Roma - "Rispetto la magistratura, adesso andrò a costituirmi". Sono le prime parole di Salvatore Cuffaro, appena uscito di casa. Subito dopo si è allontanato a bordo di una Punto grigia diretto al carcere di Rebibbia. "Mi appresto a scontare la mia pena - ha ribadito - come è giusto che sia per uno che è stato condannato con grande fiducia nelle istituzioni che in questa prova ho visto crescere nella cultura. Contento di questo ho trasferito questo messaggio ai miei figli e alla mia famiglia". Subito dopo la sentenza è stato raggiunto da uno dei leader del suo partito, Popolari Italia Domani, Saverio Romano. Molti anche gli amici e i sostenitori che sono saliti da Cuffaro per manifestargli la propria solidarietà. Quindi l'ex governatore è partito per costituirsi.
L'ingresso a Rebibbia Cuffaro è entrato nel carcere di Rebibbia dopo le 17,30. Il provvedimento di carcerazione gli è stato notificato dai carabinieri del Ros nella stazione dei militari vicino a piazza Farnese, dove l’esponente politico si è fermato dopo aver lasciato l’abitazione. La seconda sezione penale della Cassazione che doveva decidere la sentenza sul processo alle talpe della Dda ha convalidato tutte le pene per gli altri imputati. Definitiva la condanna a 15 anni l’ex manager della sanità privata Aiello.
Via il seggio da senatore Una delle conseguenze della conferma della condanna a 7 anni di reclusione per l’ex governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro, attualmente senatore dei Popolari Italia, è quella della decadenza dal seggio di palazzo Madama. Ma piuttosto che essere dichiarato decaduto dal Senato, Cuffaro potrebbe presentare le dimissioni.
Condanna confermata Confermata la condanna per mafia a Totò Cuffaro. La seconda sezione penale della Cassazione, presieduta da Antonio Esposito, ha confermato la condanna a sette anni di reclusione inflitta in secondo grado all'ex presidente della Regione Sicilia. La sentenza per lui diventa quindi definitiva e rischia ora il carcere. La Cassazione ha respinto il ricorso presentato dai legali di Cuffaro e ha confermato la tesi dei giudici della Corte d’Appello di Palermo che lo hanno ritenuto responsabile di favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra e di violazione del segreto istruttorio.
Stupita la difesa "È una sentenza che desta stupore e rammarico anche perché, ieri, la procura della Cassazione, con una richiesta molto argomentata, aveva chiesto l’annullamento dell’aggravante mafiosa per l’episodio di
favoreggiamento ad Aiello, richiesta che se accolta avrebbe sgonfiato del tutto la condanna" ha detto l’avvocato Oreste Domignoni, difensore di Cuffaro in Cassazione insieme a Nino Mormino al termine della lettura del verdetto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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