«Mercato ai minimi da vent’anni Lo Stato pensi a premiare le auto che emettono meno Co2»

Nuovi bonus ampiamente compensati dal gettito Iva

«Mercato ai minimi da vent’anni Lo Stato pensi a premiare le auto che emettono meno Co2»

«Ma li avete visti i dati delle vendite di auto a gennaio? Siamo ai minimi da 20 anni. Un tracollo. E la situazione può peggiorare ancora. Se il governo non fa nulla, solo nelle concessionarie sono a rischio 10mila posti di lavoro». Gaetano Thorel, presidente di Ford Italia, è un manager abituato a fare i conti con il mercato contando solo sul valore e la capacità di vendere il proprio prodotto, senza elemosinare aiuti dalla mano pubblica al primo segnale di difficoltà. E non teme di parlare chiaro. «Premetto che sono un grande sostenitore dell’esecutivo guidato da Mario Monti: in pochi mesi ha dovuto mettere in sicurezza il bilancio dello Stato e non mi scandalizzo se per fare questo ha agito sul lato della fiscalità, inasprendo ulteriormente la tassazione legata all’auto. Ma ora deve cominciare a pensare alla crescita. Se vuole rimettere in moto l’economia, non può lasciare andare alla deriva un settore che vale da solo oltre il 10% del Pil».
Più che nel volume delle immatricolazioni di gennaio (137mila, con un calo del 16,9% rispetto a un anno fa), Thorel vede un motivo di seria preoccupazione nel numero dei contratti, che indica la tendenza per i prossimi mesi: solo 130mila, secondo le stime di Anfia e Unrare, le associazioni dei costruttori, e poco più di 100mila al netto delle vetture a chilometri zero e dei noleggi a breve termine. «Con questo trend la stima di un mercato da 1.650.000 vetture va rivista al ribasso sotto il milione e mezzo. E con questa cifra, il 20-25% dei 3.500 concessionari italiani, ciascuno dei quali dà lavoro in media a 25 persone, dovrà ristrutturare o chiudere. Anche perché le banche continuano a ridurre i fidi. E non voglio neanche parlare dell’impatto sul resto della filiera».
Dunque, serve subito un intervento a sostegno. «Un intervento sano, con obiettivo di stimolo dopo che il settore è stato tartassato». Di nuovo gli incentivi all'acquisto? «Perché no?». Ma non si era visto che drogano solo temporaneamente le vendite, per poi farle ricadere non appena vengono meno? «Non parlo di super-incentivi come quelli dell’ultima tornata, né di aiuti mordi e fuggi. Si possono introdurre invece dei bonus a carattere quasi strutturale, della durata di almeno tre anni, che permettano alle famiglie di ponderare gli acquisti e diluirli nel tempo. Basterebbe una cifra modesta, 700-800 euro, da legare all’acquisto di auto nuove a bassi consumi ed emissioni a fronte della rottamazione delle vetture più anziane, poco sicure e altamente inquinanti. Il beneficio sarebbe doppio, perché oltre a rilanciare le vendite, favoriremmo lo svecchiamento del parco, di cui c'è forte bisogno visto che un terzo dei 40 milioni di auto che circolano in Italia hanno oltre 10 anni». Thorel stima in almeno 200mila unità le immatricolazioni in più da parte dei privati che potrebbero scaturire dai mini-incentivi. A quale costo per le casse dello Stato? «Zero. Perché l’importo dei bonus sarebbe compensato ampiamente dal maggior gettito Iva derivante dall’incremento delle immatricolazioni. Su un prezzo medio di 13mila euro a vettura, parliamo di 2.500 euro di entrate aggiuntive per ciascuna».
L'ultimo giro di eco-incentivi favorì fortemente le vetture a gas: un’esperienza da ripetere? «No.

Le misure di sostegno possono essere legate alla riduzione delle emissioni di CO², magari modulando gli importi per fasce, sotto il limite dei 120 grammi per chilometro indicato anche dall’Unione europea, ma senza privilegiare alcuna tecnologia». E da un governo di tecnici, secondo Thorel, «è il minimo aspettarsi che capiscano il concetto».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica