Senza scomodare il celebre detto del battito d'ali di farfalla che condizionerebbe le condizioni meteorologiche dall'alta parte del mondo, questo discorso è assolutamente vero quando si parla dei ciclici fenomeni che accadono sulle acque dell'Oceano Pacifico. Dopo un lunghissimo periodo caratterizzato da El Nino, sulla scena climatica mondiale sta per arrivare La Nina con ripercussioni, a cascata, in tutto il globo.
Di cosa si tratta
Prima di passare alle proiezioni (non previsioni, quelle non superano i 5-7 giorni come attendibilità), spieghiamo che La Nina è un evento naturale che colpisce una grossa fetta delle acque superficiali del Pacifico con temperature inferiori al normale, esattamente l'opposto del "fratello" piccolo famoso per valori termici più elevati anche di 3-4°C. Gli esperti di Meteogiornale spiegano che tra le cause principali di questo raffreddamento c'è un indebolimento dei venti alisei "che soffiano dall’America meridionale verso l’Australia e l’Indonesia. Quando questi venti perdono forza, permettono alle acque fredde dell’Oceano Pacifico orientale di risalire in superficie, sostituendo le acque più calde. Questo processo porta a un abbassamento delle temperature superficiali dell’acqua nell’Oceano Pacifico equatoriale, dando origine al fenomeno della Nina".
Gli effetti climatici della Nina
Cosa potrebbe succedere, quindi, al clima mondiale? Nella maggior parte degli eventi registrati in passato, La Nina provocava cambiamenti di precipitazioni e temperature in Europa con alcune zone maggiormente esposte rispetto ad altre. Rispetto a El Nino, il nostro Paese si troverebbe più esposto a precipitazioni intense ma non si può fare un discorso su scala ristretta (Nord, Centro e Sud, ad esempio). In altre aree del mondo, invece, gli effetti sono più definiti: solitamente si assiste a un aumento delle piogge in Indonesia e Australia, maggiore siccità nell'area sud-occidentale degli Stati Uniti. "La Nina è associata all’aumento dell’attività dei cicloni nell’Atlantico e alla prolungata siccità in Sud America, influenzando così la frequenza e l’intensità degli eventi meteorologici estremi", spiegano gli esperti di Meteored.
Quando arriverà
Una delle cose che può interessare maggiormente riguarda il periodo in cui La Nina è prevista manifestarsi: secondo il Climate prediction center del National Weather Service (Nws), l'agenzia americana delle previsioni meteo, all'85% il passaggio dovrebbe avvenire "entro aprile-giugno 2024 con le probabilità che La Nina si sviluppi entro giugno-agosto 2024 (60% di probabilità)". Invece, il Bureau of Meteorology australiano posticipa il suo arrivo al periodo immediatamente successivo all'estate. "I modelli climatici indicano la formazione della Nina forse entro settembre". Mese più mese meno, quel che più conta è che i modelli mondiali vedono questo cambio avvenire entro i prossimi mesi. "Sarebbe il quarto evento del genere negli ultimi cinque anni. Una tale sequenza – di tre Nina a seguite da un El Nino e nuovamente La Nina – non è stata registrata in precedenza", ha dichiarato Cai Wenju, un ex ricercatore senior del Csiro all'inizio di quest'anno.
L'associazione con terremoti ed eruzioni
Una ricerca pubblicata sulla celebre rivista Nature di molti anni fa lega la comparsa di El Nino con le eruzioni vulcaniche esplosive: quest'anno si è verificato un terremoto di Taiwan di magnitudo 7.4 e l'eruzione di un potente vulcano in Islanda. Ma è davvero così? Non c'è alcun fondamento scientifico (al momento) ma soltanto un nesso di casualità che gli scienziati hanno preso in esame per trovare eventuali legami tra l'attività sismica in relazione a temperature e pressione atmosferica.
Per adesso, è stato visto che nei mesi immediatamente precedenti l'inizio di El Nino o La Nina aumenta il numero medio globale di terremoti ma gli stessi scienziati sottolineano che "non è detto che gli eventi siano collegati".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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