Lucio Giordano
da Ischia
Il film su Provenzano si farà. L'annuncio lo ha dato lo stesso Marco Risi, al Festival del cinema di Ischia dove il regista di Mery per sempre presenterà stasera cinque minuti de La mano de Dios, il film da lui diretto sul pibe de oro Diego Armando Maradona.
E L'ultimo padrino, questo il titolo della pellicola, sarà per Risi un déja vu di cose passate: il ritorno al cinema di impegno civile, ma anche alla Sicilia e alla collaborazione con Michele Placido, che vestirà i panni del superlatitante di Cosa Nostra, con il quale aveva già lavorato in Mery per sempre: «Ci eravamo persi di vista - racconta Risi - ma quando Valsecchi, il produttore del film in due parti per Canale 5 che dovrebbe andare in onda la prossima primavera, mi ha detto che con lui c'era già un accordo di massima sono stato felicissimo».
Nell'Ultimo Padrino racconterà tutta la vita di Provenzano?
«No, solo gli ultimi anni, quelli della solitudine di un uomo potente, braccato, che terminerà la sua latitanza con un blitz da film».
Raccontando la sua storia non rischia di ingigantire la figura di un genio del male che alle spalle ha una scia infinita di omicidi?
«Non rischierò di farne un santino, se è questo che vuole dire. Anche con Il Branco raccontavo la vita degli stupratori dal di dentro, dal loro punto di vista senza per questo stare dalla loro parte. Per anni il cinema d'impegno ha raccontato questi personaggi attraverso la denuncia civile. Io desidero invece avere un approccio antropologico».
Avrebbe dovuto dirigere anche il film su Totò Riina. Progetto saltato?
«Forse. Di sicuro per il momento è stato rinviato causa problemi produttivi. Quello era un progetto ambiziosissimo. Un film epico sulla storia del boss dei boss, dalla sua nascita ad oggi, con uno sguardo approfondito sulla storia d'Italia degli ultimi sessant'anni».
E intanto è pronto La mano de Dios prodotto da Elide Melli per Raicinema. Quando dovrebbe uscire nelle sale?
«Dicembre o gennaio dell'anno prossimo. Non andrà a Venezia perché non mi sembra il festival adatto per un film sul calcio. Potrebbe invece esser collocato nel programma del festival di Roma, oppure andare a Berlino. Meglio se non in concorso. Non amo la competizione».
Ha incontrato El pibe de oro prima di iniziare le riprese?
«Una sola volta, lo scorso anno a Cesenatico dove era ospite dell'ex calciatore Salvatore Bagni. Lui sbucò all'improvviso da dietro una colonna con sguardo indagatorio. Voleva studiarmi. Del film su di lui però parlammo solo nell'ultima mezz'ora, nonostante fossimo stati insieme l'intero pomeriggio. Alla fine gli domandai: che pensi Diego, potrò realizzarlo un film su di te? Lui rispose semplicemente: fai bene il tuo lavoro. E così ho raccontato la sua vita, attraverso numerosi flashback, da quando aveva nove anni fino al 2004. L'epoca del Maradona grasso. Il 22 luglio tornerò in Argentina, dove abbiamo girato le scene principali: voglio far vedere il film finito a Maradona e lui mi ha risposto che gli piacerebbe aggiungere una dichiarazione filmata sui titoli di coda».
Ci saranno immagini di repertorio nella Mano de Dios?
«Le più importanti, quelle che hanno fatto la storia del calciatore più forte di tutti i tempi: dal gol all'Inghilterra alle reti nel campionato italiano. Bellissime».
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