La fuga, la strada, i furti: un altro colpo del bimbo rapinatore

Il piccolo Bilal ancora in azione, arriva l'ennesimo fermo. Forte del fatto di non poter essere imputato per i sui reati, il baby rapinatore continua a colpire

La fuga, la strada, i furti: un altro colpo del bimbo rapinatore

Non c'è fine alle "prodezze" del giovane Bilal, il rapinatore marocchino di 12 anni che ha ormai preso in ostaggio la città di Milano, sicuro di riuscire sempre a cavarsela senza subire conseguenze per i suoi furti. La sua giovanissima età, infatti, lo rende non imputabile.

Il baby rapinatore ancora in azione

Comparso ancora una volta in zona stazione Centrale, uno dei suoi "terreni di caccia", il ragazzino è stato nuovamente sorpreso ieri, martedì 18 ottobre, dagli uomini in divisa. Bilal aveva appena rubato un orologio da circa 300 euro a un turista malesiano in piazza Duca D'Aosta dopo averlo aggredito insieme a un 18enne libanese. I carabinieri hanno fermato lui, il 18enne e altri due giovani marocchini, un 24enne e un 16enne (poi risultato almeno 19enne all'esame auxologico). Questi ultimi avevano derubato un turista indiano di 36 anni, strappandogli dal collo una collana d'oro del valore di 3mila euro.

I tre maggiorenni, il libanese e i due marocchini, sono finiti al San Vittore, mentre Bilal è stato nuovamente segnalato al tribunale dei minori di Milano e poi accompagnato in una comunità, da cui si spera non riesca ancora una volta a fuggire.

Solo a Milano una decina di colpi

Bilal sembra inarrestabile. In questi giorni si è sentito spesso parlare di lui, essendo più volte stato sorpreso e catturato dalle forze dell'ordine. Grazie alla propria età, tuttavia, il baby rapinatore è sempre riuscito a scamparla e a tornare in libertà.

Solo nella città di Milano sono quasi una decina i colpi commessi, a partire dal furto di un Rolex Daytona da 27mila euro in via Manzoni. Poi c'è stata l'aggressione ai danni di una ragazza in corso Buenos Aires, a cui aveva strappato una collana. Fermato dai carabinieri del nuleo Radiomobile, il 12enne aveva raccontato di far uso di droghe (Rivotril) e di avere la scabbia. Il trasferimento in ospedale si era poi concluso con l'ennesima fuga da parte del ragazzino.

Bilal ha poi continuato a far parlare di sé. Forte della propria posizione, ha proseguito con le sue scorribande. L'altro giorno i carabinieri lo hanno fermato in piazza duca d'Aosta. Il 12enne aveva con sé la videocamera di una coppia di turisti giapponesi, oltre che il cellulare e la carta di credito sottratti a un'altra vittima. Ancora una volta, i militari hanno solo potuto informare il tribunale dei minori. Poi il colpo avvenuto ieri notte.

Un ragazzino arrivato dal nulla

Bilal, così dice di chiamarsi il ragazzino, è stato un po' ovunque. Prima di raggiungere il capoluogo meneghino, è stato in Campania, poi in Lazio. Quindi a Torino e infine a Genova. Ogni volta è riuscito a fuggire dalle comunità a cui veniva affidato.

Il 12enne (l'età è stata confermata dagli esami condotti sulle ossa del polso) sembra comparso dal nulla. Non ha famiglia, né documenti. Le sue impronte digitali non sono mai state censite a Lampedusa, dunque non sappiamo neppure come sia arrivato in Italia. Anche per quanto concerne la sua nazionalità ci sono dubbi. Dice di essere marocchino, ma chi può asserirlo con certezza? Una cosa è sicura: avendo solo 12 anni, per la legge italiana non è imputabile.

La posizione della Lega

Ragazzino o no, Bilal resta in ogni caso un problema per la sicurezza cittadina. Per quanto sia interesse di tutti dargli un'educazione e una vita migliore (si tratta di un bambino), certi comportamenti non sono accettabili. Dura la posizione di Max Bastoni, consigliere regionale della Lega, intervenuto sul delicato tema dei crimini commessi dai minori non accompagnati. “Il caso del baby rapinatore nordafricano di 12 anni protagonista di 12 rapine in un mese dimostra che il sistema di accoglienza è completamente fallimentare" afferma il rappresentante del Carroccio. "Solo a Milano di 1.400 procedimenti aperti al tribunale dei minori solo 800 risultano inseriti in comunità da cui molti entrano ed escono per delinquere, per poi una volta riconsegnati fuggono indisturbati. Tutto a spese dei contribuenti" aggiunge.

“Dietro la maschera ipocrita dell’accoglienza si cela un pericolo costante e oramai incontrollato. Chi arriva sulle nostre coste finisce per entrare in un contesto paracriminale da cui mi pare difficile porre rimedio nell’immediato”, continua Bastoni. “Trovarli è difficile se non impossibile ma intanto il conto lo pagano i milanesi e i turisti. L’accoglienza diventa un alibi per subire i reati. Bel modo di intendere la società. Il sistema delle comunità è un fallimento da cui non sono esenti da colpa Comune di Milano e magistratura. Un copione già scritto. Basta pietismi, se non si è in grado di garantire sicurezza rispediamoli al mittente" conclude.

A questo punto gli manca solo

l’Ambrogino d’Oro vista la sua predilezione per gli orologi in metallo prezioso. Beppe Sala ci faccia un pensierino e glielo conceda” ha dichiarato con amara ironia Luca Lepore, capogruppo Lega al Municipio 2.

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