La campagna elettorale è partita. La data non dovrebbe essere lontana - si dice febbraio - e i candidati sono in campo. Manca solo quello del Pd, e il ritardo è indice di una difficoltà interna del partito, ma questa non è una novità.
La notizia del giorno è l'investitura definitiva di Attilio Fontana, presidente uscente, leghista e candidato del centrodestra. Dopo l'ok della Lega e Forza Italia, l'ultimo via libera, quello di Fratelli d'Italia, è arrivato ieri con un breve comunicato firmato dalla coordinatrice regionale Daniela Santanchè, che ha espresso «massima stima» per Fontana e «per il lavoro di qualità che sta portando avanti» annunciando «una riunione con gli altri coordinatori regionali delle forze di centrodestra per avere un confronto comune e condiviso per arrivare all'ufficializzazione della ricandidatura di Fontana». Anche «Noi con l'Italia-Noi moderati», sigla che si è presentata alle politiche come quarta gamba della coalizione, è d'accordo.
Dopo tanta attesa, Fontana arriva al voto rinfrancato da quest'ultima settimana. Prima ha visto escludere dalla corsa alla nomination del centrodestra la sua vice, e antagonista, Letizia Moratti - che si è dimessa quando ha capito che la scelta non sarebbe caduta su di lei - poi ha potuto finalmente nominare quale nuovo assessore alla Sanità Guido Bertolaso, medico, ex capo della Protezione civile e superconsulente della Regione (a 1 euro) proprio nella guerra contro il Covid, prima da artefice dell'ospedale in Fiera, poi da coordinatore di una campagna vaccinale che aveva difficoltà a ingranare e poi ha decollato come modello.
A Palazzo Lombardia, ieri è stato anche il giorno di Fabrizio Sala che torna a fare il vicepresidente. Ed è stato soprattutto il giorno in cui Fontana e Bertolaso hanno fatto la loro prima uscita insieme in questa nuova veste. «Non c'è due senza tre» hanno scherzato, mostrando grande sintonia. Bertolaso ha escluso di avere ambizioni politiche, «altrimenti avrei fatto il sindaco di Roma», ma è chiaro che la sua presenza alla vigilia del voto ha un significato particolare, per ciò che ha rappresentato e rappresenta. Non a caso ha ripercorso proprio la drammatica fase dell'emergenza pandemica. Era stato chiamato il 14 di marzo per realizzare l'ospedale della terapia intensiva, alla vecchia fiera, e per farlo si è pure contagiato, ma portando fino in fondo la sua missione. L'allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non si è fatto vedere in Lombardia fino al 28 aprile, ma soprattutto ha latitato il suo governo, che pure le risposte doveva darle. «Quello che è successo in Italia non può passare sotto silenzio - ha scandito Bertolaso - Quello che è successo in Lombardia non può e non deve essere dimenticato. Ho visto, in silenzio, lavorare medici e infermieri spesso senza mascherine». «In emergenza - ha sottolineato il neo assessore - è lo Stato nazionale a doverli fornire. Oltre a chiudere persone in casa, il Governo non ha fatto nulla». Per il nuovo assessore al Welfare, dunque, tutto ciò è sufficiente a giustificare la richiesta di una Commissione di inchiesta che faccia luce sul «perché tutto questo è accaduto».
«La Lombardia è stata lasciata sola - ha
concluso - Non ho visto ministri in Lombardia, come qui non ho visto altri vertici dello Stato preposti all'emergenza. Ho visto solo video conferenze. Ma non è con i collegamenti via internet che si risolvono i problemi».
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