«Milano città della cultura Ma l’arte diventi per tutti»

Livia Pomodoro, Presidente del Tribunale di Milano, concilia la sua attività di magistrato con il suo amore per il teatro e la cultura. Da tre anni, infatti, guida lo Spazio Teatro «No’hma», fondato da sua sorella Teresa Pomodoro, scomparsa tre anni fa. Livia Pomodoro, appartenendo ad una famiglia di artisti, la cultura ce l’ha nel sangue: oltre alla sorella Teresa, regista e attrice, Arnaldo e Giò Pomodoro sono suoi cugini e l’arte è sempre stata presente nella sua vita. «Penso che l’arte - dice il magistrato - abbia influito nella mia professione facendomi guardare oltre la punta del mio naso».
Presidente, a proposito di cultura, cosa pensa riguardo a questa bagarre sulla Milanesiana che da anni è il fiore all’occhiello della cultura a Milano?
«Non mi sento di dare dei giudizi riguardo a questa questione. Penso che, comunque, a Milano ci sono molte preziose iniziative, e tra queste anche la Milanesiana. Sono convinta che tutte le iniziative culturali vadano viste in un’ottica di carattere generale, come stimolo e, allo stesso tempo, deve corrispondere un’adeguata attenzione da parte degli Enti pubblici per rafforzare il sistema di offerta culturale, che è già molto ampia, visto il considerevole livello della città di Milano, che è una degna capitale dell’Europa».
Cosa ne pensa di questo nuovo Festival della letteratura di cui si parla?
«Penso che qualunque iniziativa culturale, se autentica, vada sostenuta dagli Enti pubblici, ma anche da tutti coloro che hanno interesse a sostenere delle vere iniziative culturali in una città che è sempre un bene rivitalizzare».
Lo Spazio Teatro No’hma è no-profit con ingresso gratuito e aperto a tutti...
«Sì, lo Spazio No’hma è un luogo aperto a tutti, solidale ed etico, che utilizza le risorse che riceve all’esclusivo scopo di far dono al pubblico con ingressi liberi e gratuiti in ogni e per ogni evento nella convinzione di svolgere un’azione sociale e di vero arricchimento culturale».
Quando tre anni fa ha preso le redini del Teatro No’hma, dopo la scomparsa di sua sorella, ha mantenuto uno stile già intrapreso e che funzionava. Continuerà a mantenerlo?
«Sì, lo abbiamo mantenuto, visto il successo del pubblico. Quest’anno abbiamo fatto un’entusiasmante stagione nella quale abbiamo verificato che il percorso iniziato da mia sorella, Teresa, è stato veramente vincente e adatto al pubblico milanese e ormai anche internazionale. Nello Spazio No’hma hanno luogo performance e concerti di alto livello. Il teatro permette di guardare oltre le barriere, di avere un panorama più ampio nella visione della vita e della realtà umana. Noi continueremo a lavorare con l’aiuto di coloro che ci sostengono. Il nostro è un teatro capace di progettare un futuro in una realtà che per noi è anche quella di costruire un mondo diverso: fatto di bellezza, di armonia, di sogno solidale».
Il Premio Internazionale Teresa Pomodoro quest’anno coinvolgerà una prestigiosma giuria: Frédéric Flamand, oltre a Eugenio Barba, Lev Dodin, Jonathan Mills, Lluis Pasqual, Luca Ronconi. Con lei Presidente della Giuria. Vuole dirci qualcosa in più?
«Il lavoro teatrale che vincerà il Premio, sarà lo spettacolo inaugurale della nuova stagione dello Spazio Teatro No’hma. Il Premio, giunto alla terza edizione, ha come obiettivo quello di contribuire a rivelare e promuovere quelle forme di “teatro dell’inclusione” che immettono le arti sceniche nel cuore delle società, restituendo al teatro il suo valore di esperienza, occasione di crescita e condivisione aperta a tutti i cittadini, senza distinzione di età, classe sociale, sesso e appartenenza geografica. Il Premio è intitolato alla memoria di Teresa Pomodoro, originale ispiratrice e anima di una concezione del teatro aperto alla contaminazione fra le diverse discipline artistiche. Questo affinché il Teatro si faccia ponte per gli esclusi e li renda protagonisti della sua arte, recuperandone la funzione morale che è prima di tutto catarsi, oltre il ruolo mimetico della tradizione aristotelica».
Esiste una metropoli internazionale che può rappresentare per Milano un modello a livello culturale?
«Non bisogna mai adeguarsi ai modelli che sono diversi da città a città e che fanno parte della cultura di ogni popolo in maniera diversa. Semmai bisogna, come accade in ogni campo, essere attenti e sensibili a tutto ciò che ci arriva come provocazione e come spunto di riflessione e da ciò che avviene negli altri paesi e nelle altre città. Milano ha una grandissima inventiva, ci sono molte iniziative anche assai significative. Noi del Teatro No’hma, essendo un Teatro Onlus, cioè non a pagamento, unico teatro esistente al mondo a titolo gratuito, non siamo in competizione con le produzioni teatrali ma volentieri e con entusiasmo collaboriamo con tutti».
Expo potrà giovare a Milano anche nella produzione culturale?
«L’Expo, per tutto quello che rappresenta, è sicuramente un’opportunità da non perdere per questa città, anche a livello culturale. C’è da riflettere anche da un punto di vista mondiale su tutto quello che riguarda l’umanità. Riflettere non significa solo fare dibattiti».
Palazzo Reale, il Pac, La Scala, la Triennale, il Piccolo Teatro, Brera, sono istituzioni che rappresentano la cultura italiana nel mondo, secondo lei?
«Certamente. Ma Milano va considerata anche per altre cose, oltre che per queste Istituzioni, universalmente riconosciute.

Bisogna dare voce, palcoscenico e vetrina a tutti coloro che, non con gli stessi mezzi o con le stesse possibilità, rappresentano ugualmente il futuro del mondo culturale, intellettuale ad artistico di questa città».
Come riesce a conciliare il suo impegno di presidente del tribunale con l’impegno del teatro?
«Con la passione e con il sacrificio».

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