Israele sarebbe «un mare di merda», guidato da un «governo criminale di un popolo altrettanto criminale». Dichiarazioni insultanti, espressioni rabbiose che sembrerebbero tipiche di uno degli esaltati militanti dei centri sociali più estremisti, e invece devono purtroppo essere attribuite ai trascorsi di un esponente politico che oggi sta giocando una partita importante: Michele Foggetta, candidato sindaco della sinistra a Sesto San Giovanni, secondo Comune del Milanese per abitanti e altrettanto rilevante piazza politica, in particolare in questo momento.
Sesto andrà al voto il 12 giugno e il campo progressista, con i suoi leader nazionali, sta facendo di tutto per riconquistare questo Comune, che tradizionalmente era sempre stato amministrato da giunte «rosse», prima della storica, sorprendente affermazione del centrodestra, 5 anni fa, con Roberto Di Stefano, l'attuale sindaco. E la sinistra, appunto, dopo le primarie celebrate poche settimane fa si affida proprio a Foggetta, che nel voto interno, con un profilo marcatamente di sinistra, ha battuto di misura il candidato Pd.
Eppure, neanche nella «sinistra-sinistra» rappresentata in Parlamento queste posizioni oggi hanno cittadinanza. Sono parole che colpiscono, quelle che spuntano dal passato politico di Foggetta, risalenti ai giorni in cui Israele stava conducendo un'operazione militare contro gli attacchi portati al suo territorio. «Il problema - scriveva Foggetta parlando dello scrittore Roberto Saviano, notoriamente equilibrato sul tema Israele-palestinesi - è che Saviano elogia e difende un Paese incredibilmente irrispettoso dei diritti umani e attacca chi non è d'accordo con lui su questo, accusando di questo sempiterno antisemitismo che non può essere una scusa per giustificare il mare di merda che è Israele». Difficile archiviare il tutto come una uscita estemporanea, visto che i «concetti» tornano (o tornavano) insistititi, a distanza di vario tempo. «Montagna di merda» per esempio, un'espressione che in genere viene usata contro la mafia. O ancora, il riferimento a una «studiata e compiuta apartheid nazista» di cui ai suoi occhi sarebbe colpevole «il governo criminale di un popolo altrettanto criminale».
Nella campagna di Sesto sono già emerse uscite discutibili di Foggetta, e lui - è vero - si è difeso sostenendo che i suoi avversari vanno a «setacciare facebook in cerca di vecchissimi post, frasi estrapolate e strumentalizzate». Questi post o commenti risalgono a diversi anni fa, quando furono anche ripresi dalle cronache locali. Ora Foggetta, interpellato, preferisce non commentare. Ma sa che è nella fisiologia di un confronto democratico scandagliare i vari aspetti di un profilo politico, soprattutto su temi sensibili.
Parlando di futuro, Foggetta, oggi comprensibilmente spiega che il suo obiettivo «è lavorare per una Sesto nuova, bella», ma da segretario locale di Sinistra Italiana, sostenuto da tutti i più importanti esponenti del suo schieramento, sa bene che la sua sfida va molto oltre i suoi propositi da aspirante amministratore civico. Quello di Sesto, a detta di tutti, è un laboratorio. «Dobbiamo dare anche un nuovo governo alla Lombardia - ha confidato lui stesso al Foglio - e Sesto, per il suo valore simbolico e politico, può essere volano della rinascita che tutti auspichiamo». «Un progetto molto competitivo» lo ha definito Giuseppe Conte, che anche da Sesto è passato, per sostenerlo.
Guidando i 5 Stelle, l'ex premier sarà abituato alle intemperanze «antisioniste» dei grillini.
Ma il Pd no, eppure anche Enrico Letta è passato da Sesto, meno di dieci giorni fa, e ha fatto sapere che il Pd «è in grado di costruire un'alternativa credibile al centrodestra attraverso candidati seri, capaci e credibili». L'impressione, da Sesto, è che la strada sia ancora lunga e in salita.
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