Da Assago a Corsico, sindaci contro

Una squadra di amministratori lombardi e dell'hinterland è scesa in campo

Federica Venni

Da una parte c'è Beppe Sala che coordina i sindaci per il Sì: e, anche se il suo nome non compare tra i lombardi sul sito dell'iniziativa «Basta un Sìndaco», durante un recente confronto organizzato dal Foglio al teatro Franco Parenti, ha incassato l'ok del primo cittadino di Venezia Luigi Brugnaro. Dall'altra ci sono Roberto Maroni che il mese scorso ha lanciato un «comitato istituzionale del no con gli amministratori locali» e Forza Italia che il 22 ottobre ha fatto sfilare diverse sue fasce tricolori sotto il palco del Teatro Nuovo di piazza San Babila. Quello che all'inizio pareva un tabù - un amministratore non dovrebbe esporsi - è diventato invece il fulcro di una campagna elettorale che si gioca tutta su quel 28% circa di cittadini che i sondaggi danno come indecisi. Una battaglia che vale la prima fila per chi sostiene il premier, ma soprattutto per chi è convinto che la riforma Boschi, con una modifica del Titolo V molto centralista, penalizzi l'eccellenza lombarda. Passerelle di ministri e sottosegretari a parte, la moral suasion nei confronti di chi non sa ancora da che parte stare, perciò, è in mano ai primi cittadini. Più o meno tutti allineati con il proprio partito di riferimento - con qualche eccezione non dichiarata di chi, nel segreto dell'urna, farà di testa sua - alcuni si sono infilati nella giungla dei comitati per il No, altri si sono affiancati all'establishment renziano.

Cominciamo con i più agguerriti, quelli per il No. Oltre all'iniziativa di Maroni, si sono formati tanti comitati di sindaci soprattutto leghisti divisi per territori. Uno per tutti quello degli amministratori di alcuni comuni che si affacciano sul Po. Riuniti dall'assessore regionale all'Agricoltura Gianni Fava, una decina di giorni fa sono partiti per riempire la platea di Firenze: sono il sindaco di Marcaria (Mantova) Carlo Alberto Malatesta, Giovanni Cavatorta di Viadana, Chiara Cobelli assessore di Guidizzolo e altri. Un altro in prima fila per il No è Matteo Bianchi, sindaco di Morazzone in provincia di Varese: anche lui ha aderito, insieme ad altri sindaci di tutta Italia, ad un comitato contro la riforma.

Un bel gruppetto è formato anche dai sindaci dell'hinterland milanese: Vito Bellomo (Melegnano), Daniela Palazzoli (Cusago), Paolo De Giuli (Motta Visconti), Graziano Musella (Assago), Marco Alparone (Paderno Dugnano), Filippo Errante (Corsico), Marco Ballarini (Corbetta), Marco Segala (San Giuliano Milanese), Paolo Bianchi (Mediglia). Sempre nei dintorni, il sindaco di Telgate, il leghista Fabrizio Sala, ha persino mandato una lettera a tutti i suoi cittadini per invitarli a votare, spiegando loro le ragioni di una riforma che non funziona.

Tra quelli che non si sbilanciano, infine, ci sono il sindaco di Sondrio Alcide Molteni, a cui le opposizioni avevano chiesto di esprimersi per il No, e

il sindaco di Como Mario Lucini: ex margheritino, eletto in una coalizione di centrosinistra non ha mai manifestato però grandi simpatie per Matteo Renzi. C'è chi scommette voterà No e chi invece spera in un Sì democristiano.

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