Divulgatore, teorico, allenatore degli allenatori ma soprattutto innamorato del rugby. Così è scritto sulla locandina che annuncia il primo «Memorial Lino Maffi» scomparso poco più di un anno fa a 88 anni. Una vita che è la gigantografia del rugby lombardo e non solo lombardo, una storia dai colori biancorossi del Rugby Rho fino a quelli azzurri delle nazionali, un lungo viaggio sui campi iniziato a vent'anni come mediano di apertura e poi, dopo un infortunio, continuato come tecnico ad allenare ed inseguire talenti «ritagliandosi» tutto il tempo possibile dal suo lavoro vero come manager in una multinazionale. Sabato prossimo alle 18 nel Palazzo del Coni, via Giovanni Battista Piranesi, ci sarà il tempo per celebrare colui che è stato protagonista più di mezzo secolo delle vicende della palla ovale, un evento aperto a tutti i Club lombardi e non, agli appassionati a chi ha desiderio di ricordare chi ha fatto la storia del rugby italiano. La serata, condotta dal giornalista scrittore Marco Pastonesi, è promossa dal Comitato Regionale Lombardo, patrocinata da Federazione Italiana Rugby e proposta da Rugby Milano e Rugby Rho.
Maffi è stato una personalità di importanza esagerata per il Rugby Rho, come giocatore (dal 1953 fino alla fine degli anni Cinquanta), come allenatore (dal 1959 al 1970) ed infine come riferimento per un consiglio, una chiacchiera e tutto quanto stava intorno al mondo rugbystico. Gli amici lo chiamavano il «cardinale» e la sua è stata una vita intrisa di avventure tra i più alti livelli del Rugby mondiale e non solo: fu convocato da Gianni Agnelli per aprire una sezione rugby nella Sisport, il celebre dopolavoro Fiat e nel 1995 in Sudafrica venne ricevuto da Nelson Mandela.
«Lino Maffi- scrivono Marco Pastonesi ed Enrico Pessina nel libro sui 60 anni del Rugby Rho- inizia subito a seguire le orme del suo allenatore Ariosto Agosti, prendendo le redini della Giudici Cellophane neanche trentenne e
trasformando una squadra famosa per l'aggressività e l'orgoglio in un quindici più equilibrato e razionale. Il suo credo? Lo scontro fisico non è il principio, la supremazia va ricercata nella morale e nell'intelligenza»
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