra noi. L'epoca delle macchine fuse con l'uomo è già nei sogni di molti scienziati. Il Futurismo è stato preveggente.

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