Carta igienica al posto degli assorbenti. E senza acqua e cibo per oltre 7 ore. È successo a una ragazza della Brianza, giunta intorno alle 5 e mezza al pronto soccorso di Vimercate, in provincia di Monza e uscita poco dopo le 13. Dolori lancinanti al basso ventre, una corsa in auto col papà verso l'ospedale e poi l'attesa. Un'ora per la prima visita, poi, dopo i prelievi del sangue, viene invitata ad andare nei bagni per raccogliere l'urina. Cammina a fatica, ha mal di testa e ancora dolore. Non sa a chi deve riconsegnarla, deve cercare, chiedere e solo dopo le sarà data una sedia a rotelle. È il papà a spingerla in una sala d'attesa.
Verso le 8, quando le sopraggiunge il ciclo mestruale «mi sono alzato e sono andato all'ingresso a chiedere un assorbente - racconta il padre che ha deciso di rivolgersi a un avvocato- e mi sono sentito rispondere che non potevo stare lì e che dovevo andare a casa e che vedevano se ne trovavano uno. Ho chiesto se almeno potevo avvisare mia figlia che era senza cellulare, ma me lo hanno impedito dicendo che ci pensavano loro». Il padre racconta che circa un'ora dopo ha risposto a una chiamata proveniente da numero sconosciuto. «Era mia figlia - dice- preoccupata perchè non sapeva cosa mi fosse successo. Mi aspettava da lì a qualche secondo e si era fatta prestare un cellulare da un'altra persona; nessuno l'aveva avvisata. Ed è stata costretta a tamponare la perdita di sangue con della carta igienica recuperata dai bagni».
Non solo. La ragazza, racconta il papà, ansiosa e affetta di tricotillomania che la porta a strapparsi le sopracciglia, non vedendo tornare il padre è andata in panico. «Credo che questo sia un modo incivile di comportarsi. Non mi sembra si possa definire un servizio sanitario di eccellenza».
Molto diversa la versione dell'ospedale di Vimercate, secondo cui «la paziente, maggiorenne, è sempre stata tranquilla e ha tenuto un comportamento collaborativo. Il genitore era invece molto inquieto e ha tenuto atteggiamenti alquanto aggressivi verso il personale». Secondo la ricostruzione della struttura «La giovane donna è giunta in PS alle 5.44 del 9 ottobre, lamentando dolori addominali e un ritardo mestruale di tre giorni.
Le è stato assegnato un codice giallo ed è stata sottoposta a diversi accertamenti. Non è stato consentito, come ovvio in questa fase, di bere e di ricevere un trattamento antidolorifico. È stata tenuta in osservazione e monitorata. Al miglioramento delle sue condizioni, è stata dimessa».
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