Gita enologica a La Morra patria di Barolo e brasato

Anticamente era zona di pastorizia oggi, a ogni curva, una locanda diversa accoglie turisti più gastronomici

Gita enologica a La Morra patria di Barolo e brasato

Roberto Perrone

Uno splendido colle da cui si spazia su montagne, colline e pianure. E su tanti vigneti. Ma, agli albori della sua storia, quando gli abitanti di Alba Pompeia cominciarono a dissodare le colline, questo borgo non era la capitale di uno dei grandi vini nobili d'Italia, il Barolo, ma un villaggio di nome Murra, che significa recinto delle pecore. Evidentemente le residenti di allora. Molto vino è passato nelle botti. Saliamo verso La Morra per un weekend con vista sui vigneti. Il viatico al Viaggiatore Goloso lo offre Massimo Camia. Dovunque ti giri vigneti, in tavola una proposta che valorizza il territorio ma anche il buono che c'è, ovunque: «nuovo» tonnato; plin di caprino; cilindro di gallinella e cima di rapa; raviolo di coniglio e peperone; risotto al Barolo con midollo di vitello. Trionfo con la mitica faraona croccante in doppia panatura con cipollotto caramellato.

Salendo verso il colle, ecco la frazione dell'Annunziata con la chiesa della Santissima Annunziata. Il convento benedettino risalente al XII secolo è stato il primo nucleo abitativo di La Morra e la chiesa era dedicata a San Martino. Di quell'epoca restano l'abside, la piccola cappella laterale con frammento di affresco, il campanile in pietra e mattoni. Nel XVII secolo, dopo un radicale restauro, venne intitolata la chiesa alla Santissima Annunziata. La pala centrale raffigura la Madonna dei sette dolori. Nel pavimento, una stele funeraria romana. La salita è faticosa, non tanto per il dislivello, quanto perché a ogni tornante si incontra una locanda. All'Osteria Veglio cucina classica interpretata in modo brillante: vitello tonnato, lingua di vitella; bietole e bagnetti tradizionali; insalatina di cappone di cascina, carciofi, tajarin al ragù e gli agnolotti del plin al sugo d'arrosto, finanziera. In conclusione un bel tiramisù.

Più avanti, ospitata da un moderno resort, l'Osteria Arborina è il cuore dell'attività di Andrea Ribaldone, cuoco simpatico e ubiquo che cura anche il ristorante milanese di Identità Golose. Qui il cuoco milanese (di nascita, ma con sangue piemontese) sintetizza perfettamente ricerca e materia prima: primavera vegetale, risotto bianco al nero di seppia, fracosta di manzo e tarassaco.

I bastioni che ci accolgono sono quello che resta del castello di La Morra, abbattuto nel XVI secolo. In parte sono stati ricostruiti nel XIX e XX secolo. Due rampe in pietra del fiume Tanaro, conducono alle due antiche porte di accesso, Borghetto (inferiore) Cittadella (superiore). E subito ci dirigiamo alla Cantina Comunale. Aperta nel 1973 nei locali settecenteschi del palazzo dei Marchesi di Barolo sulla piazzetta del Municipio, è punto di riferimento di circa 70 aziende di vitivinicole. Qui è possibile degustare e acquistare Barolo, Nebbiolo, Dolcetto e Barbera e farsi un'idea del loro percorso: in una saletta, infatti, un filmato racconta di sentieri e i vigneti disseminati per un'area di 14 chilometri.

Qualcosa di dolce con una punta d'amaro perché il pasticcere Giovanni Cogno se n'è andato recentemente. Restano le sue creature: i Lamorresi al Barolo, al rhum oppure alla grappa (Moscato o Barolo) e i biscotti al tartufo, meliga, nocciola e cioccolato. Costruito dai Falletti, feudatari di La Morra, alla metà del 1700, il palazzo Falletti-Cordero appartiene alla famiglia Cordero di Montezemolo dalla metà del Novecento, quando si estinse il casato Falletti. Nelle sue cantine venne vinificato il primo Barolo di La Morra. Storie più recenti ci portano a concludere in gloria il nostro viaggio goloso. Le due ultime tappe sono dai Bovio, una delle più vecchie famiglie di ristoratori del Piemonte. Dopo il Belvedere, ecco il loro nuovo ristorante, sempre con vista, sulle vigne e sui piatti: terrina di fegato grasso di anatra ai fichi, marmellata di cipolle rosse e zenzero; tajarin 40 tuorli; petto di anatra alle ciliegie griotte con cipolle di Tropea caramellate; brasato al Barolo.

Uscendo dal borgo, alla frazione Santa Maria, l'Osteria del Vignaiolo offre, nella bella stagione, un dehors rilassante, una bella carta dei vini e un menu goloso e vario: cestino di parmigiano con quaglie al rosmarino; gnocchi di patate con polpo e pomodori; tajarin al coltello con ragù di salsiccia; stracotto di vitello al Nebbiolo, lepre in salmì. Buona scorpacciata.

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