La palma di città più “smart” d’Italia se la contende con Bologna e Firenze. Dalla emiliana la dividono una decina di lunghezze di vantaggio, qualcuna in più segna il distacco dal capoluogo toscano. Lo dicono i dati - presentati il mese scorso - dell’iCity Rate 2014, che delle sei aree “smart” con cui si calcola il punteggio di ognuna, assegna l’oro a Milano per ben quattro. All’appello mancano solo “governance” ed “environment”, ma il capoluogo lombardo rimane pur sempre “la realtà italiana maggiormente in grado di inserirsi nelle rete internazionali”.
Insomma, la città del Duomo risponde con una certa dignità alle sfide che la modernità le pone. È un dato di fatto. Come un dato di fatto è che sono ancora ben lontane le vette delle “intelligenti” europee. La primazia in casa nostra non si traduce in risultati particolarmente brillanti all’estero e se Londra e Parigi sembrano inarrivabili, anche altri poli urbani continentali ci bagnano il naso. L’unico indice che ci vede nelle prime dieci è il Cities of Opportunity (Pwc).
Ma se i dati che contribuiscono alla definizione di “smart city” sono tanti, proviamo a prenderne in considerazione uno soltanto. Come se la cava Milano se parliamo di trasporti? E costa tanto o poco?
Delle lamentele sul tema si potrebbero riempire corposi cahiers de doléances, ma almeno su un punto - se già non lo hanno fatto - i milanesi dovrebbero ricredersi. Girare in città, da queste parti, non è così tanto caro. Soprattutto se il raffronto lo si fa con altre città europee con cui il capoluogo lombardo ambisce a confrontarsi.
Sgombriamo il campo da un dubbio lecito. Il trasporto milanese non è il meno caro in assoluto e neppure se si prendono in considerazione soltanto le grandi d’Europa. Lo dicono statistiche come l’Indice dei prezzi del trasporto urbano della startup berlinese GoEuro.
Su un campione globale di sessanta città d’interesse, saldamente in cima all’elenco delle meno care si collocano le asiatiche. Nuova Delhi, Mumbai, ma pure Giacarta e Pechino. E indovinare l’estremo opposto del ranking non è onestamente difficile: Londra.
La metropoli britannica non è la più cara in assoluto. Su car sharing e taxi ci sono città che riescono a superarla, ma se parliamo di trasporto pubblico non ha molti rivali né come immagine né per i prezzi.
L’iconica “Tube”, stando ai dati ufficiali, copre 402 chilometri con 270 stazioni, sparpagliate su undici linee diverse. E se prendiamo in considerazione l’intero sistema londinese, il servizio ogni giorno risponde alle esigenze di 24 milioni di viaggiatori. Numeri che difficilmente si possono paragonare con quelli milanesi. Ciò non toglie che negli ultimi anni le possibilità per i cittadini si siano molto arricchite.
Al trasporto pubblico e ai tradizionali taxi (Costosi? Ni. In Europa ci sono città più care) si sono affiancate nuove alternative. Le diverse opzioni spaziano dal car-sharing di servizi come Car2Go e GuidaMi, fino al bike-sharing, senza scordare il colosso Uber e la sua variante Pop. E le prospettive di crescita sono abbastanza interessanti: il prossimo servizio su due ruote potrebbe riguardare le moto.
Molte novità hanno affiancato in poco tempo le tradizionali modalità di spostamento e diverse città sono più care di Milano, ma il capoluogo meneghino potrebbe comunque fare meglio. Il perché è presto detto. Se un biglietto urbano qui costa 1,50 euro, con 20 centesimi in più si potrebbe acquistarne uno a Parigi. Vale un’ora e mezza dalla prima convalida, tanto quanto quello di Atm.
A cambiare - stando a quanto l’indice Cities of Opportunity elabora in base a dati del rapporto Mercer sulla qualità della vita - è l’affidabilità della rete.
La metropoli francese si guadagna il terzo posto in un elenco di trenta città mondiali, alle spalle di Londra e Toronto e testa a testa con Stoccolma, Berlino e Singapore. E Milano? Non si avvista prima del quindicesimo posto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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