R iforma della sanità lombarda: alcune proposte e il voto del 4 dicembre
Premessa: sono uno di quelli che la riforma sanitaria lombarda l'ha scritta e ci crede fortemente, precisazione non da poco visti i diversi interventi letti in questi giorni che vogliono mettere più in evidenza i difetti (presunti) che non i pregi. E' ovvio che ci vorrà tempo per vedere messo in atto il cardine della riforma stessa ovvero l'integrazione vera tra ospedale e territorio che sembra facile a dirsi ma poi nell'operativo, dopo poco meno un anno, vede numerose difficoltà nell'attuazione.
Ad oggi la popolazione ha ancora una visione ospedalo-centrica poiché da un lato ha difficoltà a trovare risposte sul territorio e dall'altro sono aumentate le esigenze (povertà, immigrazione) e non si sono ancora compiuti atti forti in tal senso, motivo per cui chi sta soffrendo realmente sono gli ospedali pubblici che a fronte di riorganizzazioni strutturali a iso-risorse non vedono diminuire ma anzi incrementare le richieste di intervento scontrandosi inesorabilmente con i budget.
Però è indubbio che a distanza di un anno bisogna accelerare in vista anche di quello che potrà accadere se dovesse vincere il si al referendum, ovvero un maggiore centralizzazione delle funzioni di governance a Roma (elenco dei DG, ruolo della CONSIP, etc.) con un indubbio rischio di tenuta della nota qualità delle cure in Lombardia: lo scivolamento al 20 posto del nostro sistema sanitario italiano nel mondo infatti preoccupa.
Basta piagnistei facciamo invece proposte costruttive.
1. Abbiamo bisogno di atti forti e precisi: avere il coraggio di fare scelte a volte impopolari: come è scritto nella Legge dobbiamo qualificare le aziende ospedaliere garantendone le eccellenze e non tutti i presidi necessariamente devono o possono fare tutto, ciò è solo uno spreco di risorse ( come si era iniziato a fare per le alte specialità). I direttori delle ATS devono su questo dare indirizzi più precisi e i direttori delle ASST fare scelte precise nei POA che in questi giorni stanno elaborando o presentando.
2. Aprire un vero tavolo di confronto con i Medici di medicina Generale: l'integrazione Ospedale-territorio e le cure primarie (codici bianchi e verdi) non si realizzeranno mai se non coinvolgiamo questi ultimi: la gente continuerà ad andare in ospedale anche per piccole cose. A Milano sta diventando un vero problema.
3. Più attenzione agli anziani fragili anche nella organizzazione strutturale delle ATS: se oggi a Milano e abiti in zona 9 e devi avere l'autorizzazione per l'esenzione dei pannoloni, l'anziano per andare in via Ippocrate deve cambiare tre mezzi di superfice, con l'ufficio rigorosamente aperto dalle 8.30 alle 12.30 e nulla online. Alla fine fa prima a pagarseli di tasca propria. Facilitare e semplificare gli accessi
4. Attenzione a quello che accade negli ospedali pubblici soprattutto in quelli dove abbiamo previsti gli accorpamenti! Abbiamo visto c'è malcontento tra i medici ora stretti tra budget e riorganizzazione: quando abbiamo scritto la legge volevamo snellire i processi burocratici anche con una cura dimagrante (ragionevole) del personale amministrativo: questo non è accaduto, anzi (vedi i RICCA) si sono moltiplicati e quindi gli interlocutori che prendono decisioni sono diventati di più e poi assistiamo quotidianamente i Direttori Generali, sanitari, amministrativi che corrono tra un Ospedale e l'altro e il comparto che li inseguono negli appuntamenti! snervante per tutti con rallentamento dell'operatività.
5. Aprire alle RSA più spazio di integrazione e collaborazione con gli ospedali: anche per le cure primarie sul territorio come era nell'idea dei PRESST nella legge
Sono solo alcuni spunti di dibattito e riflessioni propositive spinte dal tentativo in atto di cercare di sminuire l'impatto positivo che
sicuramente la riforma a regime potrà avere ma anche di stimolo a intervenire a chi questa riforma l'ha fortemente voluta e ci ha creduto sin dall'inizio*direttore dell'unità operativa di cardiologia dell'Asst santi Paolo e Carlo
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