Marrazzo, un secondo video

I pm sarebbero risaliti a un nuovo filmato. Nessun ricatto: ritrarrebbe un "gioco privato" a tre nell’appartamento di via Cortina d’Ampezzo, con lui i viados Brenda e Michelle

Marrazzo, un secondo video

Gian Marco Chiocci
Massimo Malpica


Roma - Il video dell’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo in compagnia dei trans Michelle e Brenda esiste. L’avrebbero appurato gli investigatori, risalendo anche all’origine «lecita» di questo secondo filmato. Nessun ricatto, almeno nella genesi, ma solo un «gioco» trasgressivo e privato, un video che è stato filmato, a quanto pare, non in un appartamento qualsiasi, ma in una casa nella disponibilità di Piero Marrazzo, nella zona di via Cortina d’Ampezzo, probabilmente la stessa dove il 3 luglio, dopo l’irruzione dei militari, si era rifugiato l’ex governatore, e dove poco dopo l’aveva raggiunto anche Natalie. Di questo secondo video, che sarebbe stato girato qualche settimana prima di quello «estorto», avevano parlato già a caldo i trans della zona di via Gradoli, giorni fa, spiegando che Brenda l’aveva mostrato a molti colleghi, dicendosi spaventata e affermando di voler scappare. Ma Brenda invece è stata rintracciata dai carabinieri, e ascoltata dai pm Giancarlo Capaldo e Rodolfo Sabelli lo scorso 2 novembre. Spiegando che la telecamera mostra prima una stanza «dipinta di rosa con pupazzi di peluches», per poi indugiare nella toilette. Qui Brenda riprende, e gli «attori» sono Marrazzo e Michelle. È quest’ultima che poi filma invece l’ex governatore con Brenda. Sul punto, i due magistrati avevano chiesto conto anche a Marrazzo. «Non sono a conoscenza di video o foto scattate da Brenda in occasione di questi incontri, ma il mio stato confusionale negli stessi dovuto all’assunzione occasionale della cocaina non mi mette in condizioni di saperlo», la sua risposta. Ma gli inquirenti stanno cercando di accertare anche il capitolo soldi e assegni. È stata rintracciata la denuncia presentata dal collaboratore di Marrazzo, Adelfo Luciani, per bloccare i famosi tre cheques (per un valore di 20mila euro) che il governatore sostiene di aver consegnato ai due carabinieri che gli chiedevano soldi. L’esposto è stato presentato al commissariato di Saxa Rubra, ma nella denuncia si parla di nove assegni, e non di tre. Così la procura vuol capire se gli altri sei erano davvero smarriti, o se anche quelli hanno a che fare con questa vicenda. Luana, altro trans che bazzica Roma Nord, aveva raccontato che Marrazzo pagava Natalie con assegni, poi girati a Fabio, un amico tassista. Su questo Marrazzo sostiene di «non ricordare».

Restando ai soldi, sarebbero in corso accertamenti patrimoniali da parte degli inquirenti, per chiarire se il denaro speso da Marrazzo per i suoi appuntamenti fosse esclusivamente di provenienza personale, e fugare il dubbio che, almeno in parte, sia stato fatto risultare come spese di rappresentanza della presidenza regionale.

Ieri, intanto, fumata grigia per l’udienza del tribunale del Riesame presieduto da Francesco Taurisano, chiamato a decidere sulle istanze di scarcerazione presentate dai legali dei quattro carabinieri arrestati: Carlo Tagliente, Luciano Simeone e Nicola Testini come ideatori e autori del presunto videoricatto, Antonio Tamburrino per ricettazione. L’udienza è stata infatti rinviata a lunedì prossimo, proprio per consentire agli avvocati di esaminare il secondo verbale di Marrazzo, quello messo nero su bianco il 2 novembre, che è stato depositato solamente ieri mattina. E proprio sul contenuto di quella deposizione riveduta e corretta rispetto all’interrogatorio reso dal governatore il 21 ottobre, si registrano i commenti dei legali degli indagati. «Marrazzo aggiunge bugie a bugie», commenta il difensore di Simeone, Bruno Von Arx, a proposito delle precisazioni fatte dall’ex presidente della giunta laziale sul clima di violenza di quel giorno in via Gradoli. Precisazioni che per Von Arx sono un «vano tentativo di irrobustire l’accusa con elementi poco convincenti», perché «dalla lettura del verbale emerge un quadro di accuse che nel primo interrogatorio non c’era. Accuse di violenza, come le minacce inferte nei confronti di Marrazzo e l’allusione alle pistole».

Circostanze che, per il difensore, «se fossero vere sarebbero state riferite

immediatamente». Valerio Spigarelli, difensore di Testini, sul verbale bis è lapidario: «Non commento, ma sorrido». Dura Marina Lo Faro, legale di Tagliente: «I magistrati si bevono tutto ciò che dichiara Marrazzo in modo acritico».

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