Metro B1, no del Tar alla sospensiva ambientalista

Rinviata all’esame di merito l’ordinanza del Comune che ha eliminato la stazione Nomentana

Il Tar dice no alla richiesta, avanzata da due associazioni ambientaliste («Centro studi iniziative per l’ambiente» e «Italia Nostra») e da cittadini, di sospendere l’ordinanza emanata da Veltroni lo scorso aprile con cui si attuava l’annullamento della fermata Nomentana della B1, inizialmente prevista nel progetto complessivo. Per cui, almeno per ora, i lavori della linea B1 procederanno senza la costruzione di quella stazione.
Le associazioni e i cittadini, appoggiati da radicali, hanno presentato ricorso al Tribunale sollevando alcune problematiche relative alla mancata costruzione della fermata Nomentana: in particolare spiegano la loro scelta di adire le vie legali col fatto che il nuovo progetto, che non prevede la stazione, costa molto di più e che sarebbe bastato cambiare quello iniziale in alcune sue parti, senza arrivare alla soppressione della fermata, particolarmente utile per chi vive in quella zona.
Il Tar, nella motivazione dell’ordinanza emanata ieri, dichiara che il provvedimento del sindaco rimane in vigore, ma «data la complessità delle questioni sollevate dai ricorrenti, se ne dovrà discutere nel merito», il cui giudizio è ancora in corso. «È una decisione importante che fa salve le ragioni del ricorso - spiega il professor Antonio Tamburrino, presidente del Cesia - specie quelle relative agli elevati costi e alla necessità che la fermata Nomentana vada in ogni caso fatta». Di fatto, l’ordinanza del Tar mette nero su bianco solo il fatto che la questione è così complessa da implicare un’analisi più dettagliata che può essere affrontata solo nel giudizio di merito, senza rigettare completamente le ragioni sollevate dai ricorrenti, che sono ora più che mai decisi ad andare avanti col giudizio di merito.
«La stazione Nomentana - dicono - nel progetto iniziale era stata ritenuta indispensabile.

Alla luce di analisi tecniche successive, il Comune ha poi deciso di emanare l’ordinanza di soppressione della fermata, senza verificare, spiegano cittadini e associazioni, «le eventuali responsabilità dell’impresa progettista e senza prendere in considerazione altre idee per procedere comunque alla costruzione della stazione». Il risultato, almeno per ora, è che i cittadini sono senza fermata e devono pagare per errori altrui. Ma il giudizio di merito va avanti.

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