Colpo grosso in villa: porta via un milione, incastrato dall'impronta

Forzata la cassaforte con gioielli e gli orologi ma il ladro si tradisce. Ora caccia ai complici

Colpo grosso in villa: porta via un milione, incastrato dall'impronta

Incastrato da un'impronta digitale. E tradito da quel viaggio a Miami due giorni dopo il «colpo grosso», lui che aveva precedenti per droga ma non aveva un lavoro. I carabinieri di Sesto San Giovanni lo hanno arrestato dopo dieci mesi di indagini, ora cercano i suoi complici. In carcere è finito Michele Perla, 31 anni. Nella notte tra il 9 e il 10 gennaio scorsi è entrato in una villa di via Po a Cormano. Ha divelto la cassaforte e portato via un bottino a sei zeri: un milione di euro su per giù in gioielli, oro, brillanti, Rolex e altri orologi griffati. Il giovane è accusato di furto.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, riportata nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Valerio Natale, il ladro è stato molto abile. Ha scassinato una grata e una finestra che danno accesso al locale lavanderia nel piano seminterrato. Qui ha forzato la cassaforte blindata, dopo aver messo fuori uso il sistema di allarme. La società di vigilanza ha registrato per ben tre volte un segnale sospetto dopo le 22 del 9 gennaio. Ma la pattuglia che ha perlustrato il perimetro esterno della villa non si è accorta di nulla. Quando i proprietari sono rientrati dalla vacanza al mare, si sono accorti del furto e hanno denunciato. Sono intervenuti i carabinieri della Stazione di Cormano e, per i rilievi, quelli della Sezione investigazioni scientifiche di Milano. Così la scoperta chiave: proprio sulla superficie interna dell'intelaiatura della finestra divelta spiccava chiara un'impronta digitale. Che dopo i confronti è risultata essere quella del pollice sinistro di Perla. È probabile che nel tentare di forzare l'ingresso il giovane abbia avuto un momento di distrazione, togliendosi un guanto o toccando la superficie. Il resto l'hanno detto i tabulati telefonici, secondo cui il cellulare dell'indagato si è trovato a pochi metri dalla casa delle vittime fino a mezz'ora prima del colpo. Per poi rimanere spento durante l'azione e fino alla mattinata del giorno successivo.

I ladri, perché è certo che Perla non era solo, sapevano molte cose. Che il proprietario era assente, soprattutto che la cassaforte si trovava nella lavanderia (non sono neppure saliti agli altri piani della casa), fatto quest'ultimo conosciuto solo dai membri della famiglia. Che dentro infine c'erano tanti oggetti preziosi. È presumibile quindi che della banda abbia fatto parte una «talpa», qualcuno che per un motivo specifico sia entrato in contatto con le vittime del furto. Chissà se adesso il 31enne farà i nomi dei suoi complici, finora rimasti senza volto nonostante le ricerche. Non c'è traccia neppure della refurtiva: pare sia già stata almeno in parte piazzata.

Il ragazzo arrestato non ha alle spalle un profilo criminale di rilievo, se si escludono le frequentazioni di certi ambienti malavitosi della Comasina. Per il giudice però, contro di lui c'è un «quadro indiziario gravissimo» e ha messo a segno un furto studiato e organizzato «con professionalità».

Inoltre con gli altri della banda conosceva una rete capace di smerciare i preziosi rubati, non così facili da rivendere. «Capacità criminale non comune», con i «caratteri della serialità» gli attribuisce il gip, che lo spedisce in cella.

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