Una conferma e una novità. Le elezioni politiche 2022 consegnano alla Lombardia una rinnovata egemonia del centrodestra e il primato di Fratelli d'Italia.
Sono andati oltre le più rosee previsioni, per i vincitori annunciati i risultati della più grande regione italiana, che fra pochi mesi tornerà alle urne per eleggere il Consiglio regionale e il governatore.
FdI arriva al 27,6%, e supera il Pd che resta sotto al 20%. Tranne i tre di Milano (due alla Camera, uno al Senato) i collegi lombardi vanno tutti al centrodestra. Ma Milano fa sempre più storia a sé.
Nel resto della regione è una valanga. Il centrodestra conferma una solidissima maggioranza in Lombardia, e addirittura doppia la coalizione avversaria, quella che fra sei mesi dovrebbe sfidarla per contenderle il Pirellone.
In Lombardia, prendendo a riferimento le tre circoscrizioni del Senato, il centrodestra supera la maggioranza assoluta, attestandosi al 50,4%, mentre il centrosinistra si ferma al 27,1. Anche sommando gli altri due poli (5 Stelle e cosiddetto Terzo polo, cioè il cartello Calenda-Renzi) una «gioiosa» alleanza di tutto ciò che non è centrodestra si fermerebbe comunque sotto la maggioranza, e si sa che le somme in politica non danno mai risultati pieni, anche perché mettere insieme il movimento grillino e il cosiddetto «Terzo polo» oggi appare una missione impensabile, più che impossibile.
Anche nel centrodestra, però, qualche problema politico potrebbe aprirsi. Problemi di «abbondanza», per così dire. Il governatore, Attilio Fontana, ha sempre confermato l'intenzione di volersi ricandidare, ma deve vedersela con la sua vicepresidente Letizia Moratti, che insiste nel proporsi.
Fontana ieri ha commentato compiaciuto il trionfo del centrodestra: «In Lombardia ha ottenuto oltre il 50% - ha fatto notare - conferma che il modello Lombardo, con la coalizione unita, è vincente e garanzia di sviluppo, equilibrio e sicurezza per i cittadini». E il leader leghista Matteo Salvini ha blindato la sua ricandidatura: «Squadra che vince non si cambia» ha detto, ripetendo un concetto che va ripetendo da mesi. «Mi aspetto fiducia e sostegno ad Attilio Fontana». Nell'entourage del governatore si sottolinea che, in qualche modo, tutti i partiti avrebbero dato un qualche «via libera» alla sua conferma, e Fontana si fa forte della sua qualità di mediatore e garante di tutti. FdI però nei mesi scorsi ha ammesso che a Moratti si deve una risposta.
I «pesi specifici» ora sono diversi. In Lombardia oggi la Lega ha meno della metà dei voti di Fratelli d'Italia: 27,6% a 13,9%. Tutto è cambiato, se si pensa che alle Europee 2019 la Lega aveva conquistato uno stratosferico 43% (il 27,4 nel capoluogo) e FdI appena il 5,5%.
Un'altra stagione è iniziata, e in questa sarà FdI a dire l'ultima parola. Ieri Paola Frassinetti lo ha fatto capire apertamente. «È evidente che il nostro peso politico è cambiato e anche alla luce di questo spero ci sarà un tavolo a breve - ha scandito - perché bisogna trovare subito un candidato forte». Interpellata in conferenza stampa sul dualismo Fontana-Moratti, la deputata milanese rieletta alla Camera: «La nostra nuova posizione inciderà sicuramente - ha poi spiegato - noi ci mettiamo a disposizione della persona che la coalizione riterrà possa più facilmente vincere.
Potrebbe anche essere il presidente uscente, che abbiamo sempre appoggiato senza nessun problema». E in effetti, il leader lombardo di FdI, Ignazio La Russa, poi ha smorzato: «Ci siederemo - ha sottolineato - e discuteremo di tutte le Regioni partendo da coloro che sono già presidenti come Fontana per la Lombardia».
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