Novanta giorni a Milan e Inter per dire ufficialmente se intendono proseguire sul progetto del San Siro bis o archiviarlo. Il dossier - che nei fatti è già naufragato - non può rimanere nel limbo. Il sindaco Beppe Sala ieri in Galleria ha azionato il countdown per i 100 giorni dai Mondiali di scherma che si terranno all'Allianz Cloud e, a margine, ne ha fatto partire uno simbolico per mettere alle strette le squadre. E in particolare il Milan che da un paio di mesi è già proiettato sul progetto del nuovo stadio sui terreni dell'Ippodromo La Maura. L'Inter ha già scritto al Comune un paio di settimane fa, per confermare la volontà di procedere con il nuovo stadio condiviso di fianco al Meazza che è stato oggetto di dibattito pubblico. E Sala ieri ha precisato che «il Milan sa che non è possibile avviare un altro procedimento senza chiudere quello già avviato, quindi scriverò ai club dando un periodo congruo, credo 90 giorni, per consegnarci la previsione del piano economico-finanziario su San Siro o dirci che quel progetto non interessa più». Il passo indietro, ufficiale, del Milan permetterebbe anche al Comune di avviare un ragionamento sul futuro del Meazza. E accelererebbe il piano b rossonero.
Dopo l'ultimo incontro con il proprietario del Milan Gerry Cardinale «non ci sono novità» su La Maura ma «i rapporti con il club sono cordiali» e con i dirigenti «ci parliamo quasi quotidianamente, sanno ho bisogno che mi portino un progetto - insiste Sala -. Finchè non c'è un'idea progettuale è difficile dare un giudizio, per questo invito anche i contrari ad aspettare a esprimersi», e nella sua maggioranza la bocciatura a priori in Consiglio è praticamente totale. «Attraverso un progetto - il messaggio che torna a lanciare al Milan - posso capire ad esempio cosa rimane nei termini di un grande parco pubblico, cosa ricaveremmo in termini di oneri di urbanizzazione». Il parco sud è vincolato ma precisa che «se c'è qualche possibilità di portare avanti l'ipotesi su La Maura dipenderà dal progetto, bisogna costruire il meno possibile, il Milan lo sa benissimo e da quanto mi consta sono anche allineati. Se il punto è realizzare lo stadio e non altro bene, difficile approvare qualcosa di molto costruito». In Galleria per l'avvio del countdown anche il governatore Attilio Fontana, che arrivando ha incrociato il presidente del Milan Paolo Scaroni. Anche Fontana ha incontrato due volte Cardinale. «Scaroni ha presentato una serie di ipotesi per lo stadio Milan che verranno tutte valutate. I club hanno diritto a un nuovo impianto».
Dallo stadio al derby Milano-Torino sulla sede per le gare di velocità su ghiaccio per le Olimpiadi 2026. La Cabina di regia a Roma due giorni fa si è chiusa - battibecco tra il ministro Matteo Salvini e Sala a parte - con il via libera al progetto della pista temporanea alla Fiera di Rho, anche se il voto finale spetta al cda della Fondazione Milano-Cortina che si riunirà martedì. E ieri ha invitato nella sede lunedì prossimo il governatore del Piemonte Alberto Cirio e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo «per raccogliere e discutere dettagli maggiori sulla proposta di utilizzo dell'Oval di Torino». Anche se ha tutta l'apparenza della gentilezza istituzionale, Fondazione tifa l'ipotesi Fiera. «Penso e spero che il cda prenda una decisione definitiva a favore di Milano - ribadisce Sala -. Qualche polemica c'è stata e a volte sono veemente (ha detto riferendosi allo scontro con Salvini, ndr.), le polemiche ora non servono. Ma sono i Giochi di Milano e Cortina, ben venga ascoltare Cirio e Lo Russo, ma se la decisione è razionale carta canta, dal confronto che ci hanno mostrato tra i due progetti Milano è in grande vantaggio. É una questione di principio basata sulla concretezza.
Non vanno sottovalutati gli aspetti organizzativi, a Torino non c'è nulla, vanno realizzati media center, infrastrutture tecnologiche, logistica, sistema di trasporti. Non ha senso ed è venuto fuori con evidenza». Fontana fa asse: «Su Fiera si è fatto un buon lavoro. Che Cirio e Lo Russo vengano a sostenere il Piemonte fa parte dei loro compiti, ci mancherebbe».
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