Marò bloccati in India, Terzi: "Siamo allibiti e sconcertati"

Il ministro degli Esteri Terzi: "In caso di sentenza negativa dell’Alta Corte indiana sulla vicenda dei due marò si aprirebbe anche sul piano legale una controversia tra Stati"

Marò bloccati in India, Terzi: "Siamo allibiti e sconcertati"

Dal 15 febbraio i due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono bloccati in India con l'accusa di aver ucciso due pescatori erroneamente scambiati per pirati. Da allora è nata una dura controversia internazionale, visto che l'episodio è avvenuto in acque internazionali e, quindi, la competenza territoriale dovrebbe essere italiana. Dovrebbe, appunto. Ma in spregio al diritto internazionale i nostri due militari aspettano ancora di poter tornare a casa. Intanto il processo nei loro confronti è stato di nuovo rinviato (all'8 novembre).
Parlando di fronte alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha detto che in caso di sentenza negativa dell’Alta Corte indiana l’Italia avvierà "una serie di azioni a livello internazionale perché si aprirebbe anche sul piano legale una controversia tra Stati. Ma non voglio neanche immaginare - ha aggiunto - che questo debba avvenire".

"È un tema che lascia allibiti tutti il fatto che uno stato di diritto come l’India non riesca ad esprimere con un minimo di coraggio un giudizio sulla giurisdizione a livello di Corte Suprema, in tempi rapidi, chiari e definiti, che consentano ai nostri uomini di tornare a casa", ha detto Terzi. La posizione dell'Italia, dunque, qual è? "Attende la sentenza con fiducia ma preoccupazione per i tempi", dice Terzi. "Le nostre posizioni sono cristalline e limpide sul piano del diritto e sulla sovranità in alto mare".

Il titotale della Farnesina lascia trapelare un sostanziale ottimismo sull'esito della vicenda.

Basato, spiega Terzi, su una constatazione: "Se c’è una cognizione dei valori fondamentali nel sistema giuridico indiano, deve esserci una conclusione che vada nel senso a noi favorevole". L'auspicio, a questo punto, è che la fermezza annunciata dal ministro trovi conferma nelle prossime mosse del governo. Perché ormai è evidente che la vicenda si risolve politicamente. O non si risolve.

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