Ci sono momenti, parole e gesti, che più di altri svelano la traiettoria di una vita. Anche per Giovanni Paolo II è così, da quando divenne Papa.
L’ELEZIONE
Giovanni Paolo II è il 264esimo successore di San Pietro. Sono le 18 del 16 ottobre 1978 quando si affaccia dalla Loggia centrale di San Pietro e saluta i fedeli, concludendo con «Se mi sbaglio mi corrigerete». Un errore che gli attira subito la simpatia di tutti. Fino ad allora era conosciuto quasi solo dagli addetti ai lavori: era cardinale di Cracovia, dopo essere stato tra i «padri» del Concilio Vaticano II. Quando il cardinale Pericle Felici aveva pronunciato il suo cognome, Wojtyla, molti pensarono si trattasse di un Papa africano.
ATTENTATO
Sono le 17.15 del 13 maggio 1981 ed è terminata da poco l’udienza generale in Piazza San Pietro. Il Papa è sull’auto e saluta la folla quando due spari squarciano l’aria. Giovanni Paolo II si accascia, ferito al ventre, al gomito destro e all’indice. Subito portato al Policlinico Gemelli, viene operato d’urgenza, per più di 5 ore, e gli viene somministrata l’unzione degli infermi. L’attentatore, arrestato, è il turco Mehmet Alì Agca, militante nazionalista dei Lupi grigi. Giovanni Paolo II lo perdona pubblicamente e il 27 dicembre 1983 lo incontra nel carcere di Rebibbia. Ancora oggi non è chiaro chi abbia armato la sua mano. Lo stesso Agca ha raccontato diverse versioni dei fatti. La cosiddetta pista bulgara è quella più accreditata.
IL SEGRETO DI FATIMA
Giovanni Paolo II ha sempre sostenuto che è stata la Madonna di Fatima a salvargli la vita quel 13 maggio. La pallottola che lo ha colpito è ora incastonata nella corona della statua della Madonna. Il 13 maggio del 2000 a rendere pubblica la terza parte del Segreto di Fatima è stato lo stesso Wojtyla, che dopo l’attentato si riconobbe nel «vescovo vestito di bianco» che viene ucciso di cui la profezia riferisce. Ma non è in questo che si esaurisce il segreto, come ha sottolineato Benedetto XVI
«NON ABBIATE PAURA»
Sono parole pronunciate nella Messa di inizio del pontificato, il 22 ottobre 1978, data in cui la Chiesa ne celebrerà la memoria come beato. Durante l’omelia dice «Non abbiate paura! Aprite, spalancate le porte a Cristo». Parole che campeggiano in Piazza San Pietro in una gigantografia realizzata per la beatificazione. Il passo dell’omelia che contiene queste parole sarà parte dell’Ufficio delle letture, come seconda lettura, del 22 ottobre.
TOTUS TUUS
È il «motto» di Wojtyla, che compare nel suo stemma episcopale e che lo accompagna tutta la vita. L’espressione si trova nel Trattato di san Luigi Maria Grignon de Montfort. Wojtyla lo legge per la prima volta a 20 anni e con essa ha vergato ogni prima pagina dei suoi manoscritti.
DIVINA MISERICORDIA
È stato Giovanni Paolo II a introdurre nel calendario liturgico la festa della Divina Misericordia, la domenica dopo Pasqua. Lui stesso è morto il giorno di questa festa e per questo è stata scelta come data per la sua beatificazione. Il culto era stato diffuso dalla suora polacca Faustina Kowalska, che lui volle proclamata beata e santa. Da giovane operaio e seminarista clandestino Wojtyla da suor Faustina imparò a pregare Gesù Misericordioso. La sua enciclica Dives in Misericordia è ispirata da questa devozione.
GIOVANI
Giovanni Paolo II amava i giovani, li cercava, ha saputo rendere interessante Cristo per una generazione appena uscita dai postumi del ’68. Anche per questo i giovani lo hanno amato. E Giovanni Paolo II è diventato per loro non solo un riferimento, un maestro, ma un padre. È lui che nel 1986 ha inventato le Giornate mondiali della gioventù. Li ha chiamati «sentinelle del mattino» e inviati a evangelizzare il mondo. L’ultima notte, l’1 aprile 2005, sotto la sua finestra c’erano i giovani, a cui ha rivolto le ultime parole: «Vi ho cercato e voi siete venuti, io vi ringrazio».
VIAGGI
Con 104 i viaggi compiuti fuori d’Italia in 27 anni di pontificato, Wpjtyla ha fatto tre volte il giro del mondo, toccato 129 nazioni, incontrato i popoli più poveri in Africa e in America latina, entrando nelle capanne e nelle baracche e pronunciando dure parole contro ogni forma di oppressione e di sfruttamento, anche con gesti plateali. Ha incontrato i potenti della Terra, chiedendo il rispetto dei diritti degli uomini. Non ha avuto paura di stringere mani di dittatori come Castro, di apparire a fianco di Pinochet. La Russia e la Cina sono rimasti i grandi desideri mai realizzati. In Italia ha compiuto 146 viaggi.
COMUNISMO
I servizi dell’Est europeo capirono subito il pericolo di Wojtyla Papa, che nel 1979 si recò in Polonia e nel 1980 fu un sicuro alleato del sindacato Solidarnosc appena nato. Dietro l’attentato del 1981 molti vedono proprio i servizi segreti dei regimi comunisti. È giudizio unanime che Wojtyla abbia giocato un ruolo di rilievo nella caduta del Muro. «Non è stato il Papa» ma «il cristianesimo» disse in una intervista alla Stampa nel 1993.
SANTI E BEATI
Sono 482 i santi proclamati da Giovanni Paolo II e 1.350 i beati. Più di quanto sono riusciti a fare i suoi predecessori in quattro secoli. Sulla scia del Concilio Vaticano II, ha indicato agli uomini di oggi modelli di santità ed era convinto dell’efficacia ecumenica dei santi: la Comunione dei santi - diceva - parla con voce più alta di tutte le divisioni tra i cristiani. Tra i vari santi e beati di Wojtyla, la prima africana, Giuseppina Bakhita, e Madre Teresa.
MIRACOLI
A Giovani Paolo II sono attribuiti tantissimi miracoli e grazie, quando ancora era in vita. Sono ben 271 le segnalazioni giunte alla postulazione per la beatificazione. Ma anche Wojtyla ha chiesto e ottenuto un miracolo per sé, o meglio per un’amica, medico e madre di quattro figli, Wanda Poltawska, a cui era stato diagnosticato un tumore. Da vescovo ausiliare di Cracovia scrisse a Padre Pio, che conosceva, e dopo alcuni giorni la donna guarì miracolosamente. Fu Giovanni Paolo II a proclamare prima beato (1999) e poi santo (2002) padre Pio.
PREGHIERA
Pregava tantissimo. Si svegliava all’alba, per pregare. Stava in ginocchio, in adorazione. Tutti quelli che lo hanno visto pregare sono rimasti colpiti dall’intensità del suo rapporto con Dio, tanto che di Giovanni Paolo II si parla come di un mistico.
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