Almeno 500 milioni di extra costi per il gas tra gennaio e giugno (+424,66%), circa 1,84 miliardi più per l'energia elettrica (+163,97%). L'area Qualità Ambiente e Energia di Confcommercio Milano ha elaborato il trend di crescita della spesa di luce e gas tra gennaio e giugno 2022 e le cifre sono spaventose. «Numeri allarmanti - sottolinea il segretario generale dell'associazione dei commercianti milanesi Marco Barbieri -, che non tengono ancora conto delle possibili conseguenze del conflitto in Ucraina ma che delineano un orizzonte molto cupo se non si interverrà per tempo. Non c'è bisogno di ricordare che questi rincari impattano poi su prodotti e servizi, anche di prima necessità. Ecco perchè servono misure urgenti ed efficaci, sul breve e sul lungo periodo». Barbieri porta due esempi simbolici. Un albergo a 5 stelle che nel gennaio 2021 spendeva 11mila euro per l'energia si è visto recapitare un anno dopo una bolletta da 36mila euro, tre volte tanto. Un panificatore pagava 1.600 euro e a gennaio 2022 si è trovato a spendere tra i 3.600 e 3.800 euro. «Il commercio milanese secondo le nostre stime avrà un carico di 1,8 miliardi in più sull'energia nel primo semestre ed è ancora esclusa la situazione del conflitto internazionale che avrà altre conseguenze pesantissime». Tanto per citare, l'Ucraina è considerata il granaio d'Europa, il 70 per cento delle farine arriva da lì.
Pandemia, caro-bollette e ora anche la guerra Russia-Ucraina. «Sono i tre fattori drammatici che mettono a rischio la ripresa del commercio milanese» ammette Barbieri. «Stavamo rialzando la testa dall'emergenza Covid, visto che i contagi diminuiscono - continua -, e ci siamo trovati a fare i conti con il tema dei rincari di energia e gas e ora con il conflitto internazionale che inciderà in modo pesante sull'economia milanese e i consumi». Qualche cifra? L'export Lombardia-Russia nel periodo pre Covid valeva circa 3 miliardi di euro all'anno, solo tra Milano e Russia circa 1,4 miliardi. Bisogna aggiungere lo scambio con l'Ucraina, che «valeva circa la metà»».
Gli effetti su turismo e shopping. A Milano fino al 2019 - prima della pandemia - arrivavano circa 190/200mila turisti russi all'annp, accolti con il tappeto rosso dalle boutique visto che lo scontrino medio era di circa 2mila euro. Una fetta di turismo super ricco che mancava già da due anni e che data la situazione non si recupererà nel breve termine, anche per lo stop ai voli. «Fatta 100 la spesa di un turista russo in Italia - spiega -, il 39% ricadeva su Milano, era la prima città italiana, seconda Roma».
I commercianti «devono cercare di sopravvivere - ribadisce Barbieri -. Si rischia un aumento dei prezzi ma, a catena, anche un calo dei consumi». Bar, ristoranti e negozi guardano con attenzione anche al primo di aprile, quando finirà lo stato di emergenza. C'è la «variabile smart working», si capirà quante imprese manterranno alta la possibilità di lavorare a distanza, con accordi aziendali interni, o se Milano tornerà a ripopolarsi dal lunedì al venerdì. «Sappiamo che la pandemia ha accelerato processi lavorativi diversi - premette il segretario generale di Confcommercio, ma abbiamo detto più volte che Milano è sempre stata una città viva ed attraente, non possiamo pensare di continuare a fare a meno di 600mila lavoratori pendolari durante la settimana». Un occhio al tema caldo delle baby gang e della malamovida. «La violenza giovanile è aumentata ma mi auguro che il ritorno alla normalità faccia rientrare anche questo fenomeno.
Durante la pandemia c'è stata una carenza di socialità, il disagio giovanile si è acuito e anche la chiusura di discoteche e altri luoghi del divertimento controllati - sottolinea Barbieri- ha fatto sì che i ragazzi si riversassero nelle strade, la situazione era diventata incontrollabile». Disco e locali di musica dal vivo - con bodyguard o servizi di sicurezza - hanno riaperto le porte da metà gennaio dopo un lungo lockdown.
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