L'Anm e l'incapacità delle toghe di fare autocritica

I giudici non andrebbero difesi ad ogni costo. Eppure, anche in presenza di veri e propri obbrobri giudiziari, i magistrati sembrano incapaci di ammettere i propri errori

L'Anm e l'incapacità delle toghe di fare autocritica
00:00 00:00

Nello Statuto dell’Associazione nazionale magistrati non c’è scritto che i giudici vanno difesi a ogni costo, eppure succede (quasi) sempre così. Fa discutere la sentenza della sezione Immigrazione del Tribunale di Roma che ha svuotato l’hotspot in Albania e che il Guardasigilli ha definito abnorme, facendo presagire un’azione disciplinare nei confronti degli estensori. Sarebbe un’interpretazione un po’ troppo lasca della sentenza della Corte di giustizia Ue che ha di fatto azzerato la lista dei Paesi "sicuri" in cui è possibile rimpatriare chi non ha diritto d’asilo, in nome del predominio del diritto europeo su quello italiano. "I magistrati italiani non sono chiusi alla critica anche severa ma rispettosa del loro ruolo. Esprimono però fondata preoccupazione quando il dileggio prende luogo della critica e il dissenso dei più alti esponenti del governo viene affidato ad accuse di pregiudizialità ideologica, di abnormità o di esondazione nella sfera riservata alla politica".

Certo, quando il magistrato che prende decisioni che mandano all’aria un provvedimento del governo è ideologicamente schierato, il dubbio che l’interpretazione della legge sia stata fatta usando le lenti della politica è fortissimo. È come se un sindacato difendesse l’operaio che sbaglia ad azionare la gru, facendo cascare un muro, dicendo "non prendiamo ordini dai geometri o dagli ingegneri". Poi improvvisamente succede che le porte tra magistratura e politica diventino girevoli, ti trovi in Parlamento candidati con la sinistra gli ultimi tre procuratori nazionali Antimafia o pm d’assalto (da Antonio Di Pietro a Roberto Scarpinato) ed è tutto lecito. Il leader di Magistratura democratica Stefano Musolino sulla Stampa parla di "errore di fondo nell’idea della Meloni, lei vuole una magistratura servente", quando in passato - casomai - la politica si è servita della magistratura e di indagini rivelatesi inconsistenti pur di disarcionare l’avversario. Ma di questo l’Anm non ne vuole sapere: "Le ricorrenti accuse di politicizzazione in danno di quei magistrati che assumono decisioni sgradite alla politica offendono, prima ancora che i magistrati e la magistratura, il Paese e il suo assetto democratico". Neanche una parola sulla mail del sostituto procuratore di Cassazione Marco Patarnello, che ha definito "pericolosa" l’azione politica del premier Giorgia Meloni, quasi a non voler vedere il problema.

L’obiezione che viene mossa è sempre la stessa: i magistrati parlano per sentenze, non per email. E sì che in passato l’Anm ha avallato pronunciamenti discutibili. Ha difeso il pm bresciano Antonio Bassolino, secondo cui un bengalese picchia la moglie per un fatto culturale, manca l’elemento psicologico del reato e poi la donna se le aspetta, le percosse. Anche sulla sentenza svuota Cpr del giudice catanese Iolanda Apostolico (compagna di un big di Potere al Popolo e lei stessa dichiaratamente contraria alle politiche del ministro Matteo Salvini) l’Anm ha alzato le barricate: "Ciò non può legittimare la convinzione che dietro le decisioni dei giudici ci siano motivazioni politiche e che la magistratura faccia politica, la Apostolico è persona perbene che ha lavorato nel rispetto delle leggi".

Ma ci sono anche inchieste che hanno rovinato la vita di decine di innocenti per cui nessuno paga, la cui privacy diventa carta straccia. Le intercettazioni di Silvio Berlusconi (deputato e quindi non intercettabile) finiscono sui giornali? Non è colpa del pm. L’Italia è in testa alla Ue per ingiusta detenzione ed errori giudiziari, ritardare il deposito di una sentenza o di un qualsiasi provvedimento giudiziario difficilmente comporta per il magistrato una sanzione disciplinare, come ha dimostrato un report dell’attuale consigliere Csm togato e indipendente Roberto Fontana, ci sono giudici assolti nonostante abbiano depositato le sentenze anche dopo quattro o cinque anni.

Ecco perché siamo travolti dalle infrazioni per la lunghezza dei processi, quando Matteo Renzi provò a far passare la responsabilità diretta del magistrato rispetto all’errore giudiziario, l’Anm insorse parlando di "un vero e proprio obbrobrio istituzionale, che non esiste in nessun Paese". No, il vero obbrobrio è l’incapacità delle toghe di fare autocritica.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica