Cocci, materassi e latrine. Il centro profughi sotto casa

I residenti di zona Greco e Martesana sono esasperati L'assessore: "Da venerdì squadre di migranti-spazzini"

Cocci, materassi e latrine. Il centro profughi sotto casa

«Non ci sentiamo più a casa nostra», «è un'invasione», «siamo preoccupati per la salute dei nostri bambini». Flash dal faccia a faccia tra i residenti della zona Greco-Martesana e l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino sull'emergenza profughi nel quartiere. Il centro di accoglienza di via Sammartini da inizio maggio si è trasformato da hub che ospitava i «transitanti» - chi sbarcava in stazione Centrale per sostare qualche giorno a Milano e riprendeva il viaggio verso il Nord Europa, anche 500 persone a notte nei picchi estivi - a struttura di «seconda accoglienza», dove può entrare solo chi ha titolo e non, ad esempio, chi è stato assegnato dal Ministero dell'Interno ad altre regioni ma ha deciso di propria sponte di spostarsi nella città dove il Comune marcia allo slogan «niente muri» e «nessuno è illegale». L'ex hub è diventato un centro a numero chiuso, non più di 130 ospiti a notte. Ma il caos si è spostato a qualche centinaio di metri, lungo la Martesana, nei giardinetti di Greco o di Cassina de'Pomm. L'esasperazione sta nei commenti della gente seduta al tavolo con Majorino. Parlano di installazioni non di design, ma di materassi usati nella notte e poi accatastati in luoghi dove vanno a passeggiare le mamme coi figli piccoli. Di bambini costretti a vedere al parchetto o sotto casa il brutto spettacolo di gente che urina o defeca in pubblico in pieno giorno, «col rischio di problemi igienico-sanitari». Un cittadino è costretto a subire ogni giorno scene di degrado e disturbo della quiete sotto il balcone, «non ho neanche un percezione di pericolo - premette - ma è come se si fossero appropriati di casa nostra, e non hanno il minimo rispetto. Arrivano con le buste dei pasti fornice dal centro di accoglienza, lasciano i rifiuti ovunque, cocci di bottiglie che rischiano di fare male o bucare le gomme delle biciclette». A creare problemi al quartiere evidentemente non sono soltanto gli immigrati «rimbalzati» da via Sammartini, o chi rifiuta il posto letto lì o in altri centri messi a disposizione dal Comune (anche a chi non ne avrebbe diritto, pur di evitare i bivacchi notturni). Alla Fondazione Arca che gestisce l'ex hub i residenti chiedono ad esempio di anticipare il coprifuoco. Gli ospiti devono rientrare entro mezzanotte. Ma con le sere estive ascoltano musica ad alto volume, improvvisano partite di pallone, disturbano, spesso scattano risse ed è costretta ad intervenire la polizia. C'è chi chiede almeno di «educarli a pulire» e l'assessore anticipa che da domani proprio in zona Martesana squadre di migranti volontari faranno le pulizie in alcune giornate, «da settembre avremo un servizio continuativo, con disoccupati retribuiti con borse lavoro e profughi volontari, le concentreremo nelle zone dei centri di accoglienza, sicuramente tra Centrale e Martesana». Viene accolto come un contentino.

Majorino fa presente che la situazione rispetto a qualche settimana fa «è già migliorata», da bivacchi di cinquanta persone nei giardinetti a una decina nelle ultime quattro notti, ma viene smentito dai residenti. «Purtroppo - ammette - si è concentrata in questa zona na galassia su cui il Comune non ha competenza, migranti che dovrebbero rimanere in altre città o regioni o immigrati a cui è stato rifiutato l'asilo, sono irregolari, ma non vengono rimpatriati. La competenza è della prefettura ma noi non ci voltiamo dall'altra parte, siamo presenti coi vigili e Amsa ogni giorno, faremo di più perchè è evidente che non basta».

Il presidente del Municipio 2 Samuele Piscina (Lega) rimarca che limitare gli ingressi nell'hub «non ha risolto i problemi, li ha solo spostati», e sollecita un tavolo anche tra residenti e prefettura e con l'assessore alla Sicurezza Carmela Rozza.

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