Centro per l'invalidità inaccessibile ai disabili: "Io visitato per strada"

L'avvocato Demurtas, malato di Sla, denuncia: "A Milano, dal punto di vista delle barriere per i disabili, la situazione è ridicola"

Centro per l'invalidità inaccessibile ai disabili: "Io visitato per strada"

Era andato al centro medico per la certificazione dell'invalidità. Peccato che Guido Demurtas, 53enne malato di Sla, non ha potuto entrarvi, perché l'ambulatorio non è dotato degli accessi per i disabili.

A raccontare la vicenda è lo stesso protagonista che, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, è affetto da una forma di Sla, che non gli permette più di camminare con le sue gambe. Circa un anno fa, sono comparsi i primi sintomi della malattia e l'uomo ha gradualmente perso l'uso degli arti ma, fino a poco tempo fa, riusciva a spostarsi in bicicletta e percorrere qualche metro a piedi. Da settembre, invece, è costretto a usare la sedia a rotelle. "Così ho scoperto un altro mondo, un'altra città- racconta-Dal punto di vista delle barriere per le persone disabili a Milano la situazione è ridicola". E ricorda di non essere riuscito ad entrare in banca e nemmeno nei bar. Non poteva però aspettarsi di non riuscire ad entrare in un centro apposito per la certificazione dell'invalidità.

Lo scorso ottobre, Guido si era informato per ottenere il riconoscimento dell'invalidità al 60%, per fini pensionistici. Per questo, l'avvocato si era rivolto alla Cassa previdenziale, che lo aveva indirizzato proprio verso quel centro, per effettuare una visita medica di accertamento. Prima di presentarsi alla visita, Demurtas aveva chiesto se l'ambulatorio fosse attrezzato anche per le persone disabili: "No, ma non si preoccupi, la aiuteremo", era stata la risposta del personale. Così, il 7 ottobre, l'avvocato aveva noleggiato un piccolo scooter a quattro ruote e si era recato allo studio medico. Una volta arrivato, però, il personale non è stato in grado di aiutarlo ad entrare: "Probabilmente se fossi stato con una normale carrozzina avrebbero tentato di sollevarmi per portarmi dentro- racconta- ma lo scooter con me sopra era troppo pesante e allora hanno deciso di raggiungermi loro sul marciapiedi". E infatti, quasi immediatamente erano arrivati tre medici "gentilissimi" che avevano iniziato la visita all'esterno della struttura. L'incontro, avvenuto tra gli sguardi incuriositi dei passanti, è durato circa 45 minuti, secondo quanto riferito da Demurtas.

La rappresentante del centro medico, sentita dal Corriere, riconosce che la situazione sia stata "spiacevole" per il paziente, specificando però che solamente in un altro caso "una signora era stata sollevata a forza con tutta la carrozzina".

Ma Alberto Fontana, del direttivo della Ledha non ci sta e ribatte: "Basta con gli accomodamenti, certe giustificazioni non sono più accettabili.

Anche se è privato quello studio offre un servizio pubblico, rivolto a tutti, e questo, di fatto, è un caso di discriminazione. E poi c' è la responsabilità della Cassa avvocati, che dovrebbe verificare con chi si convenziona e tutelare i propri iscritti, soprattutto se stanno vivendo un momento così delicato".

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