Green pass al bar e Ffp2 sui bus. Partenza "soft", pochi i controlli

Barbieri (Confcommercio): "Serve il tempo per abituarsi". Squeri (Epam): "Vedremo quando si tornerà al lavoro"

Green pass al bar e Ffp2 sui bus. Partenza "soft", pochi i controlli

Qualcuno direbbe che la domanda nasce spontanea: chi si è accorto veramente che da ieri - e sino alla fine dello stato d'emergenza - l'esibizione del Green pass «rafforzato» (vaccino o guarigione) è obbligatoria non solo per il servizio al tavolo, ma anche per la ristorazione al banco, insomma per il caffè al bar? In realtà pochi, pochissimi. I bar e i locali in genere sono sembrati piuttosto morbidi, almeno per il momento, nell'applicare questo decreto «d'attesa», ovvero meno duro rispetto a quanto si poteva pensare dopo la conferenza stampa di martedì di Mario Draghi.

«Noi abbiamo informato tutti, ma la pubblicazione del decreto legge sulla Gazzetta ufficiale tecnicamente c'è stata venerdì sera tra le 21.30 e le 22 e prevedeva l'entrata in vigore a partire dal giorno dopo, il 25 dicembre. Oggi (ieri per chi legge, ndr) c'è stato un atteggiamento un po' blando nei confronti di controlli e restrizioni da parte dei titolari di bar? Lasciamo il tempo alla gente d'informarsi! È comprensibile e anche accettabile a mio parere un po' di confusione visto il trambusto che festività e vacanze si portano dietro» sbotta Marco Barbieri, segretario generale Confcommercio. E aggiunge critico: «Cosa dire piuttosto della mascherina già da un po' obbligatoria anche all'aperto e la FFp2 sui mezzi pubblici? Vedo ancora troppa gente che non la indossa..».

Sul decreto legge entrato in vigore Barbieri concorda che non si tratta di provvedimenti rigidi, se si eccettua quello che riguarda le discoteche che definisce «inspiegabilmente pesantissimo».

In riferimento sempre al decreto legge Barbieri, numeri alla mano, è convinto che a creare più danni su un turismo già in difficoltà sia stata piuttosto la recente ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, ovvero l'obbligo del tampone da parte degli italiani che devono rientrare dalle capitali europee. «Io mi riferisco a Milano naturalmente, ma i nostri dati parlano molto chiaro: rispetto a un mondo del commercio che, seppur faticosamente, attualmente risulta in ripresa, il settore consumo legato alle vacanze e ai tour operator se raffrontato allo stesso periodo del 2019, è sotto al 50 per cento».

Molto concrete le considerazioni di Carlo Squeri, segretario di Epam (Associazione dei pubblici esercizi Confcommercio Milano). Che ammette: «I ristoranti chiedono il Green pass per prassi da un pezzo, per i bar invece è una novità perché fino a ora il certificato verde veniva controllato dallo stesso cameriere che serviva, solo chi, per l'appunto, si sedeva al tavolo. Non c'è dubbio che dal punto di vista procedurale si tratta di un notevole impegno in più: di solito chi beve il caffè al banco lo fa al volo e il controllo del Green pass rischa di avere tempi più lunghi della stessa consumazione: sono tantissimi i bar con spazi angusti, non solo privi di tavoli, ma anche di sedie e sgabelli? C'è inoltre anche una questione di costi del personale: di certo il titolare del bar non può spedire il barista a fare i controlli del certificato.

E adesso non è niente, Milano è semivuota per le vacanze. Ma si tratta di un provvedimento valido fino al termine dell'emergenza sanitaria. E la resa dei conti ci sarà a partire dal 10 gennaio, quando torneremo tutti al lavoro...».

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