da Roma
Dopo aver messo a disposizione il suo 7% per «liberare i poli dal ricatto delle estreme», dopo aver dato il suo ok al pacchetto sul welfare del governo ed essersi dichiarato pronto a discuterlo e sostenerlo a settembre, dopo aver ribadito che con Berlusconi cè «un minimo comune denominatore», e cioè lopposizione a Prodi, dopo aver riproposto «un governo di responsabilità nazionale» per garantire «un governo serio per il Paese», Pier Ferdinando Casini colleziona schiaffi sia da destra sia da sinistra. Ma non si scoraggia e insiste: «Lunica medicina per curare lItalia è un governo a responsabilità istituzionale, visto che Prodi ha portato lItalia alla paralisi». Quindi: «O si va al voto subito o si fa un governo di responsabilità istituzionale», ribadisce in unintervista al Tg1, rivendicando un ruolo diverso dellopposizione: «Non accettiamo lAventino parlamentare, non siamo belle statuine, una grande opposizione si assume la responsabilità di cercare di influenzare le scelte della maggioranza».
È Prodi il primo a dire no grazie a Casini e alle proposte di aiuto sul voto al welfare. Da giorni ripete che lui è al governo con questa alleanza e non intende certo cambiare. Il no è anche di Clemente Mastella, malgrado il passato comune e lintesa sulle future liste europee comuni. Il Guardasigilli chiude subito con un «adesso non ci sono le condizioni politiche».
Le «estreme» di sinistra sono ovviamente le più dure: «Polpette avvelenate», così definisce il verde Paolo Cento le aperture sul welfare. Gennaro Migliore, presidente dei deputati di Rifondazione, sostiene che a preoccupare è proprio il fatto che Casini condivida in molte parti il protocollo sul welfare: «Se lUdc annunzia il suo voto a favore - sottolinea Migliore - è il migliore argomento a favore della tesi che quellaccordo va modificato, perché evidentemente tutela gli interessi rappresentati da Casini». Anche il capogruppo al Senato del Prc, Giovanni Russo Spena, respinge ogni proposta di Casini e lancia un messaggio a Prodi: «Che nessuno pensi a una sostituzione, perché loperazione sarebbe letale». No grazie senza appello anche da parte dellulivista Franco Monaco, che a proposito dellofferta del 7% dei voti dellUdc per sottrarre i Poli dal ricatto delle estreme è lapidario: «Significherebbe consegnare i Poli al ricatto di un partitino che peraltro il 7% se lo sogna».
Ma anche da destra arrivano una sfilza di no alle proposte di Casini. A cominciare da Gianfranco Rotondi della Dc per le autonomie, che dice no a tutto, dal governo di unità nazionale al soccorso bianco sul welfare: «Io mi posiziono sulla linearità di Casini e del Ccd - replica Rotondi -, che portarono i cattolici a consolidarsi nel bipolarismo». Ipercritico Maurizio Gasparri di An, secondo il quale le offerte di Casini sono utili solo a Prodi per tenere a bada i contestatori interni, ma non serviranno perché «le rotture a sinistra sono evidenti e non risolte». E Umberto Bossi: «Legarsi a chi sta andando a picco non serve a salvarlo, serve soltanto ad andare a picco con lui».
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