Continuano le polemiche, le proteste, le segnalazioni e dibattiti sui social a proposito degli ulteriori 3mila posti tagliati che si aggiungono ai 4mila bambini in lista da attesa da aprile. Ieri centinaia di famiglie si sono viste negare il posto che era stato confermato ad aprile, o non assegnato nemmeno questa volta, in attesa delle eventuali rinunce di agosto. «Si metta nei nostri panni, per un attimo: nel bel mezzo di agosto troveremo, secondo lei una soluzione? In ultimo: ci avete detto basta smartworking, torniamo negli uffici e poi ci costringete a licenziarci (perché di questo si parla) da quel lavoro che magari abbiamo tanto sognato ed a cui teniamo e che, soprattutto, ci permette di condurre una vita dignitosa» scrive una mamma al sindaco.
«Prometto che risolveremo il problema - assicura Beppe Sala in chiara difficoltà su Facebook -. Perché ci stiamo lavorando con estrema serietà. Stiamo vedendo, plesso per plesso, come fare e sono convinto che potremo accogliere tutti. Sarò felice di andare nei nidi e nelle scuole per l'infanzia una per una a settembre». E per i ritardi di cui l'amministrazione ora deve rispondere, il sindaco replica che «come tutti gli amministratori delle grandi città abbiamo dovuto attendere le linee guida del governo che sono troppo vaghe per poter prendere decisioni».
Intanto l'amministrazione ha convocato per questa mattina i sindacati delle educatrici per accelerare la questione. Quello che oggi è certo, da comunicazione ufficiale è che non ci saranno i servizi di pre scuola e dopo scuola.
C'è chi un' idea su come affrontare la questione ce l'ha: Fabrizio De Pasquale capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino propone di ricorrere all'aiuto dei nidi privati, stringendo nuove convenzioni. Questa quanto meno sarebbe la strada più facile e veloce per gestire l'emergenza di settembre. «Da nidi e materne private si possono trovare subito 500 posti convenzionati» che andrebbero aggiungersi ai 1.600 già esistenti. È sicuramente la strada più veloce, in quanto si tratta di strutture già funzionanti: si contano in tutto 300 scuole dell'infanzia private tra materne e nidi per un totale di 6mila iscritti, di cui appunto 1.600 convenzionati. E anche la più economica come sottolinea Deborah Giovanati, assessore a Educazione del Municipio 9 (Milano popolare) che ricorda come se un posto in una struttura comunale costa all'amministrazione 1.300 euro a bambino all'anno, un posto convenzionati ne consta solo 600.
L'altra soluzione sarebbe quella di «ricorrere a prefabbricati: con un censimento di spazi comunali liberi (ex uffici, ex scuole) dove collocare per questo anno scolastico le nuove classi necessarie per il distanziamento - continua De Pasquale - da allestire non solo nei cortili delle scuole ma anche nei giardini pubblici in modo da dare ai bambini dei servizi all'altezza della situazione».
L'altro tema riguarda i nidi comunali gestiti da educatori di cooperative: «Il sindaco, invece che scaricare la colpa sulla Regione e aspettare le linee guida del governo, da marzo avrebbe dovuto occuparsi di reperire personale aggiuntivo necessario a far ripartire le scuole a settembre».
Ritardi su ritardi per De Pasquale anche sulla manutenzione: «Perché non ha usato il lockdown per fare manutenzione di aule che oggi mancano?».
Così i capigruppo delle opposizioni chiedono a gran voce «che l'assessore all'Educazione Laura Galimberti riferisca questo pomeriggio in consiglio comunale. Siamo bloccati da sei sedute sulla modifica del regolamento dei Municipi - attaccano - mentre 7mila famiglie non sanno dove mettere i propri figli a settembre. Eppure agli enti locali viene dato un importante strumento per coinvolgere tutti gli attori presenti sul territorio (statali, comunali, privati profit e non profit) nei Patti educativi di comunità e garantire così a tutti i bambini, ragazzi e studenti una vasta pluralità di scelta educativa, di soluzioni e spazi per scuole di ogni ordine e grado».
Concludono i consiglieri: «Il Pd dice che è impegnato a dare a tutti un posto. Bene: come? Cosa stanno facendo? Vogliamo saperlo e vorremmo poter discutere le nostre proposte in aula, cosa che fino ad oggi ci è stata impedita».
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