Marco Piuri, amministratore delegato di Trenord, qual è la situazione del trasporto ferroviario in Lombardia dopo il cataclisma del Covid?
«Ci sono segnali di ripartenza. Oggi i passeggeri nei giorni feriali sono circa 400mila, siamo al 60% circa dei livelli 2019, con un fenomeno interessante: nei week-end siamo già tornati ai dati pre-Covid. Nella mobilità legata a lavoro e studio, quindi, c'è una fase di assestamento, ma quando le persone si possono muovere, nel tempo libero, allora lo fanno. Resta il tema di quanto tempo ci vorrà per tornare al «prima». Noi non pensiamo che sarà una cosa veloce. C'è da capire, poi, come le aziende si organizzeranno».
Come lo capirete?
«Intanto, abbiamo dei modelli di proiezione, quelli usati in questo periodo ci hanno preso. E stiamo cercando di costruire anche un'interlocuzione col mondo associativo. Poi ci sono i tavoli con prefettura e altri enti, a partire dai dati sanitari. E abbiamo lavorato a progetti, come Mobility as a community per diventare interlocutori di funzioni che determinano gli spostamenti».
Di quanto sono scesi i passeggeri in questi mesi?
«Il minimo è stato 90mila passeggeri al giorno nel primo lockdown. Ma per noi il 75% degli spostamenti avveniva entro i 10 chilometri, e lì la ripresa è più veloce che nella lunga percorrenza. Se vivo in Lombardia e devo andare a Milano continuerò ad andare».
Cosa è cambiato?
«La limitazione dei posti è stata eliminata da poco, ma i passeggi esitano ancora. C'è da recuperare fiducia e credibilità, anche perché abbiamo subito una campagna negativa, infondata, sul contagio nei mezzi pubblici, ma gli studi dimostrano come il trasporto sia uno dei luoghi meno a rischio».
Il bilancio come va?
«È un problema. Dai biglietti incassavamo 360 milioni e siamo scesi a poco meno di 160, ne sono mancati 200 su 800. Ci sono le compensazioni governative per 80, importanti ma parziali. Quest'anno stessa cosa».
I treni hanno viaggiato meno durante l'emergenza?
«Nel 2021 stiamo girando al 100%. Abbiamo ridotto nel lockdonwn, poi abbiamo riconfigurato un po' l'offerta, ma con treni più capienti. Ora come percorrenza siamo ai livelli 2019».
Il programma per l'acquisto di treni nuovi procede?
«La Regione ha messo risorse per 222 treni. Ne abbiamo 400, alla fine ne avremo 500. Il percorso va avanti, con qualche ritardo dovuto allo stop. I treni stanno entrando, nel 2025 Trenord avrà una flotta nuova per metà. Poi va detto che la qualità non del servizio non dipende solo da noi, ma dove ci sono treni nuovi il servizio migliora, e anche la puntualità».
Anche la sicurezza?
«Treni nuovi consentono una maggior sorveglianza. Poi noi riteniamo che il tema del biglietto, che genera problemi e disordine a bordo, debba essere risolto a terra. Pensiamo a squadre per fare un filtro».
Riscontrate un aumento di violenza e vandalismi?
«Sì, i treni meno frequentati diventano terra di nessuno. C'è un incremento rilevantissimo di atti vandalici, un salto di qualità, con bande organizzate, non ragazzini annoiati. E le aggressioni, non aumentate nel numero, si sono aggravate».
Gli scioperi come vanno?
«Lo sciopero è un diritto, ha un valore enorme, è una cosa seria, da maneggiare seriamente. C'è chi proclama uno sciopero al mese, la domenica, giorno in cui non ci sono fasce di garanzia. Io trovo anacronistico che non ci sia questa tutela degli utenti. Faccio fatica a capire anche le ragioni dello sciopero».
Il tema riders?
«Il problema c'è, in alcuni orari e direttrici. I posti per le biciclette sono limitati, noi abbiamo avuto corse prese d'assalto con 50 bici, spesso accatastate, il biglietto non lo facevano e soprattutto c'erano problemi di sicurezza. Abbiamo video pazzeschi. Abbiamo provato a mettere una toppa. Ora stiamo discutendo per trovare soluzioni».
Le bici sono benvenute a bordo, penso a «Fili».
«Abbiamo rapporti positivi con le associazioni e lavoriamo con le comitive, sì. Fili è un progetto importante, che dice bene quel che vogliamo essere: c'è un asse da Cadorna a Malpensa, Fnm ne farà il centro di una rigenerazione urbana con ciclabili e verde».
Cosa sarà Trenord? Dopo il Covid sarà più faticoso?
«Trenord vale 1,6 miliardi. Per ogni euro pubblico ne restituisce 3 diretti e 5 indiretti. Vogliamo far capire che siamo elemento di sviluppo e ripresa.
Guardi, è stato faticoso, anche se per fortuna io non ho vissuto il dramma del Covid personalmente, ma abbiamo lavorato tanto, facendo cose che sarebbero state inimmaginabili, sono venute fuori forze ed energie, abbiamo imparato molte cose e altrettante ne abbiamo messe in cantiere».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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