Meglio non fidarsi troppo della tregua

Ma ci si può fidare del lodo D’Alema? Berlusconi è rimasto favorevolmente colpito dall’incontro con Bersani, quella visita in ospedale è valsa un’apertura di credito da parte del premier: «Non mi illudo ma ci devo provare». E il Pdl ci sta provando, anche se anni di insulti sono difficili da cancellare con la sola buona volontà. Ci vorrebbe un gesto di rottura, come potrebbe essere quello di divorziare da Di Pietro. Ma Bersani non ha ancora la forza per poterlo fare. E il Pd, pubblicamente, è addirittura costretto a difenderlo: una debolezza che lo tiene ostaggio di una strategia senza sbocchi e prigioniero delle proprie paure. A cominciare da quella di possibili elezioni anticipate. Per questo quel «meglio una leggina ad personam» che ha detto ieri D’Alema al Corriere della Sera, finisce per essere letto, dalla maggioranza, nel migliore dei casi come un vorrei ma non posso, nel peggiore come il solito trappolone del líder máximo.
Ma ci si può fidare del lodo Casini? Negli ultimi giorni il leader dell’Udc ha sentito quasi tutti i giorni il Cavaliere. Casini ha sondato gli umori del premier per capire quali siano le sue intenzioni dopo l’aggressione subita domenica scorsa. E ha trovato un Berlusconi disponibile, aperto al dialogo, deciso a dare una svolta al prosieguo della legislatura. Da parte sua l’ex presidente della Camera ha assicurato al Cavaliere l’appoggio dell’Udc al legittimo impedimento e il sostegno ad alcune candidature per le prossime Regionali, tra cui probabilmente quella del leghista Cota in Piemonte. Ma Casini è un professionista della politica dei due forni. Mentre parla con Berlusconi, ascolta Bersani, propone un fronte della legalità contro il Cavaliere e si candida a guidare il centrosinistra.
Ma ci si può fidare del lodo Fini? In molti assicurano che i rapporti tra il presidente della Camera e il premier sono cambiati dopo la chiacchierata in ospedale. Lo dimostrerebbe la candidatura della Polverini, da sempre finiana, nel Lazio e soprattutto il rinvio della legge sulla cittadinanza, che Fini aveva fortemente voluto in aula lunedì 21 dicembre, a dopo le Regionali. Non solo. In questo clima anche l’incontro di un’ora di Fini con il grande nemico di Berlusconi, De Benedetti, sembra un veleno innocuo. E prima di Natale il presidente della Camera salirà ad Arcore per sancire la ritrovata pace. Ma quante volte la pace è stata strappata? Per questo c’è chi ricorda l’ultima conta di Fini naufragata in un ribaltone fallito.


Come dicono quelli delle previsioni del tempo quando sono piuttosto pessimisti: sereno variabile. Ci saranno anche spiragli di «volemose bene» ma il sospetto che sia soltanto una tregua dettata dalla consapevolezza di non poter infierire su un premier ferito, resta l’opzione più logica. Insomma un pacco di Natale.

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