Nella pubblicazione delle notizie in Rete la strada maestra dovrebbe essere quella di un equilibrio tra memoria storica e rispetto dei diritti dei protagonisti dei fatti. Le informazioni di interesse pubblico dovrebbero essere sempre rintracciabili nel web, mentre quelle che rischiano di danneggiare l’identità virtuale della persona potrebbero a volte essere rimosse o rese meno accessibili. Tuttavia, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Il cosiddetto diritto all’oblio, cioè a non rimanere perennemente esposti in Rete per fatti non più attuali, è stato riconosciuto a molti cittadini con sentenze che hanno fatto scuola, ma rimane più difficile da garantire quando le notizie hanno un interesse pubblico, cioè si tratta di notizie pubblicate dai mezzi di informazione.
Distinzioni tra siti web e motori di ricerca
Mentre i siti di informazione on-line, in quanto custodi della memoria storica, sono chiamati a conservare nei loro archivi anche le notizie del passato e l’unico obbligo è quello di aggiornarle affinché non contengano particolari datati e superati dagli eventi, i motori di ricerca sono spesso obbligati alla deindicizzazione, a garantire il cosiddetto diritto al delinking, cioè all’eliminazione di un link di un articolo, affinché esso non appaia più tra i risultati delle ricerche per parole chiave. In questo modo chi cerca informazioni su qualcuno digitando il suo nome e cognome non si imbatte più in articoli superati o non aggiornati, che rischierebbero di fornire una rappresentazione falsata della personalità di quel soggetto.
Le nuove regole della riforma Cartabia
Dal primo gennaio, con l’entrata in vigore della legge Cartabia che ha riformato alcune norme sull’amministrazione della giustizia, gli imputati e i sottoposti ad indagini, che rischiavano la cosiddetta gogna mediatica perpetua, cioè la perenne esposizione in Rete per il loro coinvolgimento in vicende giudiziarie risoltesi con assoluzioni e archiviazioni, possono tirare un sospiro di sollievo. I motori di ricerca dovranno dissociare i loro nomi dalle notizie circolanti in Rete sulle inchieste che li hanno visti coinvolti. La nuova legge prevede che sia la cancelleria del giudice a provvedere affinché il diritto all’oblio venga garantito celermente.
Un antidoto alla gogna mediatica perpetua
Il fatto che, nei casi di archiviazione, proscioglimento o sentenza di non luogo a procedere, si possa finalmente chiedere ai motori di ricerca di precludere l'indicizzazione o di disporre la deindicizzazione dei propri dati personali -spiega Antonino La Lumia, Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Milano e membro del Direttivo della Scuola Forense- consentirà di eliminare dalla Rete notizie fuorvianti (perché non più attuali) e quindi potenzialmente dannose per il soggetto coinvolto.
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